Questo libro mi è stato proposto da Francesca, fondatrice di Hacca Edizioni, una casa editrice marchigiana che apprezzo molto. Mi era stato detto di prepararmi alle lacrime. Forse quelle non sono arrivate, ma sicuramente mi ha lasciato dentro una sensazione non proprio piacevole: ma del resto il tema affrontato non è di quelli così leggeri. Siamo alla fine degli anni Settanta, tra il Cile e l'Argentina, due realtà scosse entrambe - anche se in forme leggermente differenti - dalla medesima feroce dittatura. Generali che prendono il potere e impongono regole ferree. Se ti opponi, rischi la tortura, o... semplicemente di scomparire nel nulla. Ma quella affrontata tra queste pagine non è solo il racconto dei desaparecidos, o di un violento torneo di calcio e scommesse, è soprattutto la storia di un bambino e poi ragazzo, che si ritrova a vivere le forme dell'abbandono, della mancanza, dell'amore e del ritorno. Queste, infatti, sono le quattro strutture del romanzo. Oggi cerco di riflettere un po' su Alluminio, libro d'esordio di Luigi Cojazzi, di cui non avevo mai sentito parlare prima e che, invece, merita davvero di essere conosciuto molto di più.
Non sono stata una bambina che ha iniziato a leggere presto, a divorare libri con passione. Sì, ci sono stati intorno a me da piccina soprattutto fiabe, ma anche racconti che la nostra maestra ci faceva conoscere a scuola. Ricordo, in particolare, quei pomeriggi in cui leggevamo insieme una storia di bambini mutati in animali e il tentativo di scrivere un nostro possibile seguito. Ah, la prima scintilla di scrittura che poi si è riaccesa in età adulta! Ma, sfortunatamente non posso narrare di storie in cui i libri mi hanno legato alla mia famiglia. In casa, leggeva solo mia sorella maggiore, è stata lei a iniziare a riempire la libreria, e poi sono arrivata io. Sono stati rari i momenti in cui vedevo un libro sui comodini dei miei genitori, ma quando accadeva o quando tuttora accade provavo e provo ancora un dolce sentimento nel cuore. Quando sento altri raccontare dell'amore per la lettura che è stato loro trasmesso da nonni e nonne o dai propri genitori, provo una leggera punta d'invidia. Avrei voluto anche io sentirmi legata a loro da un rapporto simile. Essere maggiormente compresa quando questo meraviglioso virus si è espanso dentro di me portandomi a divenire una “lettrice forte”, anziché invitata a leggere di meno - per non rovinarmi gli occhi - o a spegnere la luce perché è tardi e si deve dormire. Sia chiaro, nonostante gli alti e i bassi, e soprattutto ora che sono distante, voglio un gran bene alla mia famiglia, ma sì, non posso negare che avrei tanto voluto un legame simile. Ho provato a riversare questa passione, nel mio piccolo, verso la mia nipotina - che ha la fortuna di avere due grandi lettori come genitori -. E se un giorno dovessi avere figli miei - anche se lo ritengo molto improbabile - mi piacerebbe molto trasmettere la bellezza della lettura e della condivisione con loro.
Tutta questa premessa per cosa? Perché vorrei consigliarvi un libro che mi ha regalato delle bellissime ore. Una storia personale, familiare, ma anche un bellissimo omaggio alla lettura, a quei piccoli amici apparentemente silenziosi ma che, in realtà, sanno parlare moltissimo se sai ascoltarli.
Oggi provo a scrivere le mie riflessioni su Non avere paura dei libri, di Christian Mascheroni, pubblicato da Hacca Edizioni.
Oggi vogliamo proporvi una realtà editoriale marchigiana (e qui, permettete da parte di chi scrive un po' di entusiasmo e amore per la propria regione!) che abbiamo scoperto di recente. In verità solo nell'edizione di ottobre del Salone del Libro di Torino abbiamo portato a casa due titoli, uno dei quali ho letto subito e profondamente amato, perché mi ha riportato nella mia amata Terra e tra le sue leggende (Nome non ha di Loredana Lipperini) e un altro (Non avere paura dei libri, di Christian Mascheroni) che cercherò di recuperare al più presto!
Hacca è una casa editrice fondata e diretta da Francesca Chiappa, che ci ha dedicato il suo tempo.
Ci sono libri che senti particolarmente tuoi, anche se non li hai scritti tu. Parlano di te, di quella che è Casa, un posto da cui potrai allontanarti ma in cui avrai sempre la possibilità di tornare. Nome non ha, è uno di questi. Ed io l'ho amato profondamente.
Ho visto questo libro al Salone del Libro. In un primo momento mi aveva attratto per la copertina, ma non mi sono soffermata oltre. Poi, con calma, ho letto la trama e ho subito detto: deve essere mio. E mio lo è diventato.
Hacca edizioni è una realtà editoriale Marchigiana e già questo vi fa capire qualcosa.
Ma se poi, Loredana Lipperini si sofferma sulla Sibilla e sulle leggende dei territori in cui sono nata e cresciuta, arriva dritta al mio cuore. In più, è un libro illustrato: e le meraviglie della copertina, le troverete anche all'interno, opere di Elisa Seitzinger, tra gli illustratori più influenti d'Italia.