Mary Shelley, Lord Byron, Percy Shelley... sono nomi ormai molto noti, no?
E se dicessi: Claire Clairmont?
A lungo è stata etichettata sempre e solo come la sorellastra di Mary Shelley, passata alla storia - come scrive Miriam Chiaromonte nella postfazione al testo da lei tradotto, di cui vi parlerò oggi - come una presenza intrusiva, scomoda, invadente, invaghita del marito della sorellastra e sua musa.
Di lei si sa poco, o forse all'interno di quella cerchia di scrittori e poeti, è rimasta un po' nell'ombra. Se si vanno ad analizzare i suoi diari, però, Claire si distingue per la sua determinazione, la passione e l'indipendenza e per le sue dichiarazioni in favore dell'emancipazione femminile. Un personaggio storico a cui guardare e che è sicuramente importante approfondire, partendo da un testo, l'unico che è rimasto: Il Polacco, che di recente è stato pubblicato da Vintura Edizioni, in una traduzione integrale e annotata.
Era circondato dall'Italia, rivestita di splendori verdi e blu, ma era un esule, e i ricordi della sua terra natia gli affollavano la mente e lo opprimevano con la loro esistenza.
Protagonista di questo racconto è Ladislas, un giovane fuggito da Varsavia alla volta di Napoli.
A seguito di un piccolo incidente, il giovane si ritrova a riposare all'interno di una locanda, dove ode una musica che rimanda alla sua terra, facendogli affiorare ricordi e malinconia. È il canto di una ragazza, Marietta, che sembra voler lenire il dolce dolore dell'esule, verso il paese natio soggetto al dispotismo russo. Una nenia spezzata dall'irruenza del fratello Giorgio, che tuttavia viene allontanato.
Giunto a Napoli, mentre si trova ospite della Principessa Dashkhoff, Ladislas incontra anche la splendida artista Idalie, sorellastra di Marietta, e i loro sguardi sembrano colpiti come da una sorta di incantesimo che scende nei loro cuori. Un amore, che però è osteggiato da una congiura che sembra riguardare proprio il protagonista, il polacco. Cosa accadrà?
Non posso spendere ulteriori parole sulla trama, in quanto il testo è davvero molto breve e rischierei di fare possibili spoiler per chi volesse recuperarlo.
Se devo essere del tutto onesta, la storia in sé non è riuscita ad appassionarmi così tanto quanto avrei voluto. Forse perché tutto scorre molto rapidamente, ma anche per una questione di gusti personali. Tuttavia, ho apprezzato questo volume per due motivi in particolare.
Innanzitutto la penna: ho trovato incantevoli le descrizioni dei luoghi, queste ambientazioni italiane, un mondo che sia Claire che Mary e Percy hanno amato. In particolare, in questo caso, è il territorio napoletano a far da sfondo alle vicende, tra frutti biondi e fiori dal tenue profumo, belli come le stelle, e la limpida lucentezza delle onde. Pennellate di blu e verde, che ritraggono un vero e proprio paradiso terrestre. Altrettanto bello è il paesaggio notturno, che sembra armonizzarsi perfettamente con gli improvvisi moti di un cuore acceso d'amore.
Pian piano tutta la bellezza del meraviglioso e rinomato Golfo di Napoli s'impresse sul suo sguardo. L'ampia luna senza raggi calava dietro gli alti olmi di Posillipo: la luce stellare che s'increspava sulla superficie delle onde; il loro gorgoglio mentre s'infrangevano ai suoi piedi; il promontorio purpureo di Sorrento e il gentile vento proveniente da lì; la solitaria grandiosità dell'isola montuosa di Capri, che si ergeva nel mezzo del golfo, una colossale sfinge che sorvegliava due vasche di luce azzurra; il Vesuvio, che emettava fumo, fiamme e scintille nel limpido etere.
L'altro punto per il quale mi sento ci consigliare fortemente il recupero di questo racconto riguarda la possibilità di scoprire la penna di Claire, una figura che, come scrivevo, è stata troppo oscurata dagli Shelley o dallo stesso Byron. A lungo in tanti hanno associato anche questo testo alla penna di Mary Shelley, forse anche perché quando fu pubblicato nella rivista The Court Magazine and Belle Assemblée nel 1832 portava la firma di «The author of Frankenstein», ma in realtà - come potrete leggere meglio anche nell'interessante post-fazione, Il polacco fu opera di Claire, e fu poi rivista e completata da Mary proprio su richiesta della sorellastra. Non si sa bene quanto sia stato scritto dall'una o dall'altra, ma trovo affascinante comunque provare a dare nuova luce a una figura storica per troppo tempo rimasta nell'ombra, o fortemente criticata.
Durante la lettura, poi, mi è sembrato di cogliere dei riferimenti ai personaggi reali, e a quanto pare avevo visto giusto. Infatti, sembra che ci siano delle perfette similitudini tra i personaggi di carta e quelli reali del Circolo Shelley.
Marietta, vivace e indipendente, è ispirata a Claire stessa. Idalie, giovane artista di talento e sorellastra di Marietta, quindi non può non essere che un omaggio a Mary Shelley. E così, anche il protagonista, Ladislas trova il suo riferimento in Percy - di cui tra l'altro, ci sono vari rimandi alle sue opere ed espressioni. Infine, sembra che l'irascibile Giorgio, potrebbe essere collegato alla figura del bizzarro Lord Byron.
Ho trovato molto interessante pensare a questi collegamenti.
Comunque se amate le storie romantiche, con colpi di scena e strane congiure, e le splendide descrizioni di paesaggi, vi invito a donare un'occasione a questo volume secondo me davvero ben curato sia per traduzione, sia per informazioni sull'autrice stessa, ma anche perché arricchito da qualche illustrazione. E poi è un modo per conoscere una nuova realtà editoriale, che sembra già essere molto interessante e degna di nota.
Dov'era Idalie, lì per lui si trovava l'intero universo; dov'ella non era presente, sussisteva solo un vuoto senza fine