Di Ray Bradbury avevo letto e amato il suo splendido romanzo distopico Fahrenheit 451 ma, avendo altri titoli in casa, ero molto curiosa di scoprire nuove sfumature della sua penna. Visto il titolo ho deciso di leggerlo in autunno, e mi è stato detto che iniziava il 24 ottobre, quindi perché non aprirlo proprio quel giorno? Sì, nel frattempo è passato quasi un mese, ma io ho bisogno di tempo per buttar giù le mie riflessioni sui libri letti. Purtroppo non sono una macchina, né una persona troppo superficiale (da un lato ammiro chi riesce a scrivere velocemente tutto).
Tornando al libro, oggi voglio consigliarvi Il Popolo dell'Autunno, un romanzo dalle tinte oscure e horror, pagine illuminate da una profonda amicizia tra due ragazzi, e da un rapporto un po' complicato tra un padre e suo figlio, ma soprattutto un originale e interessante scontro tra il Bene e il Male. Una storia che mi ha colpito molto, anche per la bellezza della prosa, per l'amore che si respira per i libri e le storie, per riflessioni che forse possono riguardare un po' tutti noi.
Cosa si può fare quando si perde la propria scintilla creativa?
Quando si prova sconforto, oppressione, quando il peso delle aspettative ci schiaccia inesorabilmente?
A volte, allontanarsi sembra essere la via più facile, per poi ritrovarsi. Ma è davvero così?
È quello che un po' succede a Samuel Beauclair, protagonista del nuovo graphic novel recentemente pubblicato da 21Lettere, una casa editrice che personalmente amo molto per il loro progetto editoriale e i titoli che finora non mi hanno mai deluso. Questa volta andiamo a Melvile, una cittadina immaginaria creata dalla mente e dalle tavole di Romain Renard, un poliedrico artista belga. Autore di fumetti, scenografo, grafico e musicista, Renard ci regala un'opera che ha un taglio cinematografico e fortemente introspettivo. Facendo delle ricerche, per pura curiosità, ho scoperto che è il primo volume di una trilogia tutta ambientata in questo villaggio, ricco di ampi spazi naturali ma anche di miti e leggende. Devo ammettere che spero proprio di continuare a leggere anche gli altri lavori per avere una visione più completa della sua idea.
Oggi voglio consigliarvi Malpertuis, di Jean Ray, considerato il “Poe Belga”, e il perfetto erede non solo di Poe ma anche di Lovecraft. Una casa infestata, strane creature che sembrano popolarla, un confine sottile tra due mondi, fede, maledizioni, amori spaventosi, orrore, ma anche delle rivelazioni che senz'altro stupiranno il lettore che si addentra tra le tetre stanze di una dimora, Malpertuis appunto, che cela profondi segreti tra le sue tenebre.
Quello che amo di Tim Burton, tra le altre cose, è quel suo sguardo surreale sul mondo non solo dell'infanzia ma anche del diverso. Tutte le sue creature hanno elementi che le portano a essere lontane da quel che viene comunemente definito normale, e per questo allontanate o disprezzate dalla società. Sono personaggi dall'animo cupo, malinconico, oscuro, eppure nei loro occhi si scorge anche quel senso del meraviglioso tipico dei bambini, che sanno davvero osservare il mondo.
Ho visto diversi suoi film, ho avuto la magica opportunità di vedere la sua mostra a Torino e, dopo aver ammirato i suoi tanti schizzi e disegni, avevo una gran voglia di recuperare anche il libro di versi dedicati ai suoi reietti incompresi: Morte malinconica del Bambino Ostrica e altre storie.
Avete mai sognato di fare un viaggio nel tempo?
E se questo vostro sogno, potesse realizzarsi quasi per caso?
Potrebbe essere meraviglioso, o forse pericoloso, chissà.
Quando Lavinia Fonzi mi ha proposto il suo ultimo lavoro, primo libro di una serie di quattro romanzi ambientati nello stesso periodo, con i medesimi protagonisti, ma in città diverse, ho accettato di leggerlo perché mi sembrava una trama molto interessante e, in fondo, mi sono subito rivista un po' nella protagonista: Eloisa.
Dell'autrice avevo già letto un suo precedente romanzo Nel nome del Giglio, ma ho trovato sicuramente un miglioramento nella scrittura. Oggi, quindi, vi presento Tra le pieghe del tempo.
Si potrebbe pensare che leggere troppo spesso romanzi sulle streghe sia noioso, nel senso che in fondo le storie e i temi sono tutti uguali, ma vi assicuro che non è così. Leggere questi libri permette di conoscere la Storia, ma soprattutto di ridare voce a quelle donne che hanno subito le torture più atroci, a cui è stata strappata la possibilità di parlare, a causa della superstizione, del marcio potere degli uomini, o semplicemente per trovare un capro espiatorio a cui addossare ogni genere di problema.
Romanzi come questo di cui vi parlo oggi permettono di approfondire ancor di più pagine di storia che forse non abbiamo studiato, ma che meritano attenzione.
Dopo aver letto e scritto delle Streghe di Pendle, torniamo in Inghilterra, questa volta a Manningtree, nell'Essex, per conoscere la sorte di Rebecca West e delle altre donne accusate, ingiustamente, di stregoneria. Qui, risalta, in particolare l'oscura figura dell'Inquisitore Generale, realmente esistito, Matthew Hopkins. Giovane e spietato.
Ringrazio Fazi Editore per avermi permesso di leggere una copia digitale de “Le Streghe di Manningtree” di A. K. Blakemore.
Cos'è l'Infanzia per voi?
Che ricordi avete di quei momenti?
Se penso alla me bambina mi viene spontaneo sorridere con tenerezza. Sì, diciamo che non sono poi tanto cambiata, per alcuni aspetti: ero tanto timida, molto solitaria, non amavo essere ripresa in video e foto, ma adoravo correre per la campagna, arrampicarmi sugli alberi, stare in mezzo ad animali (potrei raccontarvi la storia della mia amica Gallina, ma non mi pare questo il contesto giusto). Un'infanzia spensierata, in fin dei conti ho avuto dei bei momenti.
Ma sono consapevole che non per tutti possa essere stato un momento così felice, forse. Dipende dalla famiglia o dal luogo in cui nasci.
Ad esempio, per l'illustratore Jean-Jacques Sempé non è stata tutta rosa e fiori, anche se lui ha tentato di colorarla in qualche modo, trovando conforto nella radio, nel disegno e forse anche nell'immaginazione.
Non lo conoscevo, lo ammetto, ma ero molto curiosa di scoprire il suo lavoro. E devo ringraziare ancora una volta, Valentina della casa editrice 21Lettere per avermi permesso di immergermi nell'intervista contenuta in questo volume, e tra diverse illustrazioni di Sempé tutte riferite proprio al tema dell'Infanzia.
Tra le pagine del romanzo di cui voglio scrivere oggi, andiamo in Sicilia, una terra che ha sempre accolto nel corso dei secoli differenti culture, e dove le lingue hanno creato una particolare commistione. L’odore della zagara ci trasporta lì, tra il lavoro della terra, le difficoltà della vita, l’emigrazione a volte necessaria in altre desiderata verso la Merica, una terra vista come un sogno, ma che in realtà lascia addosso un senso di disillusione, e il triste avvento del Fascismo.
L’affare del Danso e altri cunti, di Raffaello Di Mauro, è un libro in cui la casa editrice 21lettere ha molto creduto, e che mi ha gentilmente invitato a leggere. Ha una struttura strana, perché mescola romanzo e racconti. I cunti, appunto. Racconti che vengono narrati intorno al tavolo di un bar, durante una partita a carte tra amici. Poche pagine che descrivono un evento, e che unite insieme, riescono a creare un romanzo corale, dispiegato con cura.
Che forza Judy!
È questa la prima cosa che ho esclamato quando ho voltato l'ultima pagina del romanzo. Non so perché io abbia aspettato così tanto tempo prima di leggerlo, ma sono sempre più convinta che i libri ti chiamino al momento giusto. Onestamente sono felice di aver atteso, in modo tale da aver potuto leggere subito dopo anche la versione teatrale. A mio parere per apprezzare in maniera completa l'opera più famosa di Jean Webster bisogna proprio seguire questa linea: leggete il romanzo e proseguite subito con la commedia in quattro atti, e poi, si può aggiungere il suo sequel Caro Nemico, che spero di recuperare presto.
Oggi, quindi, vi parlo di un personaggio che molti di noi avranno sicuramente conosciuto per l'anime giapponese: ha gambe lunghe lunghe, e di lui riusciamo a scorgere solo un'ombra... chi è? Papà Gambalunga!
Se il romanzo lo avevo acquistato anni fa, ci tengo a ringraziare Miriam Chiaromonte - traduttrice e curatrice delle opere di Jean Webster per Caravaggio Editore - per avermi donato la versione teatrale e anche un articolo/intervista sull'autrice e il suo attivismo in materia sociale, soprattutto riguardo alla triste condizione degli orfanotrofi americani all'inizio del Novecento. Un modo per conoscere ancora di più una donna davvero interessante, non solo per la sua penna, che, comunque mi ha totalmente conquistata!
Quando si pensa a Louisa May Alcott viene subito in mente il suo romanzo più famoso: “Piccole Donne”, un'atmosfera di famiglia e buoni sentimenti, di amore, anche perdita, di vuoti che si riempiono, di calore. Negli ultimi anni, però, ho deciso di avvicinarmi ad altre sfumature dell'autrice, quelle più gotiche e apparentemente oscure. Come nel caso de “Il fantasma dell'abate, la tentazione di Maurice Treherne”, ma non solo!
Grazie alla casa editrice Galaad, che ringrazio di cuore per la copia, ho potuto leggere un racconto lungo dove l'autrice tratta tematiche di genere e la violenza psicologica e fisica sulle donne. Temi ancora, purtroppo, fortemente attuali.
Un sussurro nel buio è un piccolo tesoro che mi ha del tutto convinta, tanto da inserirlo sicuramente tra le letture più belle dell'anno.