La fotografia è forse l'arte che più amo, non solo osservare, ma anche praticare. O perlomeno, un tempo era così. Ho trascorso diversi anni in compagnia della mia reflex, a catturare storie, momenti, sguardi, sorrisi, emozioni, arte e paesaggi. Ho ricevuto anche complimenti, seppur quasi sempre non mi sentissi convinta. Quanta frustrazione nel vedere quella foto con difetti, o così distante da come l'avevo immaginata! Poi, però, forse anche per la situazione che abbiamo vissuto negli ultimi due anni che ha scatenato una forte e spiacevole reazione in me - provo troppa noia e insofferenza nel solo uscire di casa -, ho avuto un blocco. La reflex riposa nella sua custodia dentro a un cassetto, nel silenzio. A volte provo come la sensazione di aver strappato via una parte di me. Ma non voglio forzarmi. Forse, un giorno, tornerà quella passione.
Ci sono libri che ti catturano sin dalla trama o anche dalla copertina. E forse, in qualche arcano modo, sai che sono le letture giuste per te, quelle che sapranno rispondere a tutto ciò che cerchi quando leggi. Uno di questi è sicuramente “Le stanze buie” di Francesca Diotallevi.
Del libro ne ho già parlato in una recensione scritta per Let's Book, ma per alcuni testi ci tengo a condividere qualche riflessione anche nel mio blog. Perché meritano, e anche perché in fondo è questo lo scopo del mio piccolo angolo virtuale: diffondere la bellezza, collezionare ricordi, farli scoprire anche a chi decide di leggermi.
E allora, se vi va, seguitemi e andiamo insieme nelle Langhe.