Il viaggio del divano letto, di Pierre Jourde

9 lug 2024

Libri

Questo sembra essere l'anno delle scoperte di nuovi autori o autrici. E la cosa mi entusiasma!
Sono una persona molto curiosa, che non ama soffermarsi sempre sullo stesso genere o scrittore, quindi, questo mi porta a spaziare davvero molto con le mie letture. Inoltre, sono sempre più felice di approfondire i cataloghi delle case editrici indipendenti, perché mi stanno permettendo di conoscere davvero tanti titoli molto validi che ho il piacere di diffondere, nel mio piccolo.

Oggi torno a consigliarvi un libro pubblicato di recente da Prehistorica Editore, una di quelle realtà editoriali che abbiamo scoperto al Salone del Libro, qualche anno fa, e da cui amiamo sempre passare. Gianmaria e Giulia ci hanno omaggiato del nuovo titolo di Pierre Jourde: Il viaggio del divano letto. 
Per me è stato il primo approccio allo scrittore francese e devo dire che mi ha decisamente sorpresa in modo positivo! Forse immaginavo qualcosa di molto diverso, ma mi ha subito coinvolta, fatto ridere in più di un'occasione con la sua ironia bizzarra e anche pungente, ma c'è anche una sorta di malinconia di fondo. 

Il trasporto del divano costituiva l'apoteosi della maledizione degli oggetti che mi perseguitava dal giorno della mia nascita. E cominciavo vagamente a capire il ruolo centrale che alcuni oggetti avevano potuto ricoprire in alcuni episodi disastrosi, pericolosi o grotteschi della mia esistenza. Erano sempre lì presenti quando capitava un brutto scherzo. Avrei quasi potuto raccontare la mia vita attraverso di loro.


© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice

Dopo la morte della nonna, Pierre Jourde, insieme a suo fratello Bernard e Martine, moglie di quest'ultimo, sono stati incaricati dalla loro madre di recuperare un vecchio divano letto (e due poltrone abbinate) e portarlo nella loro casa in campagna, in Alvernia. A bordo di un furgone Citroën Jumper, nel weekend di Pasqua, i tre devono affrontare un percorso da Créteil fino a Lussaud. Un viaggio che hanno fatto più volte, sin dall'infanzia, e questo dà vita a una serie di ricordi, di storie, di aneddoti via via che le città o i paesini scorrono dal finestrino. 

L'autore e narratore ci porta con sé in una sorta di lunga confessione, dall'infanzia, ai turbamenti dell'adolescenza, fino all'età adulta. Siamo di fronte a un romanzo, ma anche a un sorta di racconto autobiografico: se le storie narrate sono realmente avvenute, le conversazioni non hanno, invece, avuto luogo, così come diversa è la cronologia dei fatti.

Il divano letto, ricoperto da un velluto verde oliva decorato di fiorellini e braccioli in legno chiaro, non è un oggetto bello o di valore, ma è qualcosa di profondamente simbolico che si lega, via via, a tutta una serie di oggetti che, sin dall'infanzia, hanno giocato un ruolo chiave nella vita del narratore. Oggetti attorno ai quali si sviluppano le varie storie, narrate in modo tale da ritrovarsi a leggere quasi una sorta di raccolta di racconti, più che un romanzo vero e proprio. Ogni capitolo, infatti, ha nel titolo un oggetto che nel bene o nel male, ma soprattutto nel male, influenzerà alcuni aspetti dell'esistenza dell'autore, ma anche della sua famiglia. Una borsa bomba, dei tappi assassini. una bottiglia di coca distruttiva, una conchiglia castratrice, un libro malefico, una tazza di tè della vergogna, sono solo alcuni di questi strumenti che, insieme al divano devastatore, ci faranno ridere a crepapelle con avventure bizzarre e assurde, ma anche riflettere su alcuni argomenti. Accanto alla storia della sua famiglia, infatti, Pierre Jourde riflette molto anche sul mondo della letteratura, non solo nello stile adottato, ma anche soffermandosi sulle ipocrisie dei premi letterari, e sull'incoerenza del mondo editoriale che protegge e coccola certi scrittori di successo a discapito di altri, o l'ego degli scrittori stessi che non accettano minimamente critiche ai propri lavori. 

Nei confronti di mia madre, mia nonna si era mostrata per tutta la vita e in particolare alla fine, di una paziente, inventiva e impavida cattiveria. Cosa che rendeva ancora più necessaria la pietà filiale. Mia madre si comportava come se mia nonna fosse stata davvero una buona madre. Era il suo modo di immaginare che la nonna l'avesse in qualche modo amata, suppongo.

Ma Il viaggio del divano letto è soprattutto una sorta di dedica alla madre - così come Paese Perduto lo era per il padre -. Apparentemente può apparire un personaggio in secondo piano, ma in verità questa donna timida e generosa è sempre presente. Accanto ai momenti bizzarri, incredibili, ed esilaranti, infatti, si avverte una sorta di malinconia di fondo. Apprendiamo, infatti, sin da subito di come sua madre sia stata una bambina, e poi ragazza e donna, non amata dai suoi avari genitori, così fissati con i soldi, anziché con l'affetto. E questa paziente e impavida cattiveria della nonna, sembra continuare anche dopo la sua morte. Eppure, la madre di Pierre e Bernard sembra voler quasi recuperare una sorta di rapporto con lei, prendendo quel divano letto, che diviene quindi oltre che mero oggetto, proprio un simbolo: è una sorta di reincarnazione della nonna, il simbolo di un amore mai ricevuto. Un oggetto che però continua a devastare, come quella donna che anche dopo la morte, non sembra aver nessun rispetto per quell'unica figlia.
Eppure quella figlia è cresciuta in maniera diversa, divenendo una donna generosa e profondamente orgogliosa dei successi dei figli, anche se... povera donna, ha dovuto affrontare anche tanti momenti complicati con quei due fratelli così impetuosi e turbolenti!

In quel cesso cerco di sfuggire alla noia che sovrasta il resto della casa, come se un'acqua impalpabile la riempisse, annegandoti insidiosamente. Credo di aver scoperto il nulla a otto anni, in quella latrina azzurro cielo. L'abbandono, il vuoto, e l'inutilità di tutto puzzano di gelsomino.

È un libro che mi aspettavo molto diverso eppure, come dicevo, mi ha positivamente colpita. Pierre Jourde, infatti, non racconta questa storia con toni drammatici o tragici, anche se ci sono alcuni momenti in cui si avverte quella sorta di malinconia per questa assenza di amore, per i non detti. Fa largo uso dell'ironia. Forse, è proprio attraverso il ridere di sé stessi soprattutto di fronte ai tanti momenti imbarazzanti e - anche un po' tristi - che si può riuscire ad andare avanti, a sopravvivere. 

Tra un gatto nero chiamato Satana, un cesso che profuma di gelsomino (un odore che assocerà sempre all'abbandono, al vuoto e all'inutilità), una minzion impossible, viaggi tra India, Messico e Himalaya o premi letterari dove avvengono sempre situazioni imbarazzanti e tanto altro ancora, Jourde è riuscito a farmi ridere e a sorprendermi anche con il suo modo di proporre una narrazione di vita, un romanzo familiare, o un memoir, in una maniera del tutto originale, pungente, accattivante. 

Nel libro ci trasporta indietro nel tempo, ma anche nel futuro, e cita praticamente tutti i suoi libri. Questo mi ha sicuramente fatto venire una gran voglia di recuperare anche gli altri suoi lavori, in modo particolare Paese Perduto e L'ora e l'ombra. 

«Ma se nessuno ci legge, continuiamo a esistere?»
«Un libro esiste senza lettore.»


IL LIBRO

Il viaggio del divano letto
Pierre Jourde
Casa editrice: Prehistorica Editore
Traduzione di: Silvia Turato
Pagine: 240
Prezzo: 18.00€
Anno di pubblicazione: 2024
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