La fotografia è forse l'arte che più amo, non solo osservare, ma anche praticare. O perlomeno, un tempo era così. Ho trascorso diversi anni in compagnia della mia reflex, a catturare storie, momenti, sguardi, sorrisi, emozioni, arte e paesaggi. Ho ricevuto anche complimenti, seppur quasi sempre non mi sentissi convinta. Quanta frustrazione nel vedere quella foto con difetti, o così distante da come l'avevo immaginata! Poi, però, forse anche per la situazione che abbiamo vissuto negli ultimi due anni che ha scatenato una forte e spiacevole reazione in me - provo troppa noia e insofferenza nel solo uscire di casa -, ho avuto un blocco. La reflex riposa nella sua custodia dentro a un cassetto, nel silenzio. A volte provo come la sensazione di aver strappato via una parte di me. Ma non voglio forzarmi. Forse, un giorno, tornerà quella passione.
Mi piace associare al mio viaggio nelle opere di Shakespeare saggi che mi possano permettere di approfondire personaggi e temi. Negli ultimi mesi, in particolare, mi sono approcciata a due volumi che, seppur in maniera leggermente differente, parlano dell'Amore.
Amarsi con Shakespeare di Maurice Charney è un saggio di facile lettura, che appassiona e regala elementi nuovi, riflessioni importanti sulla natura dell'amore e l'aspetto sessuale, ma affronta anche i temi delle definizioni di genere e dei discorsi omoerotici. Charney ci guida così in un vero e proprio percorso nelle opere del Bardo inglese, che non può non colpire chi, come me, ama perdersi nella sua scrittura e nel suo genio.
Con Misura per Misura concludo i Drammi Dialettici e, così, le Dark Comedies e da questo mese mi concentrerò maggiormente nelle mie amate Tragedie.
Se con Troilo e Cressida Shakespeare è andato a indagare sul campo della Fedeltà (e del Tradimento), e in Tutto è bene quel che finisce bene su quello dell'Onore, in quest'opera tutto si concentra sull'ambito della Giustizia.
Leggete racconti? Vi piacciono?
Seppur romanzi e saggi siano i generi che preferisco, a volte mi piace dedicarmi anche ai racconti. Nelle raccolte, soprattutto, è facile trovare storie che ci appassionano e altre che non sembrano lasciare troppa traccia ed emozione, ci sta, no?
Eppure ogni tanto mi piace leggere narrazioni brevi, da scorrere in poche ore (o minuti) e cercare di comprendere se quell'autore o autrice sia veramente bravo a scrivere. Sì, perché almeno io sono dell'idea che se la tua penna è buona, puoi riuscire a suscitare una qualche emozione e riflessione anche in poche pagine.
Ci sono libri che letti con superficialità rischiano di essere visti come banali, alquanto noiosi. Perché i lettori tendono a preferire l'azione, le forti emozioni, i grandi cambiamenti e colpi di scena. Eppure, spesso, proprio quelle storie all'apparenza molto semplici, ordinarie, possono racchiudere i messaggi più potenti. Sono letture che continuano a parlare anche dopo giorni, che vorresti rileggere più volte, per delineare meglio quelle sfumature che forse, in un primo momento, non hai colto. Storie di vita in cui possiamo ritrovarci, per pensieri, situazioni, o anche azioni. E credo che Stoner di John Williams sia proprio una di queste.