The World of Tim Burton, che potete trovare fino al 7 Aprile 2024 al Museo del Cinema di Torino (proprio dentro la Mole), è una mostra immersiva, un viaggio variegato e unico nella mente del genio creativo. Ideata e co-curata da Jenny He in collaborazione con Tim Burton; è adattata da Domenico De Gaetano per il Museo Nazionale del Cinema.
Suddivisa in nove sezioni tematiche, presenta oltre 500 opere d'arte originali, alcune mai esposte prima, dagli esordi fino ai progetti più recenti: schizzi, dipinti, disegni, fotografie, filmati, concept art, storyboard, opere in movimento, maquette, pupazzi e installazioni scultoree a grandezza naturale. Un percorso che può portarci a scoprire un po' la vita di Tim Burton, le sue prime scintille creative, i suoi tanti lavori, e i suoi indimenticabili personaggi dei film più noti, ma con curiosità anche su opere mai effettivamente realizzate.
Che forza Judy!
È questa la prima cosa che ho esclamato quando ho voltato l'ultima pagina del romanzo. Non so perché io abbia aspettato così tanto tempo prima di leggerlo, ma sono sempre più convinta che i libri ti chiamino al momento giusto. Onestamente sono felice di aver atteso, in modo tale da aver potuto leggere subito dopo anche la versione teatrale. A mio parere per apprezzare in maniera completa l'opera più famosa di Jean Webster bisogna proprio seguire questa linea: leggete il romanzo e proseguite subito con la commedia in quattro atti, e poi, si può aggiungere il suo sequel Caro Nemico, che spero di recuperare presto.
Oggi, quindi, vi parlo di un personaggio che molti di noi avranno sicuramente conosciuto per l'anime giapponese: ha gambe lunghe lunghe, e di lui riusciamo a scorgere solo un'ombra... chi è? Papà Gambalunga!
Se il romanzo lo avevo acquistato anni fa, ci tengo a ringraziare Miriam Chiaromonte - traduttrice e curatrice delle opere di Jean Webster per Caravaggio Editore - per avermi donato la versione teatrale e anche un articolo/intervista sull'autrice e il suo attivismo in materia sociale, soprattutto riguardo alla triste condizione degli orfanotrofi americani all'inizio del Novecento. Un modo per conoscere ancora di più una donna davvero interessante, non solo per la sua penna, che, comunque mi ha totalmente conquistata!
Quando si pensa a Louisa May Alcott viene subito in mente il suo romanzo più famoso: “Piccole Donne”, un'atmosfera di famiglia e buoni sentimenti, di amore, anche perdita, di vuoti che si riempiono, di calore. Negli ultimi anni, però, ho deciso di avvicinarmi ad altre sfumature dell'autrice, quelle più gotiche e apparentemente oscure. Come nel caso de “Il fantasma dell'abate, la tentazione di Maurice Treherne”, ma non solo!
Grazie alla casa editrice Galaad, che ringrazio di cuore per la copia, ho potuto leggere un racconto lungo dove l'autrice tratta tematiche di genere e la violenza psicologica e fisica sulle donne. Temi ancora, purtroppo, fortemente attuali.
Un sussurro nel buio è un piccolo tesoro che mi ha del tutto convinta, tanto da inserirlo sicuramente tra le letture più belle dell'anno.
Erika Maderna ha scritto un interessante trittico di libri dedicato alle figure femminili e al loro sapere: sante, medichesse e streghe. Su quest'ultimo, in particolare, è caduto il mio sguardo, avvertendo una forte attrazione per il tema. Ridare voce alla donne dimenticate è sicuramente uno degli aspetti che più apprezzo quando mi avvicino a determinati saggi ma anche romanzi. In questo caso l'analisi si concentra soprattutto sulla conoscenza delle erbe, sul sapere medico, sulla confidenza istintiva della natura che soprattutto le donne avevano. Conoscere approfonditamente certe piante, che potevano guarire ma anche avvelenare o uccidere, è sicuramente uno degli aspetti che più ha fatto paura nel corso della storia, portando purtroppo molte donne al silenzio o, ancor peggio, a subire l'orrore della tortura o il rogo.
Grazie ad Aboca Edizioni - ringrazio di vero cuore Catia Giorni per avermi permesso di avere una copia - ho potuto leggere proprio il volume dedicato alla Medicina delle Streghe: Per virtù d'erbe e d'incanti, un saggio estremamente interessante, che consiglio vivamente a tutti coloro che hanno almeno un pizzico di curiosità sul tema. Questo testo mi ha colpito in maniera così positiva, che ora, ovviamente, è nata in me la voglia di recuperare gli altri su sante e medichesse!
Torniamo alle streghe, uno dei temi che amo di più.
Accanto ai romanzi, spesso nati dalla fantasia dell'autore o autrice di turno, trovo molto interessante affrontare anche i saggi. Perché va bene perdersi in pagine ispirate alla Storia, ma credo che sia fondamentale conoscere meglio i fatti storici. Se alcune storie le conoscevo già, quella che vi propongo oggi, è una mia mancanza e sono felice di aver colmato questa lacuna, proprio grazie all'autrice che mi ha fatto dono del suo libro. Grazie di cuore, Michela Alessandroni per questa opportunità!
Le streghe della foresta di Pendle è un breve saggio facilmente fruibile da ogni genere di lettore, che permette di conoscere e approfondire una delle pagine più terribili della storia inglese. Nella primavera - estate del 1612 in quell'angolo selvaggio del Lancashire furono processate, torturare e condannate a morte diverse donne, ma anche uomini, appartenenti, o in qualche modo collegate, a due famiglie rivali con a capo due donne anziane: Elizabeth Southerns (Demdike) e Anne Whittle (Chattox). Le due matriarche, probabilmente guaritrici del posto, si erano guadagnate nel corso degli anni la terribile reputazione di Streghe. E con l'avvento al trono di Re Giacomo I, furono il perfetto capro espiatorio per dei giudici che erano alla ricerca di vittime per ottenere il consenso del Re e quindi un tornaconto personale.