Halloween è sempre più vicino, e cosa c'è di meglio di un racconto su una casa infestata da consigliarvi per questa notte oscura?
Considerata una delle prime ghost stories vittoriane sul tema, La casa e il cervello (The Haunted and the Haunters: or the House and the Brain, 1859) di Edward G. Bulwer-Lytton è una storia che fa riflettere anche sui temi della paura, della superstizione e del tentativo della scienza di analizzare in maniera razionale quelli che sono definiti eventi soprannaturali, mostrando così il pensiero stesso dell'autore.
Noi abbiamo un’edizione che racchiude il primo testo integrale, con le due parti. Successivamente, l'autore stesso decise di eliminare la seconda, avendo affrontato argomenti simili in un altro suo testo (A strange Story).
Era come se una strana e spettrale esalazione si innalzasse dalle crepe di quel pavimento rozzo e riempisse l'atmosfera di un influsso velenoso, ostile alla vita umana.
Siamo a Londra, e il protagonista nonché narratore, appassionato di occulto, prova il desiderio di voler visitare una strana casa a nord di Oxford Street, ritenuta infestata. Un luogo in cui nessun inquilino è riuscito a rimanere per più di tre notti, ad eccezione di un'anziana signora che tra quelle mura trova la sua morte. L'uomo decide di trascorrere almeno una notte, in compagnia del suo fido servitore e del suo amato cane, che amava molto esplorare antri e corridoi misteriosi, ma che qui, sin da subito, manifesta un comportamento ben diverso, paralizzato dalla paura, desideroso di scappar via.
Quella casa, in effetti, inizia a trasmettere delle sensazioni strane e inquietanti ai nuovi inquilini. Sedie si spostano da sole, avvertono colpi sulle spalle, porte che si chiudono e aprono. S'intravedono anche delle orme di piedi, impronte di un bambino. E mani che sembrano afferrare lettere ritrovate per caso. Folate di aria gelida, il mistero di una piccola stanza vuota, una luce pallida dalle dimensioni di una figura umana, e poi il buio che sembra inghiottire tutto. E occhi di serpente che sembrano trattenere l'essere umano come sotto un sortilegio, una sorta di ipnosi. Manifestazioni soprannaturali, potremmo definirle, che riescono a suggestionare il servitore e il povero cane, ma di fronte alle quali il narratore cerca di affrontare in maniera più razionale, mosso dal pensiero in cui crede fermamente.
Ora, la mia teoria è che il Soprannaturale è in verità l'Impossibile, e che ciò che viene chiamato soprannaturale è soltanto un qualcosa che appartiene a leggi della natura da noi finora ignorate.
Questo riflette anche il pensiero dell'autore stesso, che si muove in un periodo storico - l'epoca vittoriana - dove c'è grande interesse per l'occulto, l'esoterismo, le manifestazioni del soprannaturale, ma che allo stesso tempo sono sottoposti a prove, verifiche, analisi scientifiche per trovarne una spiegazione più pragmatica. E, in effetti, il protagonista crede di poter spiegare tutto attraverso leggi naturali e la presenza di una sorta di medium, un essere vivente che potrebbe provocare certi fenomeni. Si può davvero spiegare tutto con ragionamenti scientifici? O forse no?
Tutto quello che accade nella casa è frutto di suggestioni e manipolazioni mentali, o di qualcosa di altro? Nel racconto non mancano maledizioni e risoluzioni del mistero, ma poi, nella seconda parte si apre anche un nuovo scenario: l'arrivo di un personaggio che metterà di nuovo in discussione tutto.
Improvvisamente, come spuntando dalla sedia, apparve una forma, la sagoma di una donna. Era nitida come l'ombra della vita, spettrale come l'ombra della morte. Il volto era quello della giovinezza, ma la sua bellezza era strana, lugubre; il collo e le spalle nude; il resto della figura, in una leggiadra veste bianco sporco.
Questo libro l'ha preso il mio compagno e sinceramente non lo conoscevo. Però mi è piaciuto molto, soprattutto per le descrizioni degli avvenimenti nella casa; per quella sensazione oscura, per quella volontà, o potere intensamente demoniaco che rischia di annientare l'uomo che cede alla paura. La seconda parte del racconto è strettamente connessa alla prima, ma anche se successivamente l'autore ha deciso di toglierla, non si perde la bellezza della narrazione.
Edward G. Bulwer-Lytton era amico di Charles Dickens, ma era molto diverso da lui: dandy, imitatore di Byron sia in versi che negli amori, buon giocatore d'azzardo, riuscì anche ad avere una discreta carriera politica. Ma con l'amico aveva in comune almeno tre cose: l'incredibile produttività (ben 37 volumi), alcune iniziative filantropiche e la passione per l'occulto.
Un'altra curiosità sull'autore? È stato lui a coniare le espressioni - ormai entrate nell'uso comune -: «La penna è più potente della spada», e «Era una notte buia e tempestosa», incipit dei romanzi del buon Snoopy.
Insomma, se le storie di case infestate vi piacciono, è sicuramente un bel libro da recuperare!
Ora era rimasta soltanto l'Ombra, sulla quale il mio sguardo stava fissato, finché da essa spuntarono di nuovo gli occhi, maligni occhi di serpente.