Questo libro mi è stato proposto da Francesca, fondatrice di Hacca Edizioni, una casa editrice marchigiana che apprezzo molto. Mi era stato detto di prepararmi alle lacrime. Forse quelle non sono arrivate, ma sicuramente mi ha lasciato dentro una sensazione non proprio piacevole: ma del resto il tema affrontato non è di quelli così leggeri. Siamo alla fine degli anni Settanta, tra il Cile e l'Argentina, due realtà scosse entrambe - anche se in forme leggermente differenti - dalla medesima feroce dittatura. Generali che prendono il potere e impongono regole ferree. Se ti opponi, rischi la tortura, o... semplicemente di scomparire nel nulla. Ma quella affrontata tra queste pagine non è solo il racconto dei desaparecidos, o di un violento torneo di calcio e scommesse, è soprattutto la storia di un bambino e poi ragazzo, che si ritrova a vivere le forme dell'abbandono, della mancanza, dell'amore e del ritorno. Queste, infatti, sono le quattro strutture del romanzo. Oggi cerco di riflettere un po' su Alluminio, libro d'esordio di Luigi Cojazzi, di cui non avevo mai sentito parlare prima e che, invece, merita davvero di essere conosciuto molto di più.