Novembre è stato il mese delle letture disturbanti, ma anche dei tentativi di uscire un po' dalla mia zona di comfort. Come dicevo nell'articolo su Primi e Nuovi Delitti di Paolo Di Orazio, non sono un'amante dello splatter o della troppa violenza, e forse lo sono ancor meno degli zombie (anche se in passato, avevo provato a scrivere un breve racconto sul tema).
Quando Filippo Santaniello mi ha proposto il suo racconto, però, devo dire che mi ha incuriosita molto e ho accettato. E se devo essere del tutto sincera, ne sono rimasta sorpresa e abbastanza soddisfatta, ritrovandomi a ridere in più di un'occasione, nonostante certe scene splatter. Anche se c'è un piccolo neo, molto personale, di cui vi spiegherò alla fine di questo mio articolo. Però, tirando le somme, ve lo consiglio se amate il tema dei ritornanti e se avete voglia di leggere un raccontino di poche pagine, capace di far divertire - pur toccando anche elementi sgradevoli di una società ipocrita -.
Oggi vi parlo di Country Zombie Apocalypse il primo di una serie di racconti ambiento tra i colli umbri in provincia di Terni, e che vede protagonisti Alessandro Crepascoli (Al), un ragazzino di quindici anni, e i suoi due nonni ottantenni alle prese con dei famelici ritornanti.
Al Crepuscolo, esperto in ritornanti, come possiamo aiutarla?
Alessandro Crepascoli è solo un ragazzo, ma ha le idee molto chiare su come affrontare una vera e propria apocalisse zombie. Da quando sempre più persone ritornano dalla morte desiderose di attaccare e mangiare qualche organo vitale, ha tirato su una sorta di ditta pronta a occuparsi di questi esseri. Insieme a chi? Ai suoi nonni, naturalmente! Da un lato Igino, di ottant'anni, ma dalla tempra tipica di chi sa lavorare la terra; dall'altro Clotilde che si dedica al centralino, per raccogliere tutte le richieste di aiuto. Al e Igino, armati degli attrezzi del mestiere - un retino da pesca, un forcone da fieno e un troncarami con manici prolungati, sono sempre pronti a staccare qualche testa (anche se a volte, qualche errorino viene commesso!).
Oltre a un breve caso iniziale, il racconto si concentra soprattutto sulla figura di un prete, Fratel Gerardo che è stato attaccato proprio da questi ritornanti. Ma che ci fa l'uomo nella cascina dei Pongelli? Un atto di carità per il povero Ivo, un ragazzo grosso come un trattore, ma dal cervello lento, che è rimasto privo dell'aiuto dei suoi genitori (anche loro morti e tornati in vita)? Oppure c'è un motivo diverso dietro la sua presenza lì?
Non resta che scoprirlo, seguendo i nostri protagonisti in questa avventura, tra teste tagliate o spappolate, orrore, e battute spassose che riescono a far ridere anche quando si parla di puro orrore.
Ma come avviene la trasformazione in zombie?
Il virus cinese ha colpito anche l'Italia e, per contrastarlo, sempre più persone si sono vaccinate. Ma il vaccino ha portato alla morte e poi alla resurrezione in forme non proprio consone e gradevoli.
La storia era sempre la stessa.
Da vivo il ritornante si era vaccinato contro quel maledetto virus cinese. Un mese dopo il vaccino era morto di trombosi e infine, trascorsi sette giorni, era tornato in vita.
L'iter è uguale per tutti.
Vaccino, morte, resurrezione.
Come dicevo, questo racconto mi ha sorpreso - non amando il tema - e mi è piaciuto per molti aspetti.
In primo luogo ho amato la scelta dei protagonisti: non uomini-eroi, grandi, grossi e potenti, pronti a far saltare teste con la loro forza, bensì un ragazzino amante delle storie di zombie e i suoi nonni. Figure che forse non ti aspetteresti mai di veder combattere contro questi esseri. Nonno Igino, in particolare, fa ridere con i suoi modi e le sue parole, anche quando non commette proprio azioni adeguate. E ho trovato molto bello il rapporto che ha con il nipote. Tra battute e prese in giro, parolacce e complicità.
Ho apprezzato molto l'inserire l'amore familiare, anche se in modo un po' grottesco e inquietante. Questo è incarnato dalla figura di Ivo, il figlio con problemi, che è sempre stato protetto e guidato dai suoi genitori, ma che si ritrova solo, anche se, in qualche modo un po' disturbante, quel legame non si spezza.
L'altro aspetto che io amo molto trovare nei libri dell'orrore o comunque in quei romanzi e racconti più disturbanti, è la riflessione sul vero marcio della società, sulla sua ipocrisia, che qui converge soprattutto nel parroco del paese. Una figura considerata quasi santa, che sembra voler aiutare le creature più fragili, ma in verità cela un animo ben più torbido e direi anche nauseante. Da un lato forse non è originalissimo, perché quel che farà, in un certo senso te lo aspetti (anche se lo schifo è forse ancora più forte), però ci sta.
L'ultimo punto che vorrei sottolineare è il modo in cui è scritto tutto. Mi piace la penna dell'autore, è scritto molto bene, e ho apprezzato questa continua ironia, questo modo spassoso di parlare di un simile tema. Secondo me può avvicinare alla lettura, anche chi come me non ama granché questo genere di storie. A me ha divertito.
L'unica nota che non mi ha convinta del tutto, ma che riguarda un pensiero molto personale, è la scelta del come arrivare al diventare zombie. Sì, in tutte le storie sul tema c'è sempre un qualche virus che porta a ciò, ma... forse il tema del covid e soprattutto del vaccino è un argomento per me ancora troppo sensibile, sul quale purtroppo non riesco a riderci su. Da un lato capisco questa sorta di black humor, questa voglia magari di giocare un po', ma per una questione del tutto mia, mi ha leggermente disturbata. Sia chiaro, so ragionarci su e so scindere benissimo realtà e fantasia narrativa, però volevo essere del tutto sincera nel trasmettere anche questo mio pensiero.
Però, come potete leggere, sono più gli aspetti che mi hanno divertita o che ho apprezzato. E per questo se la storia vi ispira, vi invito a scoprirla. Ricordandovi che è solo il primo capitolo di una serie. Chissà quali altre avventure dovranno affrontare Al e i suoi nonni!