Ricordo che da piccola osservavo un'anziana del mio paesino fare uno strano rituale con acqua e olio a mia nonna. Non ho nitidi tutti i dettagli, ma so che era per togliere l'invidia, il malocchio. Tradizioni che ormai si sono perse (e mi dispiace non aver appreso nulla a riguardo) o che, forse, continuano a essere ancora vivide in quelle piccole realtà di campagna dove la modernità e il progresso non hanno eroso del tutto certe credenze. Crescendo è sempre rimasta in me la passione per il folklore, per quelle antiche suggestioni, che forse facevano paura, ma permettevano di dare una risposta - forse - a certi eventi inspiegabili.
Quando ho visto Le malaveglie di Filippo Cerri pubblicato di recente da effequ (ringrazio di cuore Silvia per la copia cartacea!), ne sono subito rimasta attratta. Si tratta di una raccolta di storie folk-horror che si nascondono nei luoghi della Maremma e che l'autore ha scelto di far riaffiorare a suo modo.
E la campagna le si presentò così come un luogo di meraviglie nascoste sotto la pelle del normale, un mondo opposto al mondo, fatto di cose morte e presenti, di tenebre vivissime e di stupori pronti a balenare, a manifestarsi anche solo per uno stupore improvviso.
Provate a immaginarvi attorno a un fuoco, magari sotto la magia di una notte stellata, o al riparo di una dimora di campagna. In silenzio, siete lì e qualcuno - l'autore, magari - inizia a narrarvi queste storie. Come si faceva un tempo. Ed ecco affiorare demoni e dei che si nascondono sotto la terra, sirene bicaudate al riparo di grotte che si affacciano sul Tirreno pronte a farvi provare piacere ma anche perdizione, racconti di Ombre e di morti che tornano nel mondo dei vivi, per una notte, quando il velo tra le due realtà si fa più sottile. Attenzione a non mangiare insieme a loro, o a ritrovarsi nell'oscurità di un cimitero. Non ascoltare la voce delle fate, potrebbe condurti a compiere gesti terribili. Attento a osservare i pozzi d'acqua, gli acquitrini, o la melma... potrai scorgere il riflesso della Vedova, e della morte. Ma ci sono anche storie di briganti e lupai, di cantori che nel tentativo di trovare la rima perfetta rischiano di scontrarsi con un avversario terribile, o ancora fai attenzione ai banchetti blasfemi che compi, potrebbero portare a una reazione tremenda.
Sono fiabe sporche, meraviglie oscure raccontante alla luce di un focolare nelle lunghe notti di veglia. Storie che ci portano nei luoghi di una Maremma che conserva ancora i suoi misteri, per chi sa osservare. Una terra in cui mare, montagne, boschi, aie e campagne sembrano celare oscuri segreti o legami con divinità antiche che aspettano solo di trovare ancora spazio nella vita degli uomini. Racconti di paura popolare in cui l'umano e il mostruoso si fondono e confondono. In cui l'Altrove comunica attraverso stani segni e inquietanti manifestazioni con il nostro mondo.
Nel primo racconto (L'uomo dei lupi) scopriamo una figura storica particolare: il lupaio, homo luporum, l'ammazzalupi, tanti nomi per un solo male che dicono necessario. Una figura magnetica, uno straniero a cui tutti donano rispetto, ma per cui nutrono anche un certo timore. È una storia di crescita, di coraggio, di transizione dal mondo dell'infanzia all'età adulta, piena di responsabilità.
In Larisa si cerca di spiegare l'irrazionale mettendo uno spirito in ogni cosa. In ogni aspetto della natura vive una storia: prova a guardare quell'ulivo millenario, lì riposa ancora lo spirito di una strega ammazzata. Ma fai attenzione al pozzo, o a uno specchio d'acqua, perché la Vedova signora degli acquitrini e delle maremme potrebbe presentarsi a te.
Ne Il demone della rima è la parola poetica a essere protagonista. Si racconta di poeti che sembrano simili a stregoni capaci di evocare forze oscure. Sei sicuro di voler trovare la rima perfetta? E se questo potrà condurti a scontrarti con un Avversario troppo grande per te?
La sirena si sa, ha sempre attratto gli uomini e anche ne La regina del mare non è da meno. Addentrarsi in quella Cala sul Tirreno può rappresentare un modo per trovare intimità, ma anche perdizione. La Sirena Bicaudata accoglie il desiderio dell'uomo, ma poi divora, o ti trasporta a un Altrove inconoscibile. Tra desiderio, grottesco, orrore.
Ci sono poi l'Omo selvatico (Il Solengo), il brigante, esiliato dalla società che abita gli spazi profondi del bosco; e l'Omo morto (ne Gli scemi del villaggio) che il Giorno dei Morti cammina in mezzo a noi, ma devi sperare di non incontrare se vuoi controllare il tuo cuore.
Fate e Streghe non possono mancare: da un lato (Cadono fuori dal tempo le cose morte) possono donare consigli maligni allo scopo di liberare gli uomini dal tempo, dall'altro (Un disamore) togliere il malocchio o qualcosa che ti disturba. Ma sei proprio sicuro che siano scelte giuste?
Ne I trapassati si riflette molto sul rapporto tra vita e morte. Bisogna prestare attenzione a non rubare le cose dei morti o mangiare con loro, perché... potresti seguirli nell'altra vita!
Nessuno crede ai mostri finché, guardando sotto il letto, non ne trova uno.
Non mancano strani raduni di scrittura in aie sprofondante per furiosi interventi divini (Le stranezze di Villa Sant'Anna), o divinità etrusche che possiedono corpi di giovani annoiati (Il dio sbagliato); serpenti millenari e banchetti orribili (Il circolo della Crapula), e grandi dimore maledette e in rovina che racchiudono oscuri segreti, sempre in bilico tra ombre di vivi e di morti, nell'ultimo racconto che dà il titolo anche alla raccolta: Le Malaveglie.
Protagonisti sono uomini e donne che sembrano vivere esistenze vuote, in cui non si sentono abbastanza, o hanno vite abbastanza noiose. C'è chi è troppo timido per ribellarsi e accetta di essere vittima di una vendetta, divorato sempre dalle sue ansie e paure, e chi si sente solo dopo la perdita di un legame. C'è ancora chi non riesce più a vivere l'intensità di un amore, provando sensazioni molto negative, e chi è vittima della follia, ma anche anime irrisolte che sembrano tormentare le vite degli uomini. Questi racconti diventano anche un modo per creare un vero e proprio specchio tra l'essere umano e il mostro, riflettere su quanto la linea tra i due sia piuttosto sottile, e spesso si fonda, mostrandoci anche casi di un'umanità capace di commettere atti veramente mostruosi.
Sono racconti popolari che ti trascinano con sé tra oscurità e misteri, grottesco e orrore, che disturbano un po', ma non fanno mai davvero troppa paura. Tradizioni di una vita contadina che si sta smarrendo, ma che tornano a rivivere sulla pagina.
I miei preferiti sono stati Le Malaveglie che fa anche riflettere su quanto sia facile attaccare - in maniera sbagliata - qualcuno solo perché strano, sulle paure, e sul labile confine tra il mondo dei vivi e dei morti. E Un disamore, nelle cui pagine ci perdiamo tra magia popolare, fatture fatte di buio e di rabbia, e di un rapporto che pian piano svanisce, lasciando che sia la televisione a riempire il silenzio.
Ho trovato davvero molto interessante il compendio finale che racconta meglio le varie figure del folklore che ha preso come spunto per costruire le sue storie.
Se amate il folklore nelle sue tinte più oscure, vi consiglio di recuperarlo!
Le stranezze sono porte sicure per le malelingue.