Oggi torno a consigliarvi un libro pubblicato di recente da Prehistorica Editore, una di quelle realtà editoriali che abbiamo scoperto al Salone del Libro, qualche anno fa, e da cui amiamo sempre passare. Gianmaria e Giulia ci hanno omaggiato del nuovo titolo di Pierre Jourde: Il viaggio del divano letto.
Per me è stato il primo approccio allo scrittore francese e devo dire che mi ha decisamente sorpresa in modo positivo! Forse immaginavo qualcosa di molto diverso, ma mi ha subito coinvolta, fatto ridere in più di un'occasione con la sua ironia bizzarra e anche pungente, ma c'è anche una sorta di malinconia di fondo.
Avete mai letto la storia di un'amicizia tra una ragazzina di undici anni e un'anziana di ottantotto? Se no, ho il libro giusto per voi!
Quando Valentina di 21lettere mi ha proposto questa lettura, ero già convinta che potesse essere di sicuro in linea con i miei gusti. Accanto ai volumi più tosti per temi, amo anche leggere storie apparentemente leggere, ma che in realtà, possono racchiudere messaggi molto importanti.
Albero. Tavolo. Libro, di Lois Lowry è uno di questi libri.
In verità, amo molto anche le storie che hanno come protagonisti bambini e/o anziani. Quindi sì, direi che questo libriccino mi ha molto colpita e anche un po' commossa. (Sì, di nuovo).
Ti sei mai chiesto cosa succederà quando il nostro tempo in questo mondo finirà? Che fine faranno i ricordi? Svanirà davvero ogni parte di noi? E se ci fosse un modo per cristallizzare quei momenti?
Stelle meccaniche di Alessia Principe è un libro di fantascienza con alcuni elementi distopici che mi aveva già colpita al Salone del Libro, insieme ad altri titoli. Mi è stata data la possibilità di leggerlo in collaborazione con Moscabianca edizioni, una casa editrice che secondo me ha molte chicche particolari, tutte da scoprire. Per conoscerla meglio, vi rimando alla nostra intervista. Ma ora, concentriamoci su questo testo complesso, ma sicuramente interessante! A me è piaciuto molto, ma richiede la giusta attenzione, non essendo una lettura leggera. Ma quanta bellezza e umanità si possono trovare nel caos di questo mondo distrutto!
Al Salone del Libro di Torino c'è uno stand che più degli altri riesce sempre a emozionarmi moltissimo: Il Bosco degli Scrittori, di Aboca Edizioni. Parlando con Daniele Pasquini, ufficio stampa di questa interessantissima casa editrice, è emerso che è ispirato al nome di una collana di romanzi che sono collegati da un tema comune: l'uso di una pianta, o di un albero, attraverso il quale raccontare il mondo. Mi è stata data la possibilità di leggere proprio una delle nuove pubblicazioni di questa collana, L'agave della Regina Vittoria di Laura Calosso, una storia che ci trasporta tra il 1882 e il 1883 tra Italia, Inghilterra e Scozia, e che ha come elemento naturale l'agave, appunto, ma anche l'aloe. Due piante apparentemente molto simili, ma che in verità appartengono a due famiglie diverse. E non solo.
Questo libro è stata una sorpresa. Una di quelle che proprio non ti aspetti, ma che sei felice di trovare.
Di Daniele Coluzzi avevo letto già un romanzo, Io sono Persefone e mi era piaciuto molto, quindi per me è stato un vero piacere leggere qualcos'altro di suo. In questo caso siamo davanti a un libro che è più una raccolta di frasi, di parole e citazioni dal mondo antico, greco e latino, che però sono dei concetti anche piuttosto attuali, per cercare di riflettere su noi stessi, sui nostri sentimenti, e sul presente. Non avendo mai studiato né greco né latino per me è stato anche un modo per provare a conoscere qualche termine o frase, quindi oltre al messaggio che vuole trasmettere al suo lettore, o meglio al suo Naùtes, io ci ho aggiunto anche una sorta di curiosità personale.
A chi consiglio Così si arriva alle stelle? Da un lato a chi ha studiato queste lingue e ha voglia di ritrovare qualche parola, proverbio o aforisma che conosceva già o magari no. Ma anche a chi, come me, non sa proprio nulla di greco o latino, ma è dotato di una forte curiosità, e perché no, magari ha voglia di provare a riflettere su alcuni aspetti di sé o trovare risposta a domande che, in fondo, l'uomo ha sempre avuto.
Vi consiglio davvero di cuore di recuperare un'opera di giornalismo investigativo, che ha vinto anche il Walkley Book Award nel 2023: Laboratorio Palestina. Come Israele esporta la tecnologia dell’occupazione in tutto il mondo, di Antony Loewenstein.
Se avete voglia di capire quel che accade veramente in questo assurdo e violento mondo, se volete smetterla di chiudervi nella vostra bolla e comprendere che non sia qualcosa che sta accadendo solo lontano da noi, ma ci riguarda tutti, allora vi consiglio di prendere in mano questo libro e iniziare a leggerlo. Lo so. Farà male, farà arrabbiare, a un certo punto ti svuoterà anche dentro. Però la ritengo una lettura essenziale, per aprire gli occhi, e smetterla di essere bloccati dalla più becera propaganda di uno stato etno-nazionalista che di democratico non ha proprio un bel niente.
Una generazione in bonaccia.
Forse l'essenza di questo nuovo lavoro di Paolo Palladino è tutta qui. O forse c'è molto di più tra le righe.
Quando Paolo mi ha chiesto se volessi leggere il suo nuovo lavoro, ho accettato perché avevo già apprezzato il suo Nello sguardo della volpe. Quello che subito mi ha colpito della sua scrittura e che ho ritrovato anche qui è la capacità di affrontare anche argomenti seri e complessi, con una buona dose di ironia. Leggere i suoi libri mi aiuta a sorridere e a fare anche una sana risata, in un mondo sempre più nero. Ma fa anche riflettere, in modo semplice, soprattutto su quella generazione che ha appena concluso l'università e si ritrova in una sorta di limbo, di confusione. Ragazzi e ragazze che hanno paura di trovare il proprio posto nel mondo.
Io forse sono già più grande, avendo finito l'università da anni, eppure mi ritrovo ancora in questa sensazione.
Oggi vi presento Bonaccia, la storia di Nicolò, un ragazzo che si ritrova a vivere quell'estate sospesa tra la fine degli studi e la ricerca del lavoro, e che lo porterà a crescere, a divenire adulto. Un'estate immobile, calda, almeno nel mondo fuori, ma dentro di sé qualcosa verrà smosso con forza. Un vortice di sentimenti, un nuovo intenso amore, un turbinio di pensieri, un lutto difficile da superare.
Ci sono libri di cui non è così semplice parlare, né tantomeno leggere. Eppure, allo stesso tempo, io li trovo fondamentali per comprendere certi conflitti, molti aspetti di una triste attualità che stiamo osservando, alcuni da lontano, altri vivendoli sulla propria pelle. In modo particolare, trovo interessanti quei lavori tesi a far emergere le voci di chi sta attraversando di persona l'orrore della guerra. Voci che Katerina Gordeeva ha scelto di ascoltare, per poi riportare in questo testo - Oltre la soglia del dolore - pubblicato, con coraggio visto il tema, dalla casa editrice 21Lettere. Una realtà editoriale che, come avrete ormai capito, io apprezzo molto.
Quando ho letto la trama di questo libro l'ho subito sentito mio. Mi sento particolarmente vicina al tema toccato, tanto che voltata l'ultima pagina sono sorte diverse riflessioni anche sulla mia vita, su questa realtà che forse non è così lontana dalla distopia narrata in queste pagine. L'Unità di Ninni Holmqvist - che esce proprio oggi in libreria per Fazi Editore (ringrazio di cuore Cristina per la copia digitale che ho potuto leggere in anteprima!) - è uno di quei libri a cui continui a pensare anche dopo diversi giorni, perché riesce a solleticare le corde del tuo cuore, a far emergere un flusso di pensieri che non restano solo fermi alla narrazione vera e propria, ma possono portare ad analizzare anche la nostra realtà, o forse, perché no anche noi stessi.
Voi avete un animale guida? Uno di quelli a cui sentite di essere particolarmente legati? Io sono sempre stata affascinata dai gatti, creature di una bellezza incantevole, ma anche ricche di mistero. Nel caso del libro di cui voglio scrivere oggi, invece, c'è una volpe, una sorta di spirito protettivo che comparirà molto spesso nella vita del protagonista: Jacopo.
Quando Paolo Palladino mi ha presentato il suo romanzo breve Nello sguardo della volpe mi ha subito colpito per la trama: la storia di un'ossessione, intrisa di realismo magico in salsa romana. Leggendolo mi sono ritrovata a sorridere grazie ai momenti trascorsi nel Bar del Parchetto - grazie all'uso del dialetto romano, che personalmente amo moltissimo -, ma anche a essere totalmente coinvolta in questa spirale di incubi nei quali sprofonderà il giovane protagonista, fino ad arrivare a un finale che mi ha spiazzata e lasciata a riflettere per qualche momento. E devo dire che mi è piaciuto molto.