Ci sono libri che nonostante siano stati scritti secoli fa, continuano a parlarci anche oggi. È questa la magia dei classici, hanno sempre qualcosa da dire, anche se viviamo in epoche diverse dagli autori o dalle autrici. Sovente, a queste figure storiche possiamo sentirci particolarmente legati, perché le loro parole risultano a noi famigliari o perché magari riescono a colpirci emotivamente, a stupirci, a farci riflettere ancora nei nostri giorni.
Frankenstein, di Mary Shelley non è solo un romanzo che anticipa la fantascienza e che ha sfumature horror, ma tra le sue pagine c'è il riflesso dell'emarginato, la voce di un figlio disprezzato dal suo creatore, o forse di una figlia allontanata dal padre amato. Cime tempestose stupisce ancora oggi, per la sua violenza domestica, per i suoi personaggi difficili da apprezzare, per la voce di una ragazza che ha cercato di far uscire il suo mondo interiore, quando quello esteriore non era a lei affine. Una giovane donna che ha sempre voluto non esporsi nella società, ma rimanere ferma nella sua terra, la sua amata brughiera.
C'è chi sceglie di lasciare il piccolo villaggio di provincia, per cercare di trovare se stessa, ma lasciando scorrere tra le pagine quella terra in cui è cresciuta, e i rapporti non idilliaci con la propria famiglia, come ne Il mulino sulla Floss; o chi eleva la voce degli ultimi, di chi subisce sulla propria pelle l'orrore dell'ingiustizia e della crudeltà, che traspare tra le pagine de Storia di una fattoria africana. O ancora chi deve lottare con la follia, per non cedere all'abisso, ma allo stesso tempo, guardando alle letture del passato, cerca di costruire una nuova idea di femminilità, alla ricerca di una stanza tutta per sé.
Cinque donne diverse, cinque scrittrici di epoche differenti, ma unite da alcuni elementi in comune.
Cinque autrici accolte in una biografia di gruppo, collegate dal genio che condividono.
Mary Shelley, Emily Brontë, George Eliot, Olive Schreiner, Virginia Woolf.
Outsiders. Cinque scrittrici che hanno cambiato il mondo, che Lyndall Gordon ha scelto di raccontare in questo interessante saggio che vi consiglio oggi.
In quanto scrittrici, queste cinque pioniere hanno fatto propria la vita dell’outsider, della fuorilegge, dell’emarginata, approfittando della loro separazione dall’ordine politico e sociale che domina in tutto il mondo attraverso i secoli.

Lyndall Gordon, autrice di importanti biografie letterarie, come quelle di Charlotte Brontë ed Emily Dickinson, in questo suo nuovo libro ha scelto di descrivere quelle che sono le storie di cinque voci straordinarie del diciannovesimo secolo: Mary Shelley, la fanciulla prodigio; Emily Brontë, la visionaria; George Eliot, la fuorilegge; Olive Schreiner, l'oratrice; e Virginia Woolf, l'esploratrice.
Sono delle outsiders, emarginate dalla società perché hanno scelto di non seguire le regole e le convenzioni sociali, perché spesso hanno seguito il loro cuore o la loro passione, la voglia di far sentire la loro voce, andando anche contro realtà politiche dedite alla guerra e alla violenza.
Nell'Ottocento le donne dovevano stare zitte, sopportare una posizione più sottomessa, ma loro hanno deciso di rompere quel silenzio, trasportando il loro moto interiore tra le pagine di storie meravigliose, o attraverso lettere, diari, discorsi e lezioni. L'esclusione dalla società ha permesso loro di esprimere tutto ciò che avevano da dire. Isolate, disprezzate, derise, ritenute bizzarre per il loro modo di fare o vestire, tutte dovettero sopportare lo scherno di quelli che guardavano con sospetto la loro diversità.
Perché loro? Sono tutte concatenate, sia per alcuni elementi in comune nelle loro vite, sia perché si sono lette. Ciascuna di loro ha ascoltato la voce di chi l'ha preceduta e spesso vi ci sono ritrovate.
Tutte sono cresciute senza una madre, senza un modello femminile. Alcune di loro hanno avuto la 'fortuna' di avere al loro fianco un mentore, capace di non tarpare le loro ali, ma anzi, di scorgere in loro il genio ed esaltarlo. Percy Shelley per Mary, Charlotte e Anne per Emily, George Lewes per George Eliot (Mary Ann Evans), per fare degli esempi.
Prima di diventare scrittrici, sono state anche lettrici: nei libri trovavano il conforto della loro condizione di solitudine, ma anche risposte e un modo per vivere.
Sono state donne complesse, contraddittorie, difficili, ma anche determinate. L'autrice ne sottolinea anche i difetti, quella sorta di egoismo che hanno avuto anche nei confronti dei loro familiari, per questo loro desiderio di continuare a scrivere, e non essere bloccate in una condizione femminile imposta e dalla quale volevano liberarsi. Mary, ad esempio, criticava e sminuiva Fanny, la sorella passiva; George Eliot trascurò la sorella malata e non si può dire che ebbe un buon rapporto con i figliastri; Virginia Woolf amoreggiava con il cognato; ed Olive Schreiner si rifiutò di ospitare la suocera e la cognata in casa sua, avendo paura di essere bloccata nella sua scrittura. Emily, invece, era maleducata con la gente di Bruxelles e intollerante verso le credenze religiose.
Eppure nelle loro opere ci sono tenerezza, compassione, altruismo. Ci sono le voci degli emarginati, e una sorta di spinta anche verso le donne del futuro per lottare per i loro diritti.
E ancora sono accomunate dall'odio verso la violenza che domina il mondo, trasmettendolo non solo attraverso la loro vita, ma anche e soprattutto nelle loro opere. Emily, ad esempio, nel suo unico romanzo denuncia l'orrore della violenza domestica e della misoginia; Mary Shelley ed Olive furono testimoni dell'impatto brutale della guerra sui civili. Alla follia interiore, Virginia Woolf dovette aggiungere anche quella della guerra mondiale, del massacro nelle trincee. Sono donne che condannano le armi e il patriottismo.
Non tutte riuscirono a farsi ascoltare dai loro contemporanei: se Mary Shelley, George Eliot, Olive Schreiner hanno parlato subito ai lettori e alle lettrici del loro tempo, Emily Brontë e Virginia Woolf hanno raggiunto un pubblico più vasto solo molti anni dopo la loro morte.
Inoltre, quasi tutte hanno dovuto scegliere un nome maschile: nascondere il loro genere poteva assicurare loro una lettura imparziale del loro lavoro. E così Mary firmò il suo Frankenstein, solo come Autore. Emily, divenne Ellis Bell, dietro George Eliot si nascondeva Mary Ann Evans, e anche Olive Schreiner usò inizialmente lo pseudonimo maschile Ralph Iron.
La vita più spregevole è quella che trascorriamo nel mondo senza che passioni e affetti vengano chiamati all’azione.
Inizialmente ho fatto un po' fatica a seguire la narrazione di Lyndall Gordon. Mi aspettavo delle biografie diverse, ma poi ho compreso il flusso dei suoi pensieri, i collegamenti che ha cercato di cogliere tra le varie autrici prese in esame. Non siamo di fronte a delle storie molto emotive, ma il suo stile l'ho trovato molto didascalico, a tratti anche un po' complesso nelle sue spiegazioni. Però, successivamente, entrando meglio nella struttura del testo, l'ho trovato molto interessante, soprattutto perché mi ha permesso di soffermarmi su nuove sfumature di scrittrici amate, e di conoscerne altre di cui sapevo poco e nulla e di cui ora vorrei assolutamente recuperare i libri.
Se di Mary Shelley ed Emily Brontë conoscevo già abbastanza (anche grazie alle meravigliose biografie romanzate di Martina Tozzi, Il nido segreto e Per la brughiera), non conoscevo bene né George Eliot - di cui ancora devo leggere qualcosa - né Olive Schreiner, forse la storia che più mi ha colpito (ho scoperto poi di aver letto un suo racconto che avevo anche molto apprezzato: La rosa di una donna). Su Virginia Woolf, invece, dovrei approfondire un po' di più, perché ho letto ancora molto poco.
Per quanto riguarda la biografia di Mary Shelley, ho apprezzato molto anche l'attenzione che la Gordon ha donato alle sue sorelle: da un lato la remissiva Fanny, abbandonata da tutti che va incontro a un destino tragico - forse avrebbe solo avuto il bisogno di essere ascoltata... -, dall'altro lato Claire Clairmont, a cui dà il giusto riconoscimento, dopo essere rimasta troppo a lungo nell'ombra.
Alla taciturna, riservata e asociale, Emily mi sono sempre sentita affine. Una ragazza che si muove invisibile nel mondo e che è possibile conoscere soltanto attraverso ciò che scrive, una visionaria, che al sicuro della sua casa e nella sua amata brughiera, riusciva a trovare la propria identità. Lei che si rifugia nel suo mondo interiore, perché delusa da quello esterno.
Con George Eliot ho provato sensazioni contrastanti. Non sono riuscita a comprenderla a pieno, anche se comprendo la sua voglia di lasciare la provincia per cercare sé stessa a Londra, allontanandosi dalle pretese della famiglia, e sfidando le leggi e le convenzioni sociali. Diversamente dalle altre, Mary Ann non è nata in una casa piena di libri e il suo stile era distorto dalla retorica evangelica assorbita a scuola. La sua vera voce emerse più tardi, a 37 anni, e nascondendosi dietro un nome maschile.
La capacità di commuovere i lettori viene dalle emozioni vissute da George Eliot nel passato: dalla passione che dovette reprimere, dall'amore spirituale che trovò in sua zia, dal dolore dell'emarginazione sociale.
La storia di Olive Schreiner è quella che, come dicevo, più mi ha colpito. Forse anche perché non la conoscevo, ma anche perché questa vagabonda senza fissa dimora, dimostrò una grande determinazione non solo per trovare sé stessa, ma anche nel suo ruolo di oratrice per difendere i diritti dei nativi boeri contro il colonialismo inglese. Olive difese sempre gli emarginati, condizione nella quale si ritrovò lei stessa. Inoltre, importane è anche il suo Woman and Labour, un testo che divenne sacro per le suffragette, bibbia del movimento femminile.
Femminista indipendente, Olive apparteneva a una generazione di donne che avevano trovato una voce pubblica.
E, infine, Virginia Woolf, l'esploratrice irrequieta che trovava nella scrittura il frutto della sua anima, la forza per non cadere nell'abisso della follia. Di lei vorrei provare a leggere di più, perché dopo Una stanza tutta per sé, ho trovato un po' di difficoltà ad approcciarmi al suo stile. Ma riproverò!
Insomma, se amate queste scrittrici e avete voglia di leggere un testo molto interessante per le sue tematiche, vi invito a recuperare questo titolo.
Ringrazio Cristina e Fazi editore per la copia digitale.