Ultimi mesi del mio progetto sulla letteratura italiana, e io sono anche un po' orgogliosa di me. So già, che comunque, non mi fermerò qui. È solo l'inizio. Anche perché quest'anno ho dato poco spazio alle scrittrici, rispetto ai colleghi uomini, ma ho già recuperato diversi titoli che sicuramente mi terranno compagnia dal 2022.
Il mio caro mese l'ho dedicato a un'autrice che ho avuto modo di ascoltare e vedere dal vivo per ben due volte: Dacia Maraini. Il primo incontro è avvenuto quasi per caso: in una delle librerie della mia piccola città, per pura curiosità. E lì ho sentito subito la voglia di recuperare il più possibile di lei. Diciamo che ci sto lavorando, pian piano!
Quando mi approccio a romanzi definiti da molti “capolavori” c'è sempre curiosità ma anche il pericolo e di conseguenza il dispiacere di non riuscire anch'io ad appassionarmi totalmente alla storia. È successo più volte, e sebbene io sia dell'idea che anche i grandi classici possano non piacere, mi dispiace. Purtroppo anche per Giro di vite di Henry James è accaduto qualcosa di simile. Avevo grandi aspettative, e per molti versi mi è piaciuto, ma non è riuscito a conquistare in maniera totale e assoluta il mio cuore.
A mio avviso, infatti, è bene analizzare in maniera oggettiva un testo letto, ma è anche normale che a un certo punto subentrino le nostre emozioni, la componente soggettiva, pensieri e riflessioni che ci appartengono e che spesso possono essere distanti da quelli di altri.
Siamo ormai entrati nella settimana più “oscura” dell'anno e a me piace ancor di più far letture a tema. In verità, la letteratura gotica in particolar modo, ma anche negli ultimi tempi quella dell'orrore, mi hanno sempre affascinata molto. Cerco di leggerne ogni volta che mi è possibile. Ma tra ottobre e novembre credo ci sia ancor di più l'atmosfera giusta per questi generi.
Quando penso a letture più tetre, e da brividi, subito lo sguardo ricade in quella parte di libreria che accoglie quei piccoli scrigni realizzati con cura e attenzione dalla casa editrice ABEditore, una delle mie preferite. Ho ancora diversi volumi da leggere, ma oggi inizio a parlavi di quello che ho recuperato pochi giorni fa.
Dopo l'attentato alle Torri Gemelle dell'11 settembre 2001, avevo iniziato a leggere qualche libro sull'Afghanistan, soffermandomi soprattutto sui lavori di Hosseini - che vi consiglio con tutto il cuore di recuperare -. Poi con il tempo mi sono un po' fermata, ma questo desiderio è tornato con forza alla fine di questa estate, visti i recenti, terribili fatti, che stanno di nuovo sconvolgendo quella splendida terra. Nel vedere gli Occidentali andare via, lasciando di nuovo tutto nelle orribili mani dei Talebani, mi si è stretto il cuore. Ho provato e provo ancora rabbia e tristezza. Venti anni. Venti anni di nulla? A cosa è servita questa guerra? A cosa sono servite le tante morti? Perché fingere di aiutarli per poi gettarli di nuovo in un tale regime di terrore? Si poteva fare diversamente? Sono tante le domande che affollano la mia mente, ed è forte il senso di impotenza che provo. Sì, forse serve a poco e nulla, ma sicuramente voglio leggere. Perché i libri aiutano a conoscere realtà lontane, a capire.
Per tutto settembre e fino agli inizi di ottobre ho fatto un lungo viaggio in Cina, almeno sulla carta. Un'esperienza intensa, nelle vite di tre grandi donne, e nell'arco di quasi tutto il Novecento.
Cigni Selvatici, di Jung Chang non è solo la storia di una famiglia, ma il ritratto anche storico, politico, economico e sociale di una grande nazione: la Cina.
Ecco perché, sebbene lo stile sia semplice e scorrevole, si tratta di una lettura che richiede tempo. Un libro davvero denso di dettagli, di fatti storici, di ideologie politiche, di usanze e credi di una popolazione molto distante dalla nostra, di uno Stato rimasto a lungo molto chiuso rispetto al resto del mondo.