Leggere uno dei volumi di Teresa Radice e Stefano Turconi, per me, è sempre un po' come tornare a casa, in uno spazio dove sentirmi al sicuro, certa che, una volta girata l'ultima pagina, sarò arricchita di nuove emozioni, parole, messaggi importanti e incantevole bellezza. Dopo aver tanto amato Il porto proibito, forse il mio preferito dei loro lavori, sono andata alla scoperta delle storie delle varie ragazze del Pillar. Tess l'avevo già incontrata in precedenza, ma tra le pagine del terzo volume la ritroviamo in viaggio insieme al suo amato Capitano Yasser Allali. La penna di Radice e le tavole di Turconi ci trasportano in due ambientazioni suggestive: da un lato tra la luce, i colori e i profumi di Algeri, dall'altro lato tra lo sfarzo dei palazzi nobiliari di Napoli e Caserta.
Si torna sempre dove si è stati bene.
Una frase scontata, forse, ma perfetta in questo caso.
Dopo aver letto e tanto amato “Il Porto Proibito”, ho deciso di tornare a Plymouth per approfondire la vita di alcuni personaggi, incontrarne altri che avevo solo salutato ed è stato bellissimo ritrovare, e conoscerne di nuovi. Eppure, anche chi non c'è più continua a manifestare la sua presenza nei ricordi di coloro che li hanno tanto amati, in una canzone suonata con un violino, o tra i versi di alcune poesie.
È passato del tempo dalla mia lettura dei due volumi de “Le ragazze del Pillar”, ma voglio lo stesso spendere qualche parola. E direi, finalmente!