Perché ricordiamo, di Charan Ranganath

5 feb 2025

Libri

Che cos'è la memoria? Come funzionano i nostri ricordi? Perché tendiamo molto spesso a dimenticare?
Per rispondere a queste e altre domande possiamo leggere un saggio pubblicato di recente da Aboca Edizioni: Perché ricordiamo. Sbloccare il potere della memoria per conservare ciò che conta del neuroscienziato e psicologo, professore presso il Centro di Neuroscienze e il Dipartimento di Psicologia e direttore del Dynamic Memory Lab presso l'Università della California a Davis, Charan Ranganath.

Attraverso una serie di esempi, esperienze anche personali, casi studio, ricerche scientifiche, aneddoti, e con uno stile che cerca di essere accessibile anche a chi non studia la scienza, l'autore cerca di spiegare quali siano i meccanismi della memoria, i motivi per cui tendiamo a dimenticare certi aspetti della nostra vita anziché altri, e quanto la nostra memoria sia influenzata dalle nostre emozioni, dalla curiosità, ma anche da fattori esterni. Inoltre, quanto la memoria possa plasmare la nostra identità anche in relazione al contesto sociale e culturale nel quale si vive. Non è assolutamente un libro su come ricordare tutto, anche se Ranganath dà anche consigli su come cercare di tenere a mente certi concetti o informazioni che rischiano facilmente di svanire.

Non dobbiamo ricordare tutto del nostro passato.


© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice

Se devo essere del tutto onesta la scienza non è un campo che mi affascina particolarmente. O meglio, ne riconosco l'importanza, ma non mi sono mai sentita particolarmente coinvolta o desiderosa di leggere libri a riguardo. È sempre stato un mio limite, lo riconosco, sin dai tempi in cui studiavo. Allora perché ho scelto di leggere questo saggio? Perché il tema della memoria ha sempre destato in me una grande curiosità. Forse perché anche io, come molti, mi sono sempre chiesta: perché sono così smemorata? Perché tendo a dimenticare così tante cose? Molto spesso il pensiero vola alla demenza, al pericolo di andare incontro, con la vecchiaia, a quelle forme psichiche che ci portano a dimenticare tutto, compresi noi stessi. Ma questo libro mi ha permesso di comprendere un po' di più come funziona il nostro cervello e la nostra memoria. Come sia assolutamente normale dimenticare e non per forza ci sia un vero e proprio collegamento con la demenza.

L'autore ci spinge a farci una domanda diversa: Perché ricordiamo? E questo, come influisce su di noi, sulla nostra identità, sui rapporti con la società e gli altri, e sulle nostre scelte di vita?

Il saggio è diviso in tre parti: nella prima, l'autore ci presenta quelli che sono i meccanismi fondamentali della memoria, andando ad analizzare e spiegare quelle aree del cervello (es. l'ippocampo e la corteccia prefrontale) che - strettamente connesse tra loro - ci portano a dimenticare o ricordare eventi o sensazioni; inoltre va a introdurre quali sono i principi alla base del perché dimentichiamo e anche qualche modalità per ricordare le cose che contano.


Nella seconda parte ci fa immergere nelle forze nascoste della memoria che determinano il modo in cui interpretiamo il passato e modellano la nostra percezione del presente. In questo spazio, si elaborano anche riflessioni e casi di falsi ricordi, spesso legati anche a pregiudizi e all'immaginazione e su come i ricordi possano anche servire come materia prima per l'ispirazione creativa e come chiave per la nostra sopravvivenza.

Infine, nell'ultima parte va a esplorare come la natura malleabile della memoria ci permetta di adattarci a un mondo in continuo cambiamento, e prende in esame quelle implicazioni riguardo a come i nostri ricordi si intrecciano con quelli degli altri, dando forma a una memoria collettiva, portando a volte però alla diffusione di fake news e distorsioni lontane dalla realtà dei fatti.


Non tutte le nostre esperienze hanno la stessa importanza. Alcune sono assolutamente irrilevanti, altre sono momenti che speriamo di conservare per sempre. Purtroppo, anche i momenti più preziosi possono talvolta sfuggirci.


Sarebbe bello poter ricordare proprio tutto. Tutti i libri che leggiamo, ogni esperienza della nostra vita, una mole infinita di informazioni. Ma dimenticare ci rende perfettamente umani. La memoria non è qualcosa di fisso, ma deve essere flessibile e adattarsi al contesto, a un mondo che cambia continuamente. Dimenticare ci permette, così, di concentrarci su ciò che in quel momento della nostra vita riteniamo più importante. 
A volte però possiamo rimanere piacevolmente sorpresi nel ricordare qualcosa che pensavamo di avere rimosso. Quando ci troviamo in un determinato contesto, ad esempio, è probabile che un ricordo del passato possa riaffiorare alla mente. Così come quando siamo davanti a un odore, a un sapore, o anche grazie alla musica... le emozioni, pure, possono contribuire a creare il giusto contesto. 

Ma i ricordi del passato possono essere anche distorti, influenzati da pregiudizi, motivazioni, indizi che abbiamo intorno a noi nel presente, andando così a creare dei falsi ricordi confabulazioni. Ciò può accadere anche quando siamo stressati o stanchi, o quando la nostra attenzione è divisa tra varie attività (multitasking); questo ci porta ad avere meno controllo sulla realtà e diventa, così, difficile distinguere quella che è la realtà e quella che è, invece, l'immaginazione. 

La memoria ci permette anche di percepire le connessioni tra passato, presente e futuro.

I nostri ricordi personali non esistono nel vuoto: vengono costantemente influenzati e riconfigurati quando interagiamo con la famiglia, i nostri cari, gli amici e le comunità in cui viviamo. 

La memoria non è quindi solo un processo individuale, ma ha anche una dimensione sociale. I ricordi condivisi possono, infatti, rafforzare i legami sociali e la memoria collettiva che si forma può influenzare la cultura e la società. Di contro, bisogna fare attenzione, anche qui, alle possibili distorsioni, che possono generare delle fake news, quella facile tendenza a credere e a ricordare le informazioni che sono coerenti con le nostre convinzioni preesistenti. Come dice l'autore, infatti, se siamo esposti ripetutamente a informazioni false, queste possono diventare sempre più familiari, andando a influenzare anche la nostra percezione della realtà.

Attraverso il fact-checking, ossia la verifica dei fatti, possiamo mitigare tutto questo, andando così ad aggiornare la memoria; cercando anche di ricavare beneficio da prospettive diverse. Avvalendoci di differenti punti di vista, possiamo aprirci all'opportunità di correggere le idee sbagliate e superare i pregiudizi.

Quelli che ho cercato di trasmettere in questo articolo sono soltanto alcuni spunti che potrete trovare tra le pagine di questo interessante saggio. Se è vero che lo stile usato è fruibile anche da chi non è del mestiere, dal mio punto di vista richiede comunque una particolare attenzione durante la lettura. Ci sono tante storie, casi studio, esperienze personali, e vari nomi - anche più tecnici - da tenere a mente, e non sempre ho trovato tutto chiaro a un primo approccio. Però è un testo che consiglio soprattutto a chi è interessato al tema della memoria, dei ricordi, a come tutto ciò possa influenzare o essere influenzato dalle nostre scelte, dalle nostre emozioni, dal contesto in cui viviamo. 


Ringrazio di cuore Daniele e Aboca Edizioni per la copia.
Se vi ho incuriosito, potete trovarlo qui.

IL LIBRO

Perché ricordiamo
Charan Ranganath
Casa editrice: Aboca
Traduzione di: Laura Calosso
Pagine: 300
Prezzo: 25.00€
Anno di pubblicazione: 2024
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