Muschio Bianco, di Anna Nerkagi

14 apr 2025

Libri

Quanto è bello poter viaggiare con i libri? Quanto lo è, ancor di più, conoscere nuove culture, tradizioni, popoli?
È proprio questo quello che cerco nella letteratura: la possibilità di aprire i miei occhi sul mondo, ma anche di poter conoscere quel che non so.

Ad esempio, voi sapete chi sono i nenec? No? E allora ho il libro giusto per voi: Muschio bianco, di Anna Nerkagi, pubblicato da Utopia, una realtà editoriale che ho iniziato a conoscere proprio da questo titolo e che non vedo l'ora di approfondire con altri romanzi! 


Lui si sposava senza amore e Petko non aveva più rivisto la figlia, l'unica che avrebbe potuto riscaldare d'affetto la sua vita, nei giorni che ancora gli restavano. 



© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice

Il romanzo inizia con un matrimonio che però non sembra tale perché non risponde ai rituali consueti della comunità nenec. In fondo, più che un evento lieto, al giovane sposo Alëška sembra più un funerale. Perché seppelliva l'amore. Quello struggente e difficile da rimuovere dal suo cuore per Ilne, una ragazza che ha lasciato quella vita ormai da sette anni per trasferirsi in città e non ha più fatto ritorno. 
L'attende, Alëška, tra primavere, estate, autunni e inverni. Invano, ma sempre con una fievole speranza di rivederla.
Ma l'attende anche suo padre Petko, rimasto solo dopo aver perso sua moglie. Un uomo anziano, un uomo solo, che si sente di troppo, costretto a vivere nel čum del suo amico Vanu, che cerca di confortarlo, davanti a quella solitudine amara che vede l'uomo sprofondare in un baratro sempre più oscuro, in una vita sempre più vacua. Petko si sente perso senza la moglie e le sue figlie e avverte la sensazione di essere un peso per il suo amico e la moglie. Un uomo nenec non dovrebbe vivere lì; dovrebbe avere una donna sempre pronta ad accendere il fuoco, ad occuparsi di lui. 

Ma Ilne non torna. Una di quei figli costretti dal governo russo a studiare altrove, e che forse non riesce più a tornare in quella comunità isolata dal resto del mondo, in un ambiente ostile, con rituali e usi ancestrali. 
Come quelli, ancora più ingrati, di Chasava, un uomo che ha dovuto affrontare momenti non facili. I suoi figli sono tornati solo per chiedere qualcosa a lui molto caro, incuranti del suo dolore, del suo affetto.

Alëška è stato costretto da sua madre a sposarsi, ma per quella fanciulla che ora siede accanto al fuoco, non prova nulla. E avverte lo sguardo colmo di delusione della mamma. La donna, infatti, non riesce ad accettare che suo figlio non sia ancora un uomo, non si comporti in maniera matura, rispettando le tradizioni. 

Il passato non è una fiaba, né uno di quei canti antichi, gli jarabcy, e del passato non si può ricordare ogni parola, ogni giorno. Non si rammentano gli anni, che per qualche ragione scorrono via amari nella memoria, ma dettagli improvvisi che la illuminano e scivolano come una calda goccia sul cuore. Talvolta è orribile, terrificante immergersi nel proprio passato, come entrare in una tomba, talaltra una gioia. 

Più che una trama vera e propria, Anna Nerkagi ci fa conoscere le tradizioni della popolazione indigena nenec nella tundra russa: le regole, la solidarietà, i precisi ruoli di uomini e donne, ma mette in luce anche la contrapposizione tra giovani e vecchi. I primi, avendo studiato lontano da casa, non si ritrovano più in quella comunità dalla quale rimangono distanti, o sognano di andare via sempre però rimanendo in bilico tra l'andare e il restare, tra il rispetto per gli avi e i propri desideri più intimi. Un rapporto aspro e conflittuale quello tra le due generazioni, un problema di comunicazione e continuità. Non solo uno scontro generazionale, ma anche tra modernità e tradizioni.

Quello che più mi ha colpito, sin dalle prime righe, è la sua scrittura ricca di frasi, a mio parere, molto poetiche ed evocative che ci permettono anche di scorgere il dolore, la solitudine, la tristezza, la delusione nei confronti dei figli che mancano di rispetto ai propri padri, ma anche un forte senso di solidarietà e amicizia. Una narrazione vivida che ci lascia immergere in questo ambiente naturale duro, in mezzo a uomini che traggono il proprio sostentamento dalle renne, o donne protettrici del focolare, o ascoltando il lamento straziante di una strolaga che piange sul suo passato, così come gli uomini fanno con il proprio.

Un mondo isolato, lontano dal nostro, ma in quei sentimenti così profondamente umani, possiamo forse ritrovarci in qualche modo: soprattutto in quel senso di spaesamento che si prova nel lasciare casa e ritornarci sentendosi quasi degli estranei, nella difficoltà di scegliere che cosa fare della propria vita, perché scegliere significa anche perdere.


Era accaduto qualcosa alle parole. Erano diventate come un giocattolo in bocca alle persone o come un sasso da scagliare contro la schiena altrui. Avevano perduto tutta la loro forza, come renne sfinite da un padrone crudele. La gente aveva smesso di usare parole fori, con rispetto e con gioia. Le parole ormai avevano perduto tutta la loro pregnanza, il loro sangue. E questa era una disgrazia, invisibile come una malattia.

Anna Nerkagi è una figlia della tundra. Nata nel 1952 nella penisola di Jamal in Siberia, è la voce letteraria più nota e stimata della comunità indigena dei nenec. Negli anni della sua infanzia le autorità sovietiche la separarono dalla sua famiglia, costringendola a vivere in un collegio; allontanata dalle tradizioni, dagli usi e costumi, dal suo idioma d'origine, impara il russo, la lingua in cui scrive - anche se ci sono molti termini della sua antica cultura sparsi nel testo  -.

Nel 1980 è tornata a vivere nella sua terra natale, e lì ancora risiede. Qui ha fondato una scuola per dedicarsi all'educazione e all'istruzione dei giovani nenec e si batte per la salvaguardia della cultura delle minoranze in Russia.

Una storia che mi ha rapita sin dalle prime pagine, che mi ha permesso di conoscere una pagina di storia e una cultura di cui non sapevo nulla. Ora non mi resta che tornare indietro al primo volume pubblicato da Utopia: Aniko, perché mi ha davvero conquistata.


«E c'è poi il muschio bianco, il muschio del sole, che risplende perfino nella notte più cupa. Se il tempo lo rivestirà di questo muschio, accendi per lui un grande fuoco e sacrifica sette renne azzurre. Lascia detto a tuo figlio di onorare questi luoghi. E se non avrai un figlio, lascialo detto alla gente. È qui che dimorano le anime.»

IL LIBRO

Muschio bianco
Anna Nerkagi
Casa editrice: Utopia
Traduzione di: Nadia Cicognini
Pagine: 168
Prezzo: 17.00€
Anno di pubblicazione: 2024
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