Questo mese la mia rubrica #3Libriperuntema torna per due giorni di fila, perché voglio ricordare due eventi importanti: se ieri vi ho proposto tre titoli (+1) sulla Resistenza, oggi voglio parlare di Chernobyl.
Il 26 Aprile del 1986, all'01:23:40, il Reattore N°4 della Centrale Nucleare di Chernobyl esplose. Un errore umano, ma anche tecnico, strutture obsolete che dovevano essere modificate, e non usate. E poi? Poi il tentativo politico di celare tutto, di non far parlare. Una nube radioattiva si sparse anche per l'Europa, molte persone morirono subito, altre negli anni seguenti. Gli effetti negativi di quella catastrofe si sentono tuttora.
Oggi è il 25 Aprile, Anniversario della Liberazione dell'Italia dal Nazifascismo.
Una data importantissima per il nostro Paese, a cui secondo me dobbiamo dare tutti il dovuto rispetto.
Sono stata fortunata nella mia educazione per due motivi: alle elementari la mia maestra di Italiano ci spinse a fare un progetto proprio sul tema della Resistenza e lo ricordo ancora con affetto. Forse è nato proprio in quel momento il mio interesse per certi argomenti, non facili, no di certo, ma importanti. Ricordo che in classe arrivò anche un partigiano pronto a narrarci la sua storia, la sua lotta, le tante perdite, i dolori, le lacrime di commozione al ricordo.
Il 25 aprile si avvicina e io avevo propria voglia di fare una lettura a tema.
Avevo sentito parlare molto bene de “L'Agnese va a morire” di Renata Viganò, e finalmente sono riuscita a leggerlo. E che lettura! Mi sono tanto affezionata ad Agnese, alla sua forza, al suo coraggio, al suo amore per quei giovani partigiani pronti a morire per la libertà.
Quella libertà che oggi abbiamo grazie a loro.
Viaggiare.
Quanto manca farlo?
In quest'incubo che stiamo vivendo, e che non sembra ancora avere fine, si può solo pensare con malinconia a quei magici ricordi dei viaggi passati. Oppure, lo si può fare con la mente, attraverso le pagine di un libro o di un graphic novel. E io, qualche giorno fa, sono volata in Giappone grazie ai Quaderni Giapponesi, Un viaggio nell'impero dei segni di Igort.
Sono nata in una verde terra densa di leggende e bellezza: le Marche.
È una regione che, anche se oggi vivo distante, la ritengo parte di me, un faro fisso e luminoso nel mio cuore. Sin da piccola ho cercato il mistero e la magia nella natura, ho immaginato piccoli esseri sfuggevoli allo sguardo umano, mi sono persa nelle fiabe. Crescendo, quell'interesse non si è affievolito, tanto da pensare in tempi di tesi universitaria a un viaggio nel fantastico, focalizzandomi sulle leggende e i miti che troviamo non solo in Inghilterra, in Scozia, in Irlanda, o altre “terre nordiche” ma anche nella nostra stessa Italia. Ed è per questo, che quando ho visto questo splendido volume pubblicato da ABEditore tutto dedicato al Piccolo Popolo ho dovuto averlo.
Se penso a La Capanna dello Zio Tom ho il vago ricordo di una me bambina totalmente commossa per la sorte del protagonista. È, infatti, una di quelle letture definite “per ragazzi” (anche se non mi spiego troppo il motivo) che in molti abbiamo affrontato, forse in maniera non integrale, in tenera età. Rileggerlo da adulta è stato importante, in parte perché credo che a prescindere da quanto possa piacere o meno sia una di quelle letture da fare per il suo valore storico e politico, ma anche perché ho potuto conoscere totalmente una storia di cui forse in tanti dicono di sapere, ma che ben pochi hanno veramente letto.
Dopo aver letto un libro simile sulle Donne della Scienza, ho voluto dedicarmi a un graphic novel sempre sulle figure femminili, e in questo caso sul femminismo e le lotte delle donne per conquistare i propri diritti, oltre che una vera e propria uguaglianza con gli uomini.
Se devo essere sincera non sono una grande esperta di libri sul Femminismo, né nella mia vita ho mai davvero partecipato a eventi tali da ritenermi una vera e propria femminista. Come è ovvio che sia, però, riconosco l'importanza di avere gli stessi diritti degli uomini, di essere considerata - io donna - sullo stesso piano dell'uomo. È un argomento, però, al quale mi approccio con timidi passi. Le donne nel corso delle varie epoche hanno dovuto sempre lottare per far sentire la propria voce, per ottenere rispetto e parità, e ancora oggi - purtroppo - la lotta non sembra essere finita. Ci sono ancora disparità, una mancanza di rispetto assurda e imbarazzante, e negli ultimi tempi anche dei tristi passi indietro che fanno paura.
Proseguo con il mio progetto su William Shakespeare parlando di un altro dramma storico che ho letto a marzo: Re Giovanni.
Quando penso al Re Giovanni mi viene subito in mente il buffo leone spelacchiato della Disney, il re fasullo d'Inghilterra al quale si oppone con fermezza Robin Hood. Eppure nel leggere quest'opera, ovviamente, bisogna rimuovere l'eroe popolare che ruba ai ricchi per dare ai poveri, perché qui non compare. William Shakespeare concentra in cinque atti il regno di tale sovrano, figlio di Enrico II ed Eleonora d'Aquitania, ponendo al centro del dramma ancora una volta le lotte per il potere e la brutalità commessa anche a discapito dei bambini per mantenere il trono.
Il mio percorso con la Trilogia degli Antenati di Italo Calvino si conclude con Il Cavaliere Inesistente, anche se in futuro voglio conoscere altro dell'autore. Non mi fermo qui!
Questo terzo titolo è quello che mi ha entusiasmato meno, sono sincera. Scorrevole, e molto simile ai primi per temi, bizzarrie e riflessioni sull'uomo e la società, ma alla fine mi ha lasciato un po' “tiepida” dal punto di vista delle emozioni. Questo ovviamente non significa che non lo consiglio, anzi! Sono sempre dell'idea che ognuno di noi debba farsi la sua opinione, e poi anche se slegati tra di loro, trovo interessante e importante leggere l'intera trilogia.
Dopo aver concluso Il visconte dimezzato ho continuato il mio viaggio alla scoperta di Calvino con Il Barone Rampante, forse il titolo più conosciuto e amato della Trilogia. Ecco, come al solito io faccio parte di quelli che non l'hanno così amato. Chiariamo: mi è piaciuto sì, mi ha intrattenuta, a tratti fatto ridere e anche aperto a delle riflessioni, ma non mi ha fatto gridare al capolavoro. Forse perché non ho compreso in maniera completa il messaggio di fondo, o forse semplicemente perché non è troppo in linea con i miei gusti personali.