Con i libri si può viaggiare anche restando comodamente seduti su un divano. Non è così? Oggi vi porto con me un po' lontano nel tempo e nello spazio, immergendoci tra miti, leggende, superstizioni, tra uomini e Dei. Torniamo indietro nel 1260 d. C., nelle terre desolate dove un tempo fioriva l'immenso Oceano Verde, narrandovi una fiaba oscura: Kharankhui, di Angelo Berti e Alfonso Zarbo, pubblicato da AltreVoci Edizioni.
Ogni fiaba ha un'origine,
lontana nei luoghi e nei tempi.
Jigshuurt è leggenda.
Dicono che, quando il suo sangue tornerà,
il mare gli restituirà la sua anima
e l'ombra ingoierà l'eterno.
1260 d.C., Immenso Oceano Verde.
Niccolò Polo e suo fratello Matteo, due mercanti veneziani, sembrano essersi persi nell'immensità della steppa mongola. All'improvviso, però, scorgono una gher, una sorta di tenda all'interno della quale è presente un anziano sciamano: Rekasha. Ma un'Oscurità opprimente sembra avvolgere il luogo, un nome passa di voce in voce. Sussurri delle ombre ripetono parole misteriose: Kharankhui, trova gli Oscuri... e l'ombra ingoierà l'eterno.
A Colchis, il giovane Khirtai, curioso e impaziente, desidera diventare un guerriero, anche se forse la sua strada sarà diversa.
Nella tenda dello sciamano del villaggio, Mundalay, è nascosta e protetta una bambina, laconica, indifferente, fredda, quasi inumana: Suna, che tutti chiamano Strega. Una bambina trovata in una nave alla deriva, una figlia del mare.
Mørk, l'Oscuro, abbandonato troppo presto da sua madre, è cresciuto freddo come il ghiaccio del nord. Di lui si è preso cura Varnag, una donna che ha deciso di crescere secondo le leggi dei guerrieri e che insegna al giovane a combattere, affidandogli poi una spada particolare. Mørk, che vive di fianco alla morte. Freddo, feroce, capace di uccidere anche le persone innocenti.
Sono loro i protagonisti di questa storia, di questa fiaba oscura che racchiude tra le sue pagine guerrieri, spiriti, sciamani, variaghi, antichi dei. Tre improbabili eroi, che si ritroveranno ad affrontare spietati assassini, divinità oscure, e i loro fantasmi interiori, per non lasciarsi ingoiare da quell'ombra. L'Ombra del Dio della Morte, il Male allo stato puro, evocato da Rekasha, che si ciba di anime e cuori e che vuole un corpo, la sua anima, per tornare nel mondo e distruggere l'umanità.
Riusciranno i tre a impedire tutto ciò?
La superstizione tiene a bada gli uomini, ma basta poco per trasformarti in un nemico da incolpare, quando c'è qualcosa che non capiscono. O in una nemica.
Ispirato al mondo orientale, in particolare alle tradizioni mongole, ma con la fusione di elementi della mitologia norrena, è una storia che profuma non solo di leggende, spiritualità e folklore, ma che pone in luce anche molti temi importanti e attuali. C'è la superstizione e la paura del diverso, che porta ad allontanare persino dei bambini dal villaggio, a ucciderli se necessario. C'è il tema del bullismo, con attacchi a chi ha delle difficoltà fisiche, anche se una grande forza interiore. Si parla di tolleranza e intolleranza, della difficile convivenza tra popoli, e ancora della paura della Morte. La Morte stessa è costantemente presente tra queste pagine, accompagnando tutti i protagonisti nel loro viaggio; un percorso anche di formazione, che li spingerà alla ricerca di sé stessi, della propria vera essenza, del proprio nome.
Sussurri delle ombre, voci nel vento, sogni rivelatori, ma anche combattimenti spietati, non mancano in effetti delle scene crude, soprattutto quando sulla scena entra L'Orda, guidata dal perfido Janko, uomini pericolosi, efferati assassini. Una narrazione che riesce a intrattenere benissimo il lettore. Forse non una storia perfetta, ma comunque piacevole da leggere, con personaggi che lasciano il segno.
Ma il potere acceca. Logora nella brama di possederlo. Non esiste fonte che possa soddisfare quella sete: una volta assaggiato il sapore salato, un uomo non può più fermarsi. Ne vuole ancora. Per sempre più tempo, fino all'eternità. Fino a credersi dèi.