Tornare alla penna di Martina Tozzi ormai per me è una certezza. So di ritrovare tra quelle pagine una voce capace di far trasparire le intense emozioni del cuore. Riesce a trasportarmi tra le fumose strade di Londra, tra odori pungenti e amori contrastati, tra indomite passioni e profondo dolore, o magari nella sferzante bellezza della brughiera, dove tre sorelle e un fratello cercano di trasportare su carta i loro giochi, le loro vite, le loro anime.
Infine, eccoci di nuovo a Londra. In un negozio di abiti prima, e poi tra colori e tele, tra amori e sofferenze, tra sogni e incubi. Ci affacciamo dalla porta per scrutare l'estro creativo di alcuni uomini che amano denominarsi i PreRaffaelliti, e tra loro spicca una donna dalla folta chioma rossiccia, gracile, ma determinata. La loro musa. Ma non solo. In lei è forte la scintilla della creazione, tra parole poetiche e disegni e lo sbocciare di un amore che sembra ostacolato dal destino.
Elizabeth Siddal, Lizzie, entra nelle nostre vite, lasciandoci con un cuore pieno: non solo di bellezza, ma anche di dolore, di sofferenza e, allo stesso tempo, ci mostra temi importanti soprattutto per una donna del tempo. L'indipendenza, il coraggio di seguire il proprio sogno d'amore, ma anche d'arte, di poesia. La forza di non cedere alle leggi di una società assurda, ma di credere con forza che anche per una donna ci sia la possibilità di esternare al mondo la propria arte.
Sweet, never weep for what cannot be,
For this God has not given.
If the merest dream of love were true,
Then, sweet, we should be in heaven;
And this is only earth, my dear,
Where true love is not given.
- Elizabeth Eleanor Siddal -
(Amore, non piangere mai per quello che non può essere,
Perché questo Dio non ci ha dato.
Se il sogno semplice di un amore fosse vero,
Allora, tesoro, dovremmo essere in paradiso,
E questa è solo la terra, mio diletto,
Dove l'amore vero non è dato).
Se niente aveva senso, forse solo l'arte poteva portare un po' di sollievo nel caos della vita.
Nei mesi successivi, per Lizzie ci furono soltanto Ofelia e l'acqua, la vasca e il pesante vestito impregnato che le si appiccicava alla pelle. Sentiva il destino di Ofelia su di sé e lo percepiva simile a quello di tante donne, le cui sorti erano appese ai desideri e ai sentimenti degli uomini.
Ma è soprattutto Lizzie che spicca tra queste pagine.
Lizzie con i suoi sogni e le sue incertezze.
Lizzie con la sua forza e la sua determinazione.
Lizzie con le sue fragilità e le difficoltà fisiche e quell'ossessione verso qualcosa che apparentemente può aiutarla, ma che alla fine la porta alla morte.
Lizzie e il suo intenso amore per un uomo che forse avrebbe dovuto darle di più; la paura di essere un peso, di non essere accettata. Ma anche l'impossibilità di essere considerata solo un sogno, perché lei è così dannatamente reale e vuole essere veramente amata e rispettata.
Lizzie e la possibilità di colorare un mondo grigio realizzando i suoi sogni: con un tocco d'arte o di poesia, o semplicemente posando silenziosa e immota per artisti che la faranno arrivare fino a noi.
E mentre guardiamo l'Ophelia, Viola, e tutte le altre, forse possiamo andare oltre la semplice e splendida opera d'arte e rivolgere un pensiero a lei.
Lei che ha sfidato la società e ha cercato di vivere seguendo quel mondo interiore che ha sempre amato sin da bambina: il sogno semplice di un amore, per un uomo, sì, ma soprattutto per l'arte, verso la quale ha speso ogni istante della sua esistenza, anche quando volevano impedirle di continuare per non compromettere ancora di più la sua salute.
Ma puoi smettere di respirare? Per lei l'arte era come il respiro. E nessuno avrebbe mai potuto impedirle di continuare a trasporre su carta o su tela la moltitudine di immagini diffuse nella sua testa, nella sua anima, nel suo cuore.
Non era moglie, non era madre, non viveva con un uomo che si prendesse cura di lei. Lizzie non aveva bisogno di essere protetta, ma era capace di occuparsi da sola di se stessa.
Chiusa nel negozio di cappelli, Lizzie languiva sognando il mondo all'esterno, e si sentiva incatenata a quella sedia come se fosse stata vittima di un incantesimo. E quando Deverell l'aveva tratta fuori da quel luogo, Lizzie non si era guardata indietro, aveva ripudiato tutto il resto per vivere di pittura e poesia - e d'amore. Era stata l'arte la sua ragione di vita. -.