Scrivere di Primo Levi per me non è mai facile. Ogni volta che leggo uno dei suoi lavori, mi sento molto piccola, ma allo stesso tempo affascinata dalla sua persona e soprattutto dai suoi pensieri.
L'ho scoperto tardi, ma ora capisco perché in tanti ne hanno sempre parlato così bene. Per ora mi sono approcciata solo a quei testi che fanno riferimento alla sua esperienza nel campo di concentramento di Monowitz-Auschwitz. Volumi che, a mio modesto avviso, vanno assolutamente recuperati. Ho letto molto sulla Shoah, approfondendo inizialmente romanzi, e poi soprattutto le voci di chi ha vissuto sulla propria pelle quel terribile odio, quella crudeltà assurda, per la sola colpa di essere considerati una razza inferiore. E ora posso assolutamente dire che se vogliamo davvero conoscere e comprendere quello che è stato, le testimonianze sono il modo più importante per farlo. No, non condanno i romanzi, perché ne ho letti di davvero validi, ma vi invito e anzi, mi rivolgo anche a me stessa, a valutare davvero i testi da affrontare con più cura. Se con Sami Modiano, le sorelline Bucci, Elie Wiesel, e anche Liliana Segre mi sono sentita molto coinvolta emotivamente, secondo me Primo Levi va letto anche e soprattutto per riflettere. Perché i suoi libri non sono un mero ricordo di quanto subito, ma anche un vero e proprio invito alla riflessione sull'uomo, sulle sue azioni, su quello che sono capaci di fare l'odio, l'indifferenza, la natura umana sottoposta a certe sfide, umiliazioni, ma anche leggi assurde. E secondo me è proprio questo il punto di forza che mi fa gridare a gran voce: LEGGETE PRIMO LEVI.
La prima volta che siamo andati al Salone del Libro, qualche anno fa, abbiamo avuto occasione anche di parlare direttamente con alcuni scrittori. Graziano Guiotto, l'autore del libro di cui voglio parlare oggi, ci ha permesso di conoscere il suo nobile tentativo: quello di farsi voce, e di tentare di far conoscere una storia di cui forse in pochi sanno veramente. Quella di un uomo il cui cognome è stato utile in tempi di guerra, ma poi troppo scomodo per ottenere il giusto riconoscimento per le sue azioni, e anche per avere una vita dignitosa. Albert Göring.
Sì, forse di fronte a questo cognome tutti quanti proverete un certo turbamento. Studiando la Storia, e in particolare il Nazifascimo e la Seconda Guerra Mondiale, risalta subito alla memoria il nome del vice di Hitler: Hermann Göring. Ma in quanti conoscono suo fratello? In quanti sanno effettivamente cosa ha fatto e come si è comportato? Per rispondere a queste domande, si potrebbero far ricerche, oppure, si può iniziare da questo volume “Il Göring antinazista” che racchiude al suo interno uno sguardo attento alle numerose fonti, ai dati che ancora ci restano, ma anche alle testimonianze di coloro che sono stati salvati dall'orrore Nazista proprio grazie a quest'uomo.
Quest'anno ho deciso di non seguire troppi progetti di lettura.
Ad eccezione del mio su Shakespeare, ho pensato di partecipare a un piccolo gioco che andava di moda a dicembre: farmi consigliare 12 titoli da chi mi segue! Nei miei programmi vorrei riuscire a recuperarne uno al mese, ma vedremo se riuscirò nel mio intento!
A gennaio ho iniziato con un classico della letteratura russa, che mi ha permesso di conoscere la penna di un altro grande autore: Michail Bulgakov. Mi è stato consigliato Cuore di Cane, forse meno conosciuto rispetto al più famoso Il Maestro e Margherita (che, comunque, voglio recuperare più avanti).
Lettura di Dicembre 2022 per il mio progetto #aTeatroconShakespeare
Sì, lo so, sono di nuovo un super ritardo.
Non è proprio un periodo così semplice e, a volte, non si ha semplicemente voglia di mettersi al pc a scrivere qualcosa. Tuttavia, cerco di recuperare un po' il tempo perso.
Oggi, in particolare, voglio scrivere dell'opera che ho letto a dicembre per il mio progetto sul teatro di William Shakespeare: Il Racconto d'inverno. Continua così la mia scoperta degli ultimi lavori del Bardo, dei Drammi Romanzeschi, quelle “antiche favole” che padre e figlia si raccontavano nella loro prigione, per indagare sul mistero delle cose. Ovviamente, come ho già avuto modo di menzionare nelle precedenti opere (vedi Pericle e Cimbelino ), il riferimento è al Re Lear, e alla sua amata figlia Cordelia.
In effetti, tutti questi ultimi drammi sono sempre accomunati da un padre e una figlia, e una moglie apparentemente morta. Non manca la tempesta che rappresenta il punto di rottura, il momento più tragico, l'allontanamento tra i due spesso per un errore, un comportamento malsano. Per arrivare poi alla riconciliazione finale.
Librigame sì o no?
A voi piacciono?
Oggi vi propongo un articolo un po' diverso, anche se sempre di libri si parla! A Natale degli amici ci hanno regalato due librigame a tema horror. Se devo essere sincera io non sono un'amante dei giochi da tavolo o di gruppo. Anche quei gamebook che si devono fare insieme mi frenano un po', ma in questo caso la curiosità si è accesa e ho voluto provarci. Tanto più che il mio regalo è un omaggio ai lavori di Edgar Allan Poe, un autore di cui ho letto poco, ma che difficilmente non resta impresso per i suoi racconti inquietanti.
Qualche giorno fa, mi sono seduta sul divano e armata di una penna e un blocknotes ho iniziato a sfogliare le prime pagine di Edgar Allan Poe The Horror Gamebook, venendo ben presto rapita dal gioco, tanto da non riuscire a smettere fino a che non sono arrivata alla mia possibile fine (sì, be', c'è da aggiungere che prima di concluderlo sono morta almeno cinque volte se non più. Anche subito. Ehm).
Non contenta ho poi preso quello del mio compagno, I randagi delle Terre Perdute, e ho voluto provare anche questo. Qui c'è un personaggio da costruire inizialmente, ma per fortuna nulla di complicato - quelli con mille skills mi irritano molto -. Anche in questo caso, infatti, basta una penna e un blocknotes dove segnare alcune informazioni e poi via, all'avventura, in un mondo inquietante dove i nazisti hanno vinto la Seconda Guerra Mondiale, e i morti (ri)tornano per sbranarti. Più volgare e violento, ma si fa.