Con un po' di ritardo sono giunta all'ultima tappa del mio splendido viaggio nella Letteratura Italiana. Un anno fa ho iniziato il progetto #unaValigiadItalia che sono riuscita a portare a termine con tanta felicità e anche emozione. Partendo da Primo Levi, ho avuto poi modo di scoprire e ri-scoprire la scrittura di diversi autori e autrici della nostra, meravigliosa, letteratura: Elsa Morante, Italo Calvino, Elena Ferrante, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Natalia Ginzburg, Giorgio Bassani, Elio Vittorini, Cesare Pavese, Dacia Maraini, Luigi Pirandello, fino ad arrivare a Umberto Eco, la mia lettura di dicembre. In verità sono riuscita a leggere anche altre autrici come Matilde Serao e Renata Viganò, quindi, direi che obiettivo centrato in pieno!
Negli ultimi anni leggere per me non è solo evadere da una realtà che non sempre mi fa bene, ma è anche un modo per aprire gli occhi, per cercare di comprendere altri mondi e culture lontane da quella in cui sono nata, e anche altri punti di vista. Continuando un po' il percorso alla scoperta di quella letteratura che mette in luce il tema del Razzismo, qualche settimana fa ho concluso un libro che dal punto di vista delle tematiche affrontante mi ha molto colpito: La linea del colore, di Igiaba Scego, romanzo pubblicato nel 2020 da Bompiani.
Posso già anticipare che si tratta di una lettura che intreccia la Storia passata a quella attuale; quindi ci sono importanti riflessioni anche sul nostro presente.
Il mio viaggio nella letteratura italiana ad Agosto mi ha portato a Milano, nel mite inverno del 1944, tra terribili scontri tra partigiani e nazi-fascisti, e il contrastato amore tra Enne2 e Berta. Ma è stato soprattutto un viaggio psicologico, riflessioni importanti su quella che può essere definita umanità e la non-umanità. Tutti siamo uomini, e tutti abbiamo dentro di noi delle forze contrastanti che possono spingerci a fare del bene o a compiere del male. Uomini e no.
Questo caldo mese estivo, quindi, l'ho dedicato alla scoperta di Elio Vittorini, di cui non avevo mai letto nulla. Ho scelto di iniziare da Uomini e no, perché è dedicato a un tema a me caro: quello della Resistenza. Ma tra queste pagine troverete più resistenze. Qualcosa che va oltre la Storia.
Sono tanti i personaggi femminili che hanno lasciato una traccia indelebile nel mio cuore. Soffermandomi sui classici avrei potuto citare la mia cara Jo, l'orgogliosa Elizabeth Bennet, Rossella o Melania, o la coraggiosa Jane Eyre, ma oggi ho voluto scegliere tre nomi diversi, inusuali forse. © una valigia ricca di sogni LUTHIEN TINUVIELUna delle storie più belle del Silmarillion è sicuramente quella di Beren e Lúthien, che poi si ripresenterà in forme simili con i discendenti Aragorn e Arwen.Lúthien è un'elfa meravigliosa, dinnanzi alla quale, sin dal pri
Robot NDR-113. Come titolo forse non dirà nulla a chi non è così tanto appassionato di fantascienza, ma se vi dicessi...“L'uomo bicentenario”?Più chiaro, ora, vero?Ho visto il film non molto tempo fa, appassionandomi alla storia di Andrew Martin, portato sul grande schermo dall'indimenticabile Robin Williams, attore che amo tantissimo. Mi sono commossa, ho amato la sua voglia di combattere per ottenere qualcosa di molto importante per lui, un robot diverso dagli altri: l'umanità. Essere considerato da tutti un essere umano.Certo, nel film hanno molto giocato nella componente roma
Com'è possibile vivere senza le cose che sono la nostra vita? Spogli del nostro passato non ci riconosciamo. Furore (The Grapes of Wrath) è il romanzo più famoso di John Steinbeck, premiato nel 1940 con il Premio Pulitzer. Scritto in cinque mesi, prese forma dal riadattamento di una serie di articoli pubblicati nel 1936 per il quotidiano San Francisco News. Un reportage sulle condizioni dei contadini dell'Oklahoma - e altri stati vicini - che furono costretti a lasciare le loro case e le loro terre a seguito della catastrofe causata dal Dust Bowl, e dalla seguente espropriazione d
13.05.2019 Terzo e ultimo giorno. Dopo due giorni di pausa, trascorsi con la famiglia del mio ragazzo per il compleanno delle due nipotine, sono tornata al Salone. In questo ultimo giorno avvertivo sin da subito la malinconia. Quella che provi quando ti accorgi che una cosa bella sta per concludersi. Ho partecipato ad alcuni eventi, che in realtà non mi hanno entusiasmata - sempre perché mi ero fatta certe aspettative e in certi casi non ho ascoltato nulla di nuovo - ma è stato interessante scoprire che hanno riproposto un libro a fumetti su Leopardi. Sarebbe interessante, so
Gente come noi, che lavora nei ranches, è la gente più abbandonata del mondo. Non hanno famiglia. Non sono di nessun paese. Arrivano nel ranch e raccolgono una paga, poi vanno in città e gettano via la paga e l'indomani sono già in cammino alla ricerca di lavoro e d'un altro ranch. Non hanno niente da pensare per l'indomani. ... Per noi è diverso. Noi abbiamo un avvenire. Noi abbiamo qualcuno a cui parlare,a cui importa qualcosa di noi. Non ci tocca sederci all'osteria e gettar via i nostri soldi, solamente perché non c'è un altro posto dove andare. Ma se quegli altri li mett