Ci sono libri che letti con superficialità rischiano di essere visti come banali, alquanto noiosi. Perché i lettori tendono a preferire l'azione, le forti emozioni, i grandi cambiamenti e colpi di scena. Eppure, spesso, proprio quelle storie all'apparenza molto semplici, ordinarie, possono racchiudere i messaggi più potenti. Sono letture che continuano a parlare anche dopo giorni, che vorresti rileggere più volte, per delineare meglio quelle sfumature che forse, in un primo momento, non hai colto. Storie di vita in cui possiamo ritrovarci, per pensieri, situazioni, o anche azioni. E credo che Stoner di John Williams sia proprio una di queste.
Poter prolungare la propria vita, forse, è qualcosa che in molti vorrebbero riuscire a ottenere, ma se questo comportasse porre fine all'esistenza fisica di un'altra persona? Sareste disposti a farlo?
La fantascienza è un forma letteraria che aiuta anche a porsi delle domande non solo sul nostro possibile futuro, ma anche su noi stessi, sulla nostra società, sui limiti umani. Ho iniziato a leggerla da pochi anni e, anche se non rientra tra i miei generi preferiti, ho deciso di accettare la proposta dell'autore, soprattutto per la curiosità che mi aveva acceso la trama.
La primavera è la mia stagione preferita.
Porta con sé un profondo senso di rinascita. Vedere la natura riaccendersi di colori, mi conforta un po', mi fa star un po' meglio, anche quando il turbinio di pensieri negativi mi fa perdere il respiro e le forze.
Il 21 marzo del 1931 a Milano nasce Alda Merini, una delle più grandi poetesse italiane, di una forza e un'intensità rare.
Non sono un'esperta di poesia e, infatti, ne leggo molto poca perché ho sempre il terrore di non riuscire a comprenderla. Di lei ho letto tempo fa il volume “Fiore di poesia”, che presenta anche diversi aforismi, ma in questi ultimi giorni ho voluto dedicarmi anche alla prosa, per tentare di conoscere un po' meglio la sua storia e attraverso le sue parole almeno un frammento della sua anima.
Ci sono libri che ti catturano sin dalla trama o anche dalla copertina. E forse, in qualche arcano modo, sai che sono le letture giuste per te, quelle che sapranno rispondere a tutto ciò che cerchi quando leggi. Uno di questi è sicuramente “Le stanze buie” di Francesca Diotallevi.
Del libro ne ho già parlato in una recensione scritta per Let's Book, ma per alcuni testi ci tengo a condividere qualche riflessione anche nel mio blog. Perché meritano, e anche perché in fondo è questo lo scopo del mio piccolo angolo virtuale: diffondere la bellezza, collezionare ricordi, farli scoprire anche a chi decide di leggermi.
E allora, se vi va, seguitemi e andiamo insieme nelle Langhe.
Ieri volevo condividere un articolo in occasione della Giornata Internazionale dei diritti della Donna, ma ammetto di non esserci riuscita perché completamente assorbita dalla lettura dell'ultimo capitolo dell'Amica Geniale. Pensandoci, però, credo che sia importante anche in questo caso non ridurre tutto a un unico giorno. Nel mio blog ho sempre parlato di donne: donne scrittrici, o vere protagoniste di romanzi e saggi, e continuerò a farlo sempre. Ho comunque contribuito a consigliare qualche titolo per lo speciale di Let's Book che vi invito a scoprire!
Tra (i pochi) aspetti positivi del bookstagram c'è la possibilità di scoprire titoli che magari ti sono sfuggiti: uno di questi è Le disobbedienti di Elisabetta Rasy, che ho trovato proprio scorrendo le pagine di lettrici che seguo. Ne sono subito rimasta attratta, perché amo molto l'arte.
Di solito non faccio segnalazioni perché il mio blog non è una vetrina, ma un semplice diario delle mie letture (e non solo). Ma ci sono progetti di natura solidale che a mio parere meritano promozione, anche se nel mio piccolo. Ed è per questo che in questi casi mi piace fare delle eccezioni.
È da poco uscito “In viaggio con LISA. Destinazione Ghana”, il primo volume della collana solidale di nome “LISA” (acronimo di “Libri per un’Istruzione Solidale e Accogliente”), un progetto di Daniela Baranello e Denise Sarrecchia fondatrici di SelkInk Studio Editoriale. Il presente lavoro vede anche la collaborazione di Projects Abroad, l'associazione internazionale operante nei Paesi in via di sviluppo per favorire l'istruzione infantile. A quest'ultima sarà destinata parte dei proventi ricavati dalla vendita dei libri.
Shakespeare, mio caro Shakespeare.
Questo progetto che sto portando avanti ormai dal maggio 2020 è arduo, ma contro ogni aspettativa non mi sono ancora bloccata. Anzi. Mentre proseguo con le sue opere, sto anche leggendo alcuni saggi, che mi permettono un po' di arricchire tutto con qualche sfumatura in più. In dei momenti forse è più facile: alcuni lavori li ho già letti o sono così conosciuti da non aver problemi, in altri casi (come questo), mi approccio per la prima volta al testo, e diciamolo, Shakespeare non va letto con leggerezza. E forse, non sempre riusciamo a scorgere ogni singolo aspetto che viene trattato. In effetti, come dico sempre, io sono solo una semplice lettrice che non ha studiato il suo teatro. Mi piace leggerlo, e approfondirlo con testi di studiosi, ma non sono esperta. Questo ci tengo a ribadirlo con forza. Perché magari può succedere di far piccoli errori nella comprensione del testo.
Nel mio percorso di conoscenza della Storia e della Memoria della Shoah (e non solo), quest'anno ho deciso di spingermi un po' oltre, andando a recuperare qualche testo riservato ai più piccoli, ma che può sicuramente colpire anche gli adulti. Durante le mie ricerche mi sono imbattuta, in particolare, in tre titoli che mi hanno molto colpita in primo luogo per le bellissime illustrazioni. Ma anche le storie, poi, si sono rivelate commoventi e adatte, a mio modesto avviso, a narrare una delle più tragiche pagine di Storia anche ai bambini.
Sono convinta che iniziare a far conoscere certi temi sin dall'infanzia sia molto importante: i bambini con la loro sensibilità possono ascoltare, far sedimentare certe storie dentro di sé, porre domande e formarsi. Sì, i primi piccoli passi per crescere con empatia e conoscenza, rispetto e ricordo. Almeno questo è il mio parere.
Oggi è la festa del gatto e quale momento migliore per parlare di un libro che ha come protagonisti anche queste splendide creature?
Di Kawamura Genki avevo molto amato il romanzo “Non dimenticare i fiori”, una storia che ho definito profonda come il mare ma delicata come i petali di un fiore, ma da molto tempo puntavo anche a questo lavoro. Ne avevo sentito parlar molto bene, e ne sono sempre stata attratta, non solo per il mio immenso amore per i felini, ma anche incuriosita da quel titolo che, in verità, può mettere i brividi. Io non potrei mai immaginare un mondo senza gatti, lo ammetto. Per me queste creature sono bellezza, conforto, amore. Sono cresciuta sempre in una casa che vedeva la presenza di almeno un gatto, e ora che purtroppo non posso tenerne - almeno per il momento - mi mancano immensamente, sento sempre un vuoto.
Devo dire che in “Se i gatti scomparissero dal mondo” ho trovato degli elementi affini con il successivo romanzo, soprattutto circa il rapporto d'amore ma anche di conflitto con i propri genitori, ma allo stesso tempo mi sono ritrovata a sorridere e a riflettere su temi anche molto attuali.
Non molto tempo fa ho visto un bellissimo film in tv, con protagonista una straordinaria Whoopi Goldberg, attrice che amo moltissimo. Ho sempre voluto recuperare anche l'omonimo libro da cui era stato tratto, e ne ho approfittando partecipando, così, al bellissimo progetto di Federica (fede_in_books_land) e Laura (lisoladicalipso) su Instagram: #IlRazzismonellaLetteratura.
Oggi, quindi, cercherò di parlarvi de Il Colore Viola, di Alice Walker, (ri)pubblicato in Italia da Edizioni SUR.