Nel mio percorso di conoscenza della Storia e della Memoria della Shoah (e non solo), quest'anno ho deciso di spingermi un po' oltre, andando a recuperare qualche testo riservato ai più piccoli, ma che può sicuramente colpire anche gli adulti. Durante le mie ricerche mi sono imbattuta, in particolare, in tre titoli che mi hanno molto colpita in primo luogo per le bellissime illustrazioni. Ma anche le storie, poi, si sono rivelate commoventi e adatte, a mio modesto avviso, a narrare una delle più tragiche pagine di Storia anche ai bambini.
Sono convinta che iniziare a far conoscere certi temi sin dall'infanzia sia molto importante: i bambini con la loro sensibilità possono ascoltare, far sedimentare certe storie dentro di sé, porre domande e formarsi. Sì, i primi piccoli passi per crescere con empatia e conoscenza, rispetto e ricordo. Almeno questo è il mio parere.
Oggi è la festa del gatto e quale momento migliore per parlare di un libro che ha come protagonisti anche queste splendide creature?
Di Kawamura Genki avevo molto amato il romanzo “Non dimenticare i fiori”, una storia che ho definito profonda come il mare ma delicata come i petali di un fiore, ma da molto tempo puntavo anche a questo lavoro. Ne avevo sentito parlar molto bene, e ne sono sempre stata attratta, non solo per il mio immenso amore per i felini, ma anche incuriosita da quel titolo che, in verità, può mettere i brividi. Io non potrei mai immaginare un mondo senza gatti, lo ammetto. Per me queste creature sono bellezza, conforto, amore. Sono cresciuta sempre in una casa che vedeva la presenza di almeno un gatto, e ora che purtroppo non posso tenerne - almeno per il momento - mi mancano immensamente, sento sempre un vuoto.
Devo dire che in “Se i gatti scomparissero dal mondo” ho trovato degli elementi affini con il successivo romanzo, soprattutto circa il rapporto d'amore ma anche di conflitto con i propri genitori, ma allo stesso tempo mi sono ritrovata a sorridere e a riflettere su temi anche molto attuali.
Non molto tempo fa ho visto un bellissimo film in tv, con protagonista una straordinaria Whoopi Goldberg, attrice che amo moltissimo. Ho sempre voluto recuperare anche l'omonimo libro da cui era stato tratto, e ne ho approfittando partecipando, così, al bellissimo progetto di Federica (fede_in_books_land) e Laura (lisoladicalipso) su Instagram: #IlRazzismonellaLetteratura.
Oggi, quindi, cercherò di parlarvi de Il Colore Viola, di Alice Walker, (ri)pubblicato in Italia da Edizioni SUR.
Il mio viaggio nel teatro di William Shakespeare prosegue e sono felice ogni volta che vedo qualcuno unirsi alla lettura delle sue opere. No, non sarò mai un'esperta della sua scrittura, ma mi piace leggerlo e approfondire tutto con dei testi di chi lo conosce più di me e lo ha studiato in maniera più accurata. Io resto solo una spettatrice che vuole scoprire i suoi lavori, andando oltre la mera superficie.
A gennaio ho letto l'ultima delle cosiddette Commedie Romantiche: La dodicesima notte (o quel che volete), e mi è piaciuta molto, seppur mi abbia ricordato diverse altre opere. Eppure, è proprio questo che adoro: nel momento in cui decidi di leggere tutto quel che ha scritto un Autore, ti accorgi, pian piano di quei dettagli in comune, di quei personaggi che forse si ripetono con sfumature simili, di quei temi che vengono toccati in più di un'occasione. Ed è molto interessante!
Lo ammetto.
Mai avrei pensato di leggere un lavoro di Milo Manara.
Non che non mi piaccia il suo disegno, anzi, adoro il suo stile, ma allo stesso tempo non sono amante del genere erotico. Ma quando ho scoperto, per puro caso, questi due volumi su Caravaggio, uno degli artisti che più amo (insieme ad Artemisia), non ho saputo resistere. Li ho presi in biblioteca e sono rimasta incantata. Sì, va bene, la nudità e l'erotismo soprattutto nelle figure femminili ci sono sempre, ma io li ho trovati abbastanza in linea con la storia narrata. Più avanti vi spiegherò perché.
Nel dicembre del 2020, osservando le offerte ebook di Amazon, mi sono soffermata subito su questo titolo: se parla di Artemisia Gentileschi, chi sono io per non acquistarlo? E così ho fatto. Come sovente accade, però, il libro è rimasto lì fino a pochi giorni fa. Seguendo un progetto su Instagram ho deciso di recuperarlo, leggendo di arte, di pittura, ma soprattutto tornando ancora una volta su una pittora che amo particolarmente.
Giorgio Montanari nel suo volume “Le stanze segrete del cuore” cerca di trasmettere la vita e l'amore per l'arte di Artemisia, con tutte le gioie e i dolori, le difficoltà e i successi, ma andando a scavare anche oltre, nel suo animo, di figlia, moglie, madre e donna.
Avevo già letto due libri su di lei, e altri ancora ne leggerò. Posso già dire di aver trovato questa lettura molto piacevole.
Ogni anno scelgo delle letture a tema Memoria/Shoah a seconda del mio personale bisogno di conoscenza. Se nel 2021 ho deciso finalmente di leggere Primo Levi e di ascoltare la voce di Sami Modiano, finalmente ora ho deciso di prendere in mano alcuni volumi di e su Liliana Segre. Della Senatrice ho avuto modo di ascoltare testimonianze e pensieri e mi ha subito affascinato molto come persona. Per leggere la sua storia ho seguito un percorso ben preciso: tre libri, per diverse età. Uno per bambini, scritto e disegnato da bambini per narrare la storia di quella che era solo una bambina vittima del Nazifascismo. Uno per ragazzi dove è Liliana stessa, insieme alla giornalista e scrittrice Daniela Palumbo a narrare tutta la sua vita: dalla sua infanzia al momento in cui ha deciso, finalmente, di parlare della sua tragica esperienza per dar voce alla Memoria di ciò che è stato. E, infine, un saggio a cura di Giuseppe Civati, dove, accanto alla storia di Liliana, ci sono anche pensieri e riflessioni sul presente e sulla sua attività come Senatrice.
Quest'anno sono colta da una duplice sensazione: da un lato provo una grande stanchezza e difficoltà nel scrivere e condividere letture a tema “Memoria” a causa di tutto ciò che sto leggendo sui giornali o i social, dall'altro sento un impulso ancora più forte nel farlo, una voglia irrefrenabile di recuperare quanto più possibile per conoscere, tentare di comprendere, riempire i vuoti, saziare la curiosità, essere più consapevole e... diffondere tutto a chi avrà voglia di leggermi.
Nell'agosto del 2018 sono arrivata a Torino con la voglia di esplorare quanto più possibile la città che di lì a pochi mesi mi avrebbe accolto, in cui sarei andata a vivere. Girovagavo felice, con la mia reflex tra le mani, in un centro quasi deserto. Il caldo non mi pesava troppo. Avevo voglia di scoprire, di scattare foto, mi sentivo felice (sembrano passati secoli...). Nel mio vagabondare però, a un certo punto il mio sguardo è caduto su delle strane pietre in alcune vie e strade, davanti a determinati edifici. Pietre quadrate, d'ottone, con delle scritte. Ho arrestato il passo, mi sono (in)chinata e ho letto. C'erano delle date, un nome ben visibile, più in grande rispetto al resto, e poi luoghi terribili. Auschwitz, per esempio. Spesso anche la scritta "Assassinato". Ed è così che ho conosciuto le Pietre d'Inciampo.
Ci avviciniamo alla Giornata della Memoria e il mio intento, come sempre, è quello di leggere e condividere alcune letture sul tema. In verità, il mio interesse per la memoria, e tutto ciò che ruota intorno a questa tragica pagina della Storia, è sempre stato vivo e acceso. Da sempre, da quando sono piccola. Non è una moda quindi, né la solita frasetta di circostanza da dire in questo momento, quel «per non dimenticare» o «mai più» scritto e gridato un solo giorno e poi ciao, ci rivediamo al prossimo anno. Nel mio piccolo, ho sempre cercato di affrontare queste letture. Sì, è vero, tendo a farle soprattutto in questo periodo dell'anno, ma in verità come dicevo è un tema che mi sta a cuore. Perché voglio davvero conoscere, riempire i vuoti, ascoltare o leggere testimonianze, per non restare cieca o indifferente di fronte a una realtà che purtroppo si ripresenta in forme piuttosto simili.