Ci sono molti aspetti della cultura giapponese che mi affascinano: uno tra tutti è sicuramente il giardino zen. Non ho conoscenze a riguardo, quindi ne parlo da profana, ma ogni volta che osservo anche solo una foto o una riproduzione di questi giardini giapponesi, ne resto incantata. Il libro di cui vi parlo oggi, pur essendo ambientato in Malesia, profuma tantissimo di Giappone. È una lettura che mi ha tenuto compagnia alla fine del mese di novembre, e mi ha regalato tanta bellezza ma anche orrore. Sì, perché, purtroppo ogni popolo ha le sue luci e le sue ombre, e i giapponesi non sono da meno. C'è la poesia, ma anche l'orrore. La guerra e il terrorismo, ma anche la bellezza dei giardini, o di altre pratiche particolari che possono acquietare un po' l'anima.
Letto per la #Readingthedarkchallenge di sonosololibri e louchobi (instagram): Gennaio: un horror|weird|gotico internazionale
Ho tanto amato Dracula di Bram Stoker, ed è per questo che quando ho scoperto questo libro ne sono rimasta subito attratta, curiosa e allo stesso tempo desiderosa di trovare una storia simile, con le medesime atmosfere gotiche, tetre e ammalianti che avevo tanto apprezzato nella sua opera più conosciuta.
Ma, una cosa devo impararla: non farmi alte aspettative su quel che leggo, non aspettarmi sempre chissà cosa altrimenti potrei rimanerne delusa.
È successo con La dama del sudario? Sì e no.
Mi spiego meglio. C'è una prima parte - soprattutto quando appare questa dama - che mi è piaciuta moltissimo. La descrizione del castello, l'arrivo della dama, il mistero che aleggia intorno alla sua figura mi hanno rapita. Ma poi, quando si scopre tutto, c'è - almeno per me - un bel crollo. O meglio, non è più il romanzo gotico che mi aspettavo.
Otto ampie finestre gotiche perforavano ogni muro della galleria nord. La luna piena illuminava dal lato orientale con il suo gran chiarore argentato delineando ampie strisce di luce sul pavimento. Non c'erano fuochi accesi ora ma ombre scure in ogni angolo che la luna non riuscisse a illuminare. Quando Octavia gridò, tutti si voltarono a guardare e videro distintamente una figura alta e oscura muoversi senza far rumore attraverso la seconda striscia di luce in fondo alla sala. Se penso a Louisa May Alcott il riferimento va subito al suo capolavoro più amato: Piccole Donne. Ve