Al Salone del Libro di Torino c'è uno stand che più degli altri riesce sempre a emozionarmi moltissimo: Il Bosco degli Scrittori, di Aboca Edizioni. Parlando con Daniele Pasquini, ufficio stampa di questa interessantissima casa editrice, è emerso che è ispirato al nome di una collana di romanzi che sono collegati da un tema comune: l'uso di una pianta, o di un albero, attraverso il quale raccontare il mondo. Mi è stata data la possibilità di leggere proprio una delle nuove pubblicazioni di questa collana, L'agave della Regina Vittoria di Laura Calosso, una storia che ci trasporta tra il 1882 e il 1883 tra Italia, Inghilterra e Scozia, e che ha come elemento naturale l'agave, appunto, ma anche l'aloe. Due piante apparentemente molto simili, ma che in verità appartengono a due famiglie diverse. E non solo.
È un romanzo molto piacevole, una storia che intrattiene bene, e ho molto apprezzato lo stile chiaro, delicato, e fluido. Non sono un'amante delle storie d'amore nate così in fretta, ma il tema di fondo mi è piaciuto particolarmente, così come questo collegamento tra le piante citate e le anime di due donne appartenenti a due mondi sociali diversi, ma molto simili quando si parla di sentimenti.
Ricordava l'anno precedente, proprio il 27 marzo 1882, quando in Italia, al confine con la Francia, in un meraviglioso giardino sul mare, l'amore si era affacciato alla sua vita e lei, dopo averlo fatto entrare, l'aveva respinto e chiuso fuori dalla porta.
Marzo, 1883.
Nel Palazzo di Windsor la Regina Vittoria è costretta a vivere il secondo grande lutto della sua esistenza. Dopo la morte del suo amato consorte, Alberto, anche il suo più fedele cavalier servente, il suo Gillie, ha abbandonato le sue spoglie mortali. Mentre tra nobili e servitù serpeggiano le malelingue circa il possibile scandalo di un simile comportamento da parte di una Regina per quello che in fondo era un suo servitore, una ragazza ha un compito particolare: cambiare ogni giorno il fiore sul cuscino nel letto della stanza-museo di John Brown, proprio quel servitore scozzese, brusco nei modi, con il quale la Regina era riuscita a ritrovare una sorta di felicità.
Quell'umile cameriera è Alexandrina. Ha il medesimo nome di battesimo della Regina, ed è nata il giorno in cui è morto il consorte. La ragazza viene dalla Scozia ed è stata chiamata a servire la sovrana, dapprima presso Balmoral e poi Windsor, per poi seguirla nei suoi viaggi in Italia. Ed è proprio a quei giorni in cui il suo pensiero si rivolge, in quel triste anno.
In Italia, infatti, la giovane incontra per caso un giardiniere, Nicola, che sembra subito rubarle il cuore. Ma il tempo da passare insieme è rapido come il vento. Non può vivere quel suo amore, perché presto deve tornare in patria. Eppure, il destino ha in gioco per lei un nuovo incontro, una nuova possibilità. Un altro viaggio, nel 1882, la porta con il seguito della Regina, a Mentone. Qui, lo ritrova. È qui che lo ascolta parlare di alberi, piante e fiori. Qui, che il loro amore può finalmente sbocciare. Ma... Alexandrina è solo una serva. Non può decidere della sua vita. Deve obbedire agli ordini, anche quando vanno contro il volere del suo cuore.
Torniamo al presente. In quell'anno così gravoso per il cuore della Regina Vittoria, anche Alexandrina sembra provare un lutto. Quello di aver trovato l'amore e poi averlo dovuto abbandonare. Le parole di Nicola risuonano ancora nel suo cuore. Alexandrina e Vittoria appartengono a mondi differenti, eppure davanti al dolore, all'amore, ai moti dell'animo, alle passioni più forti, non può esserci differenza alcuna. Serva o sovrana, proverai le medesime sensazioni del tutto umane.
Alexandrina e Vittoria sono come l'aloe e l'agave. Due piante all'apparenza molto simili, ma che in verità appartengono a famiglie diverse. Due piante che hanno anche una vita del tutto differente. Mentre l'aloe, infatti, fiorisce ogni anno in primavera-estate, l'agave ha un percorso particolare. Fiorisce una volta sola, ogni 20 o 30 anni e poi, all'apice della sua fioritura, muore.
... sullo stelo, dopo diciotto o vent'anni, per una sola volta nella vita, l'agave sboccia. Il fiore è spettacolare, sembra un alberello con boccioli dai quali escono corolle bianche tubolari. La fioritura completa avviene nei due mesi successivi.
...
Il vertice dell'esistenza, il momento di massimo splendore, prelude alla morte. Lo sforzo nel generare una simile bellezza sfianca la pianta, che in questo atto estremo consuma tutte le sue energie e non riesce a sopravvivere.
Come la morte sembra colpire le due donne, proprio quando stanno vivendo il massimo della felicità.
Eppure, forse per Alexandrina c'è ancora una possibilità. Se solo avrà il coraggio di osare.
Non sono un'esperta sul mondo delle piante, purtroppo, quindi non conoscevo minimamente l'agave e la sua storia. Questo è uno degli aspetti che più ho apprezzato di questo romanzo: mi è piaciuto molto come l'autrice sia riuscita a collegare la storia di queste due donne a questa pianta e alla simile seppur diversa aloe. E scoprire anche l'esistenza di questa pianta particolare dedicata proprio alla Regina Vittoria.
L'altro particolare che mi ha convinta è proprio questa descrizione di due cuori di donna. Il concetto, che trovo meraviglioso, dell'essere uguali quando si parla di sentimenti. Potremmo tutti essere diversi nei ruoli, per soldi, per contesto sociale, ma di fronte a emozioni tanto forti, in fondo, siamo davvero tutti uguali. Tutti possiamo provare il medesimo dolore di fronte alla morte di una persona cara; e allo stesso tempo, tutti noi abbiamo provato almeno una volta - o forse anche più - l'intensità di un sentimento come l'amore, capace di farti volare verso il cielo, ma anche sprofondare nel baratro, quando tutto sembra ormai perso.
Alexandrina è una ragazza umile, che conosce poco il mondo, ma dotata di una gentilezza unica, e forse è proprio lei a comprendere davvero il dolore della sua Regina.
Purtroppo, come dicevo, non sono molto amante di quei romanzi dove l'amore sboccia così in fretta. Però l'ho trovata una lettura piacevole, che mi ha ben intrattenuta. Una di quelle più “leggere” che fa piacere affrontare, quando vuoi un po' staccare dall'intensità della vita, dai pensieri più pesanti. E magari sprofondare così tra le bellezze di un giardino - magari proprio tra i giardini botanici di Thomas Hanbury sul promontorio della Mortola tra Ventimiglia e il confine francese -, lo sbocciare di un tenero amore, la felicità e la tristezza di una Regina.
Se osservate al microscopio dei sentimenti, una servetta e un'imperatrice sono identiche. Quando grava su di loro la stessa gioia o lo stesso identico dolore tutte le persone sono uguali.