Non sono solita scrivere recensioni negative. Non perché sia una di quelle persone che ritiene tutti i libri bellissimi, anzi. Ma perché ho sempre difficoltà nel buttare giù pensieri quando un libro non mi è piaciuto per niente, o quasi. Nella maggior parte delle volte scelgo di non scrivere nulla, ma essendo questa una collaborazione che ho richiesto io, vorrei provare a spendere qualche parola nel tentativo di descrivere i motivi per i quali il testo non ha proprio riscontrato il mio gusto.
Oggi, dunque, vi parlo di un libro che ho potuto leggere in anteprima, grazie all'arc che mi ha inviato Ne/oN tramite Netgalley e che uscirà in libreria il 6 Novembre: La strega delle pietre (The stone witch of Florence) di Anna Rasche.
Lascia che la tua mente diventi buia e silenziosa come questa stanza. E dimmi ciò che sai.
Ginevra ha un dono fin da bambina: quello di percepire il mondo in maniera diversa, e di riuscire a guarire con il potere delle pietre. È l'anziana guaritrice Vermilia che lo ha notato e l'ha accolta con sé nella sua dimora, insegnandole l'arte della guarigione e non solo. Le dà anche un consiglio: quello di non esporsi troppo, perché è facile essere accusate di stregoneria e rischiare di essere arse vive sul rogo. Ma Ginevra ha un sogno: quello di diventare medico, di accedere alle Arti dei medici, di svolgere il suo mestiere, il suo dono, alla luce del sole; senza sotterfugi, senza restare nell'ombra. Ma il suo spirito indomito rischia di metterla nei guai. Inviata a Firenze, la giovane si espone troppo nel tentativo di aiutare gli altri. Accusata di stregoneria, viene sfregiata e bandita dalla città, e prova anche il sentimento dell'abbandono da parte del ragazzo verso cui provava una sorta di amore.
Passano circa dieci anni e un ragazzino giunge a Genova, con un messaggio da parte di quegli uomini che l'hanno cacciata e abbandonata: la implorano di tornare a Firenze, dove la peste nera sta seminando sempre più vittime. Il sogno di Ginevra è rimasto: la donna crede, infatti, che finalmente il suo modo di curare con le pietre verrà accettato. In verità, però, verrà chiamata a risolvere un mistero: scoprire chi è il ladro che sta rubando tutte le reliquie nelle varie chiese della città, che sono una sorta di protezione. Senza di esse, Firenze e i suoi abitanti saranno davvero perduti. Riuscirà a risolvere il caso ed essere riconosciuta come medico?
Questo libro aveva tutte le carte per piacermi moltissimo. È stato classificato come romanzo storico (e fantasy), e tratta il tema della stregoneria. Due degli elementi di cui più amo leggere. Ero curiosa di scoprire come sarebbero state usate le pietre nella storia, di conoscere più a fondo questa pratica. Già immaginavo qualcosa che mi avrebbe incantata e fatta sprofondare tra le pagine. Però questo non è accaduto.
L'inizio mi ha subito coinvolta, soprattutto nelle descrizioni dei momenti con Vermilia, la strega che le insegna l'arte delle pietre. Ma, quando la donna, ormai adulta, torna a Firenze per seguire il mistero, ho davvero faticato a proseguire con la lettura, tanto che molte volte sono stata tentata di abbandonare tutto.
Questo è il giacinto, che prenderà il tuo posto nella morte.
Secondo me non c'è un'ottima caratterizzazione dei personaggi: la stessa protagonista non sembra mai avere una sorta di evoluzione. Anche da adulta, dopo aver affrontato una violenza, mi è apparsa la medesima ragazzina incapace di ascoltare i consigli degli altri, mettendo così in pericolo non solo la sua vita, ma anche quelle delle persone che ama. Anche gli altri personaggi non spiccano facilmente, e in alcuni casi certe descrizioni - soprattutto dell'inquisitore - mi sono sembrate davvero poco convincenti.
Dicevo di amare il romanzo storico, soprattutto per la possibilità di sprofondare tra le pieghe della storia. Mi piace molto quando riesco a immaginare di essere lì nell'ambientazione e nell'epoca prese in esame, e di sentirle proprio vive, quasi reali, mentre leggo. Ma qui purtroppo non sono riuscita a scorgere la Firenze del 1348. Sì, gli effetti terribili della Peste nera sono evidenti, ma ad eccezione della menzione delle varie chiese, non sono riuscita a vedere quella città. Per me poteva essere qualsiasi altro luogo. Non ho sentito Firenze. Non so se riesco a spiegarmi.
Anche sul potere delle pietre non sono rimasta così soddisfatta. Quando leggo storie di streghe, mi piacerebbe che fosse approfondito maggiormente il lato magico, ma non eccessivamente fantastico. Tuttavia, a parte qualche descrizione, e l'uso di queste pietre che vengono posate sui corpi e guariscono anche troppo in fretta i personaggi, mi è sembrato un po' esagerato. Così come tante altre scelte narrative: dal rapporto tra l'inquisitore e la strega, che in tutta sincerità a un certo punto mi ha fatto anche un po' ridere, all'immagine dello jettatore e del gatto, e tanti altri elementi.
Ho sperato almeno di essere sorpresa dal mistero che Ginevra deve risolvere: ma risulta tutto facilmente intuibile, e lo scopo viene raggiunto soprattutto grazie alle azioni di altri o a colpi di fortuna. Non sono riuscita a sentirmi emotivamente coinvolta, o a essere poi così spiazzata. Non lo so, davvero. Mi spiace essere così critica, ma credo che sia anche opportuno essere del tutto onesti quando si scrive di libri letti, e ancor di più quando questi ci vengono donati.
Diciamo che l'idea poteva essere davvero bella, ma non è stata, a mio modesto parere, ben gestita. Lo stile dell'autrice non è riuscito a emozionarmi, a toccare le corde giusto del mio animo da lettrice. Non mi sono legata ai personaggi, né alla storia. E, insomma, toccando certi temi si poteva fare un lavoro molto più appassionante.
Vorrei anche sottolineare che c'è l'uso di bestemmie scritte ben chiaro nel testo, anche in più di un'occasione. Ora. Io non sono assolutamente bigotta né religiosa, ma mi chiedo il senso di buttar giù su carta la bestemmia in quel modo. Ci sono mille altri modi per farlo, si possono usare tante espressioni diverse. Poi ovviamente è una scelta, condivisibile o meno. A me non piace. Soprattutto se lanciate così. [Per la cronaca, ne ho letta una in un altro libro. Ma era alla fine di una descrizione ben precisa, e ne era solo una in tutto il testo.]
Questo ovviamente è il mio pensiero. Ma siete liberissimi di farvi la propria idea!