Qualche anno fa sono andata a vedere un evento culturale e filosofico nel meraviglioso teatro della mia città natale: si parlava di due grandi registi, Ingmar Bergman e Federico Fellini. In verità ero lì in veste di “aspirante giornalista” per poter elaborare poi un articolo per il corso di giornalismo che stavo seguendo. Ed è così che ho scoperto, tra le altre opere, Il Settimo Sigillo. Ho sempre voluto leggere anche il libro - sceneggiatura, e finalmente sono riuscita a farlo! Dopo, naturalmente, ho ri-visto il film, apprezzandolo forse ancor di più (se volete potete trovarlo tranquillamente su youtube).
È un'opera che apre a riflessioni sulla morte e sull'esistenza di Dio. Che cosa c'è dopo la fine di questa esistenza terrena? Se un Dio esiste perché permette alla peste di portare una scia di sangue e dolore sulla Terra? Quali sono i motivi di quel fanatismo religioso che porta a fustigarsi o bruciare sul rogo ragazzine accusate ingiustamente di stregoneria? E cosa è veramente importante in questa vita? Be', questo genere di lavori a me colpiscono molto. Far pensare è quello che chiedo a ogni opera culturale, che sia un libro, un film, un racconto teatrale o musicale.
L'estate è una stagione strana.
Da un lato viene associata alla spensieratezza, al divertimento, al relax, alle giornate lunghe e alle notti piene di stelle e di lucciole. I mesi dei gelati, dei bagni al mare o delle fughe in montagna. Allo stesso tempo però, soprattutto negli ultimi anni, il caldo si fa sentire, troppo. L'afa, la calura, l'umidità quasi non ti fanno respirare. Ti ritrovi a sudare anche da ferma. E in poco tempo ti ritrovi a sperare che arrivi presto l'autunno e temperature più miti.
Comunque, un po' per caso un po' per volere, ho deciso di buttarmi su una lettura apparentemente semplice ambientata proprio durante questa stagione, e il cui termine è presente anche nel titolo: “Il libro dell'Estate” di Tove Jansson.
Letto per la tappa di Gennaio del #GDLGrandTour di Libri per vivere e In Limine su Instagram. Prima fermata: Lapponia!
All'inizio dell'anno mi ero imposta di seguire poche sfide di lettura, avendone create io stessa due. Ma come sempre, il mio progetto è fallito miseramente quando ho visto la mole di progetti davvero interessanti che sono nati su Instagram. No, non potrò seguirli tutti e neanche tutte le tappe, ma qualcuna quando possibile sì.
Soprattutto se ci sono titoli che avevo già inserito nell'infinita lista di libri-che-devo-assolutamente-leggere-prima-di-morire.
Che io abbia una forte attrazione per le edizioni Iperborea non è una novità, anche se purtroppo ancora ne ho lette e ne ho poche, ma questo titolo di cui oggi vi voglio parlare mi aveva chiamata a sé da troppo tempo. Non ho mai letto nulla di Arto Paasilinna, quindi per me è stato il primo approccio alla sua scrittura, e alla fine ho trascorso qualche ora piacevole, in viaggio per la Finlandia dal sud al nord - fino alla regione della Lapponia - in compagnia di una animaletto speciale e adorabile: una lepre.
Una delle prime letture che ho recuperato è stata “La leggenda della rosa di natale” di Selma Lagerlöf, un breve volumetto di Iperborea che racchiude vari racconti densi delle atmosfere e della magia della Svezia. Non si tratta di storie totalmente natalizie, eppure tra le righe si possono leggere messaggi importanti, fiabe che hanno una determinata morale, personaggi sapientemente descritti con i loro vizi e le loro virtù, con i loro sbagli e le loro redenzioni. Sono storie anche molto “spirituali”, che mischiano un po' la religione al paganesimo, al folclore.
Sedetevi davanti al camino - se lo avete -, preparate una bella cioccolata calda, e iniziate a leggere pian piano questi racconti, perdetevi tra i paesaggi innevati, nella natura che dona insegnamenti, nella magia delle antiche fiabe.
Sono stata chiamata a gran voce da questa storia. Non lo so perché, ma a volte succede. Senti che quel libro può essere adatto a te. Ti sussurra all'orecchio di lasciarti andare, di rispondere al suo richiamo, e non ho resistito. Ho avuto la possibilità di collaborare di nuovo con una delle mie case editrici preferite, l'Iperborea, e così mi sono tuffata ben presto tra le pagine di questo romanzo. Ho risposto a quella voce, e ho amato questo libro.Facciamo una premessa: questo è il mio primo approccio all'autore. Ne avevo sentito parlare molto bene da altri lettori, e gli altri titol
Il tema di oggi è: 3 case editrici indipendenti che apprezzo molto e consiglio!Premettendo che me ne piacciono molte e che in casa abbiamo un po' di tutto, tra le più “piccole” ne amo tre in particolare, per formato, idee, cura, grafica e contenuti! © una valigia ricca di sogni @abeditore ~ scoperta per caso, me ne sono innamorata. Libri di piccolo formato, Imbustastorie, guide letterarie, raccolte di racconti poco noti, tanta cura in ogni minimo dettaglio. Fiabe, ambientazioni cupe, piccoli brividi, tante curiosità. È una delle case editrici di cui vor
Il tempo è come sempre volato e ormai manca veramente poco a un nuovo Natale. Da domani fino al 28 Dicembre il mio blog va in pausa. Si torna a casa a trovare la famiglia e sicuramente non voglio perdere nemmeno un minuto. Voglio passare del tempo con i miei cari, voglio rivedere e restare ammaliata come sempre dai paesaggi che amo e nei quali sono cresciuta, voglio godermi le mie gattine. E quindi, mi fermo per un po'. Anche se mi potete trovare sul mio Instagram. Lì cercherò di dedicare qualche minuto, con qualche foto a tema, o chissà. Tutto il mondo dei BookBlogger sta fornendo
E il gigante disse: «Lontano lontano, in mezzo a un lago, c'è un'isola, e sull'isola c'è una chiesa, e nella chiesa c'è un pozzo, nel pozzo nuota un'anatra, dentro l'anatra c'è un uovo, e dentro l'uovo c'è il mio cuore». Ho una particolare curiosità per le fiabe, così come per le leggende, i miti, i misteri. Credo che spesso possano aiutare a comprendere società diverse, luoghi differenti e lontani dal nostro, o magari a trovarne delle affinità con le nostre credenze, la nostra storia. Sono anche attratta dai paesi nordici, che per ora sono solo lande lontane a cui
Io l'amavo, non ho mai smesso di amarla. Se il suicidio era la trappola con cui voleva catturarmi per fagocitarmi, inglobarmi in sé, e fare di noi un solo corpo, ci è riuscita. Uno sposo ostaggio della morte, legato in eterno alla sua sposa in un matrimonio postumo, inseparabile come voleva che io fossi per lei. Il suo nome è il mio nome. La sua morte è la mia morte. Sylvia Plath e Ted Hughes. Due nomi importanti. Una coppia di scrittori/poeti di cui si è molto parlato e di cui si continua a narrare. Se penso a loro, mi sovviene alla mente una frase di Shakespeare: “Le
13.05.2019 Terzo e ultimo giorno. Dopo due giorni di pausa, trascorsi con la famiglia del mio ragazzo per il compleanno delle due nipotine, sono tornata al Salone. In questo ultimo giorno avvertivo sin da subito la malinconia. Quella che provi quando ti accorgi che una cosa bella sta per concludersi. Ho partecipato ad alcuni eventi, che in realtà non mi hanno entusiasmata - sempre perché mi ero fatta certe aspettative e in certi casi non ho ascoltato nulla di nuovo - ma è stato interessante scoprire che hanno riproposto un libro a fumetti su Leopardi. Sarebbe interessante, so