Ci sono libri di cui non è così semplice parlare, né tantomeno leggere. Eppure, allo stesso tempo, io li trovo fondamentali per comprendere certi conflitti, molti aspetti di una triste attualità che stiamo osservando, alcuni da lontano, altri vivendoli sulla propria pelle. In modo particolare, trovo interessanti quei lavori tesi a far emergere le voci di chi sta attraversando di persona l'orrore della guerra.
Voci che Katerina Gordeeva ha scelto di ascoltare, per poi riportare in questo testo - Oltre la soglia del dolore - pubblicato, con coraggio visto il tema, dalla casa editrice 21Lettere. Una realtà editoriale che, come avrete ormai capito, io apprezzo molto. Da un lato perché sono orientati verso la qualità più che sulla quantità, e poi perché hanno il spirito di osare, laddove - come in questo caso - forse altri editori non si sarebbero mai esposti.
Che poi, non capisco perché. Questo è quel genere di libro in cui non emergono contenuti di natura politica, ma si dà spazio alle voci e ai liberi pensieri delle vittime della guerra, madri, padri, figli, fratelli, sorelle, amici, nonne e altro ancora. Uomini e donne che ancora oggi stanno affrontando l'orrore di un conflitto: quello tra Ucraina e Russia. Sono voci... per chi sa ascoltare.
Io me lo chiedo sempre: perché tanto odio, perché tanta crudeltà? Quando hanno smesso di essere umani, quando sono diventati così?
Parlare di guerra non è mai così semplice, se poi lo si fa di un conflitto ancora in corso, forse è ancora più complicato. Quando ho visto questo libro e mi è stato proposto, non ho saputo resistere. Accanto a una lettura più di intrattenimento, io amo aggiungerne altre che mi permettano di riflettere sul mondo, sulla storia passata e su quella attuale: per me i libri sono un faro, non solo per analizzare me stessa, ma anche per aprire i miei occhi su ciò che ci circonda. La guerra tra Ucraina e Russia è qualcosa per me ancora un po' nebuloso. Ho imparato, anche osservando quel che accade in Palestina, che le informazioni che arrivano a noi sono sempre - o quasi - filtrate dalla propaganda.
Quello che mi interessa è ascoltare la voce della gente che ha vissuto sulla propria pelle - e continua a provarlo - l'orrore di un simile conflitto. Ed è per tale ragione che libri come questo, secondo me, sono importanti ed essenziali. Quando ho iniziato a leggerlo ho subito pensato anche a Preghiera per Černobyl', di Svetlana Aleksievič. Anche lì, infatti, la giornalista e scrittrice bielorussa, Premio Nobel per la Letteratura nel 2015, poneva le sue domande ai superstiti di quel terribile evento. Gli eventi sono completamente diversi, ma la sostanza è quella di ascoltare e lasciar emergere le emozioni, belle o brutte, che possano trasmettere la fragilità, ma anche la forza umana. E subito è scattato un sorriso nel vedere anche il suo nome tra gli autori della prefazione a questo libro. Molto forti sono le sue parole proprio sul concetto di umanità, un qualcosa che si può perdere facilmente ed è difficile ritrovare.
Vi lascio le sue parole prima di proseguire:
Leggi questo libro. Non riporlo fino a quando non supporrai di essere forte abbastanza e pronto per la lettura. Se lo riponi, ti troverai disarmato di fronte alla malvagità, che cambia costantemente le proprie sembianze. Uno deve sempre restare in guardia per preservare la propria umanità, ogni attimo...
Katerina Gordeeva è una premiata giornalista indipendente russa; ha vinto, infatti, il premio Anna Politkovskaja. Fino al 2012 ha lavorato come reporter televisiva, inviata nei punti più caldi: in Cecenia, in Afghanistan e in Iraq. Nel 2014, dopo l'annessione russa della Crimea e la guerra nell'Ucraina sud orientale, si è dimessa e ha lasciato Mosca in segno di protesta. Nata e cresciuta a Rostov sul Don, nel sud della Russia, ha anche parenti in Ucraina (lo zio, il fratello e la sorella). Provate a immaginare la tempesta interiore che si può avvertire nel vedere il Paese che ti ha dato i natali, invaderne un altro in cui si trovano le persone che ami. Sin dai primi giorni del conflitto, e ancor di più dopo quel 24 febbraio 2022 in cui la Russia ha invaso il territorio ucraino, ha sempre continuato a registrare ciò che accadeva, in modo indipendente, slegandosi dalla propaganda tesa a eliminare la libertà di parola. E il tutto è confluito in un film sul suo canale Youtube, e poi in questo libro.
Oltre la soglia del dolore racchiude, infatti, ventiquattro voci ucraine e russe. Storie di donne, di uomini, di anziani, ma anche ragazzi che si sono ritrovati all'interno di una guerra spietata, in cui non solo si perde ogni cosa, ma si rischia di veder vacillare anche la propria umanità.
Katerina Gordeeva ha viaggiato tra Russia ed Europa, soffermandosi in diversi Centri di accoglienza temporanea, o altri luoghi pronti ad aiutare i profughi ucraini, per raccogliere tutte queste testimonianze. Sono racconti duri, durante i quali i silenzi lasciano il posto a parole anche spietate, dense d'odio, ma in altri momenti anche all'incredulità, alla delusione, alla rabbia, al dolore e soprattutto alle domande. Perché tanto orrore? Che fine ha fatto l'umanità? Perché distruggere vite e famiglie intere? C'è chi prova dolore e puro odio contro i Russi invasori, chi invece lo riversa contro gli Ucraini stessi. Chi - come alcuni abitanti del Donbass - avverte una sorta di delusione nei confronti di chi doveva esportare il Pacifico mondo Russo in quelle zone, e invece ha portato solo dolore, e chi si chiede come il popolo russo riesca ad accettare tutto, senza opporsi. Ci sono madri che hanno visto morire i loro figli, come Raja, che non riesce ad amare quella piccola che ha messo al mondo che le ha impedito, nascosta nel suo ventre, di riuscire a salvare la sorella di sei anni.
“Lo capisce che la mia figlia piccola si è salvata perché era nella mia pancia? E quella grande è morta perché mi ha impedito di proteggerla la pancia dov'era sua sorella? Non so come potremo vivere, io e lei, ricordando quello che è successo. Che senso ha per noi vivere?”
O come Inga, che a Mariupol' ha perso il suo unico figlio, non riuscendo a proteggerlo.
Sa, penso sempre - ho lasciato la sua mano prima che morisse o dopo? Per me è importante. È così terribile morire da solo quando sei un bambino.
C'è chi in questa guerra ha perso gli occhi, come Irma che, scossa da un moto di puro odio, scaccia via la giornalista russa a male parole. Ma anche chi ha perso il senno, tornando bambina pur avendo 83 anni, quella bambina del 1942 che chiede alla mamma un po' di miele e spera di non essere uccisa dai nazi-fascisti.
Ci sono anche voci russe: come quelle di ragazzi che pensavano di andare a fare delle semplici esercitazioni militari, e si sono ritrovati in pieno conflitto e cercano di fuggire, rifiutandosi di combattere, o di una madre, Irina, che fa di tutto per ritrovare il suo amato figlio chiamato a svolgere queste 'presunte esercitazioni militari' oltre la frontiera, sul suolo Ucraino.
Mariupol', Buča, Doneck, Cherson, Kiev, diverse città, vari luoghi, che un po' abbiamo imparato a conoscere, purtroppo, anche noi. Attraverso queste voci si va forse a cercare un po' di quell'umanità persa, a trasmettere quello che la guerra comporta. C'è chi si chiede quale sia il senso di condannare i soldati di uno stato o dell'altro, perché quello non è l'aspetto importante, perché in una situazione simile tutti si ritrovano a sparare, e alla fine le vittime sono proprio i civili. Ci sono immagini strazianti, descrizioni terribili da leggere. C'è chi osserva in volto un soldato con il mitra puntato verso donne e bambini, e scorge in lui degli occhi morti: in lui non c'è più fede, né amore, è morto dentro.
Sì, è la Russia che ha cominciato la guerra, l'aggressione è la vostra. Ma poi ognuno ha continuato a fare mostruosità di suo. O non è così? In guerra non può esserci niente di buono. E questa verità non ve la racconterà nessuno. Nessuno ne parla. Perché in guerra la verità è filtrata, da questa parte, ma anche da quella: a questo dovete crederci, questo non vi riguarda, questa è questione nostra.
C'è chi nella morte vede una liberazione, perché non trova più un senso alla propria vita, avendo perso tutto. Chi prova un profondo amore per la propria Patria che, nonostante tutti gli orrori, non vuole lasciare, perché ha difficoltà a sradicarsi dalla sua terra, come la pianta dal suo terreno.
Insomma, come dicevo, a mio avviso non è un libro politico, ma lo definirei una lettura umana. Un modo per fermare quella confusione di notizie che arrivano da quella terra, rallentare, e cercare così di ascoltare quelle che sono le voci di esseri umani. Persone che avevano una vita, un lavoro, una famiglia, animali, giardini da coltivare, un'esistenza felice, e che hanno visto tutto distrutto da un odio indescrivibile. Da una guerra assurda che rischia di mettere contro anche parenti stessi. Molti ucraini parlano russo, molti di loro hanno parenti in Russia. E viceversa.
Ascoltando le loro storie, Katerina Gordeeva le vive tutte, a volte riascoltandole anche in più di un'occasione. Lascia scorrere le lacrime, si ferma a sentire il fiume di parole che viene sputato fuori, nelle speranza che raccontandolo, quel dolore possa essere portato via come se lo si lasciasse andare al flusso di un torrente.
Perché dovevo vedere con i miei occhi che cos'è la guerra, che cos'è la distruzione, che cos'è la morte, cosa sono i mutilati, adulti senza gambe, bambini con le stampelle o le dita troncate. Finché non si è visto questo di persona - e non dal satanico schermo della TV, dove gli ucraini non sono neanche persone, ma fascisti o nazionalisti pervertiti - non si può capire quanto dolore porta la guerra. Le lacrime di tutte le madri sono salate. Sia le nostre che le loro. E nessuna ha messo al mondo un figlio per mandarlo al macello. Nessuna, te lo assicuro. Nessuna.
Oltre quella soglia del dolore, c'è un'umanità che merita di essere ascoltata. Per questo vi consiglio di recuperare questo libro.
È facile leggerlo? Assolutamente no. Io ho avuto bisogno di momenti di pausa per tornare a respirare.
Però lo ritengo importante. Andate oltre la propaganda o le facili e inutili fazioni. Provate a comprendere davvero cosa significhino la guerra, l'occupazione, spregevoli giochi politici fatti sulla pelle di persone innocenti. E cerchiamo di non perdere mai la nostra umanità, nonostante l'essere umano sia così fragile...
Lo sai, figliola, cos'è più brutto nella guerra? Se anche non ti ferisce, la guerra ti consuma il cuore.