Amo molto il glicine o le piante rampicanti più in generale. I muri che ne sono adornati hanno un non so che di elegante, o magari possono evocare una sensazione di mistero o meraviglia. Anche se, a lungo andare, quelle piante così belle possono causare anche eventuali danni. A volte, poi, se usate nella letteratura possono nascondere inquietanti segreti, storie tragiche o, magari, essere come una sorta di metafora dei vincoli che ghermiscono le varie protagoniste di queste storie e, più in generale, numerose donne.
Come accade nei bellissimi racconti di Charlotte Perkins Gilman che ABEditore ha raccolto in un'edizione meravigliosa che, come sempre, incanta in ogni singolo aspetto: dalla copertina, alle grafiche interne, fino all'attenzione e alla cura dedicate alla prefazione e alle singole storie e poesie presenti a cura di Valentina Colafati. Solitamente, quando leggo le raccolte di racconti, finisce sempre che qualcuno possa non piacermi, ma in questo caso devo ammettere che ho trovato davvero un gioiellino letterario che vi consiglio assolutamente di recuperare sia se amate la letteratura gotica, sia se per voi sono importanti le tematiche femministe: Il glicine rampicante e altri racconti gotico-femministi.
Mi sono sempre sentita attratta dalle fiabe, quelle non edulcorate dalla Disney, perché sono convinta che abbiano sempre qualcosa da dire, non solo nell'epoca in cui sono state scritte, ma anche oggi. Sono poi affascinata dalle atmosfere oscure e quando si tratta di storie che possono rappresentare un mondo quasi realistico dove subentra un fatto inspiegabile e soprannaturale, ecco che quelle lasciano proprio il segno. Per questo quando ho scoperto una nuova casa editrice e, in particolare, la collana Oltre il Margine, ho desiderato fortemente recuperare il primo titolo proposto. Quello di una scrittrice che non conoscevo assolutamente: Lucy Clifford.
Si tratta di un'autrice vittoriana, amica di vari autori famosi, tra cui Henry James, che la definì “la più coraggiosa delle donne e la più bella delle amiche”. In particolare Storie Effimere - questo il nome della realtà editoriale di cui vi parlo oggi - ha proposto una raccolta di quattro brevi racconti, intitolata La nuova madre. E se vi dicessi che proprio dall'eponimo racconto, anche Neil Gaiman prese ispirazione per la sua Coraline? Vi ho convinto a continuare nella lettura?
Ricordo che da piccola osservavo un'anziana del mio paesino fare uno strano rituale con acqua e olio a mia nonna. Non ho nitidi tutti i dettagli, ma so che era per togliere l'invidia, il malocchio. Tradizioni che ormai si sono perse (e mi dispiace non aver appreso nulla a riguardo) o che, forse, continuano a essere ancora vivide in quelle piccole realtà di campagna dove la modernità e il progresso non hanno eroso del tutto certe credenze. Crescendo è sempre rimasta in me la passione per il folklore, per quelle antiche suggestioni, che forse facevano paura, ma permettevano di dare una risposta - forse - a certi eventi inspiegabili.
Quando ho visto Le malaveglie di Filippo Cerri pubblicato di recente da effequ (ringrazio di cuore Silvia per la copia cartacea!), ne sono subito rimasta attratta. Si tratta di una raccolta di storie folk-horror che si nascondono nei luoghi della Maremma, e che l'autore ha scelto di far riaffiorare a suo modo.
Ho un problema. Sento sempre quel bisogno di capire in profondità un testo, di trovare le chiavi di lettura, di andare oltre per sentirmi pienamente appagata. A volte, però, forse anche per qualche mio limite, non riesco a comprendere del tutto. E nasce in me quel conflitto interiore che mi porta a sentirmi un po' sbagliata.
Tuttavia ci sono letture in cui basterebbe solo lasciarsi andare alla narrazione, alla forza evocativa delle immagini, leggere le simbologie senza andare per forza a cercare il vero significato. E, così, riesci ad apprezzare un testo anche quando non riesci a farlo tuo del tutto.
Mi è successo con il primo libro di Safarà che ho preso al Salone del Libro, e che ho finalmente letto di recente.
Nel 1990 un libro fu soggetto a un'interrogazione parlamentare e condannato per istigazione a delinquere. Un libro pubblicato da Acme e che uscì in edicola nel novembre del 1989 come supplemento alla rivista Splatter. Nove racconti, inizialmente, buttati giù quasi come appunti per un possibile libro a fumetti, che poi vengono pubblicati in prosa. Ad essi, se ne aggiunge un altro nel 1997 nell'edizione di Castelvecchi, fino ad arrivare alla nuova uscita di D Editore.
Ma di cosa parlano questi racconti? Perché suscitarono un simile scandalo?
Continua a leggere, per scoprirlo!
Qualche anno fa ho visto un film meraviglioso: Le ali della libertà. Nel mio personale percorso alla scoperta dei libri di Stephen King, ho deciso così di recuperare il racconto dal quale questa pellicola è stata tratta: Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank, contenuto nella raccolta Stagioni diverse.
Quattro racconti per le quattro stagioni: L'eterna primavera della speranza, l'estate della corruzione, l'autunno dell'innocenza, e una storia d'inverno. Narrazioni diverse sia per personaggi sia per tematiche, anche se è curioso scorgere dei piccoli collegamenti tra luoghi e personaggi (anche con altri lavori dello scrittore americano). Se devo essere del tutto sincera, pensavo che avrei amato del tutto questa raccolta; in verità mi è piaciuta, ma non quanto altri libri che ho letto. Però è un testo che consiglio, soprattutto per quella perla del primo racconto, che è stato d'ispirazione a quel film splendido con il quale ho iniziato questo articolo.
Avevo amato molto la penna di Gaston Leroux nel suo più famoso romanzo Il Fantasma dell'Opera, ma anche i suoi Racconti Terrificanti mi hanno totalmente rapita e convinta. Un volume prezioso, pubblicato da ABEditore, bellissimo dentro ma anche fuori, che vi consiglio con tutto il cuore di recuperare. Di solito nelle raccolte di racconti può accadere che alcuni ti colpiscano e altri ti lascino piuttosto tiepida o delusa, ma in questo caso a me sono davvero piaciuti tutti. Forse qualcuno più degli altri, ma in generale ho apprezzato moltissimo queste storie.
Solitamente scelgo le mie letture anche in base alle stagioni. Quindi, la proposta di oggi sarà sicuramente insolita, ma perché no? Ho deciso di leggerlo questo mese, per proseguire il mio viaggio nella #dungeonofreaders una challenge letteraria creata da Ambra di Sonosololibri. La tappa che ho raggiunto (Città morta) prevedeva tra le varie opzioni la lettura di storie di fantasmi. E quale libro migliore se non uno dei preziosi volumi di ABEditore proprio dedicato a queste creature? Il titolo di cui cercherò di scrivere oggi è proprio Spettriana. Storie di fantasmi dell'antica Europa, una raccolta di racconti curata in maniera molto interessante e attenta da Fabio Camilletti.
Chi siamo davvero quando nessuno ci vede?
Quale faccia decidiamo di mostrare al mondo, quella autentica, o una fatta di apparenze per non dover svelare troppo la nostra vera essenza, la nostra anima?
Domande che affiorano, e alle quali Luca Murano ha cercato di dar voce attraverso una raccolta di racconti, dove protagonisti sono uomini e donne, profondamente umani, con i loro difetti e i loro pregi, con le aspirazioni che con lo scorrere del tempo si trasformano in velleità.
Ne “I vestiti che non metti più" Murano tratteggia attimi di quotidianità, spesso turbati da un evento naturale, o da un incontro, o dall'improvvisa comparsa di un gatto in un frigorifero o di uno stormo che si muove all'unisono al di fuori di un supermercato. Tanti piccoli spunti che fanno scattare qualcosa nei protagonisti: riflessioni profonde, gesti a volte eccessivi, o nuove consapevolezze.
Leggete racconti? Vi piacciono?
Seppur romanzi e saggi siano i generi che preferisco, a volte mi piace dedicarmi anche ai racconti. Nelle raccolte, soprattutto, è facile trovare storie che ci appassionano e altre che non sembrano lasciare troppa traccia ed emozione, ci sta, no?
Eppure ogni tanto mi piace leggere narrazioni brevi, da scorrere in poche ore (o minuti) e cercare di comprendere se quell'autore o autrice sia veramente bravo a scrivere. Sì, perché almeno io sono dell'idea che se la tua penna è buona, puoi riuscire a suscitare una qualche emozione e riflessione anche in poche pagine.