C'è stato un tempo in cui scrivevo storie, o almeno tentavo di farlo. Una di queste, la più lunga, aveva come protagoniste delle streghe in un paesino immaginario della Francia. Forse torno a ripetermi, e magari lo farò anche in futuro, ma quello della stregoneria è l'argomento che più mi sta a cuore; quello che torna sempre, in vari momenti della mia vita. Ora che il mio progetto su Shakespeare si sta avviando alla sua conclusione, sto infatti riprendendo quello sulle streghe e i processi dell'Inquisizione. Ci sono tanti libri che mi attendono e non vedo l'ora di sprofondare tra quelle pagine.
Uno degli ultimi letti è L'ultima strega, di Martina Tozzi.
Lei è l'autrice della bellissima biografia romanzata su Mary Shelley, Il nido segreto. Dopo aver tanto amato questo libro, ho voluto provare a dedicare parte del mio tempo a questa nuova storia. E posso confermarlo: la penna di Martina riesce sempre a farmi provare forti emozioni, a regalarmi storie che restano dentro. Sì, in questo caso siamo di fronte a un argomento che mi tocca profondamente, ma mi ha fatto appassionare totalmente alla tragica storia di Marie-Anne e della sua famiglia.
Proibito alla luna è il pozzo,nero è il riflesso dell'occhio laggiù.Nel fondo è raccolto un pianto,e chi si specchia non ne uscirà... Ho sempre amato le storie di streghe, non nell'accezione fantastica del termine, ma in relazione proprio al periodo storico in cui, molte donne - e non solo - venivano accusate di essere amanti del diavolo per i motivi più assurdi: per la loro bellezza che offuscava la ragione di uomini che dovevano volgere i loro pensieri solo a Dio, o per essere libere, non sottomesse, per la loro conoscenza di erbe e intrugli, o semplicemente perché relegat