Laboratorio Palestina, di Antony Loewenstein

18 giu 2024

Libri

Scrivere di certi libri non è per nulla facile. 
Un po' riesco a capire chi sceglie di vivere nella propria bolla e non voler guardare quel che succede nel mondo; pensare, forse in maniera piuttosto egoistica, a sé stessi, per non rischiare di star male. Troppo male. Vorrei farlo anche io. Vorrei poter respirare tranquillamente e credere, beatamente, che tutto sia sempre rose e fiori. Ma poi c'è sempre un tarlo che mi logora dentro. A differenza di tanti, io mi sentirei ipocrita a osservare dall'altra parte, soprattutto per due motivi: sin da piccola ho sempre dato una particolarmente attenzione alla Storia, a temi forti come la Shoah e, crescendo, ad altri genocidi e violenze. Ho sempre scelto di non voltarmi, perché dovrei farlo ora? Dall'altra parte, la mia sarà anche una grande sensibilità ed empatia, ma come fai a scegliere di non guardare e non provare neanche a informarti? È per questo che ho deciso di leggere libri sulla Palestina, forse tardi, ma meglio che mai. Non solo romanzi, però.

Vi consiglio davvero di cuore di recuperare un'opera di giornalismo investigativo, che ha vinto anche il Walkley Book Award nel 2023: Laboratorio Palestina. Come Israele esporta la tecnologia dell’occupazione in tutto il mondo, di Antony Loewenstein.

Se avete voglia di capire quel che accade veramente in questo assurdo e violento mondo, se volete smetterla di chiudervi nella vostra bolla e comprendere che non sia qualcosa che sta accadendo solo lontano da noi, ma ci riguarda tutti, allora vi consiglio di prendere in mano questo libro e iniziare a leggerlo. Lo so. Farà male, farà arrabbiare, a un certo punto ti svuoterà anche dentro. Però la ritengo una lettura essenziale, per aprire gli occhi, e smetterla di essere bloccati dalla più becera propaganda di uno stato etno-nazionalista che di democratico non ha proprio un bel niente.

Israele ha sviluppato un’industria degli armamenti di primo livello, con dispositivi ben sperimentati sui palestinesi dei Territori Occupati e poi promossi sul mercato come “testati in battaglia”. Sfruttando il marchio IDF, le società israeliane della sicurezza sono riuscite a primeggiare nel mondo. Il laboratorio della Palestina è un punto di forza chiave per i prodotti “Made in Israel”.


© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice

Antony Loewenstein, nipote di profughi ebrei che lasciarono la Germania per sfuggire alla violenza nazista, è un giornalista investigativo australiano, autore di bestseller, regista e cofondatore di «Declassified Australia». Ha vissuto a Gerusalemme Est dal 2016 al 2020 e ha scritto per importanti testate giornalistiche. In questo suo volume, attraverso un'analisi molto dettagliata di fonti, interviste, dati, che arricchiscono un'importante e densa bibliografia - che si può facilmente trovare alla fine della lettura - cerca di dimostrare come la Palestina sia stata un laboratorio perfetto per i metodi di controllo e segregazione della popolazione. Soprattutto dopo la guerra dei sei giorni, nel 1967, Israele ha iniziato a fondare la sua ricchezza e il suo potere sulla creazione e vendita di armamenti di vario tipo, ma anche software di spionaggio, tecnologie avanzate di controllo e sorveglianza, fino ad arrivare anche all'uso di droni per tracciare i movimenti dei Palestinesi e l'uso dell'Intelligenza Artificiale anche per trovare luoghi di rifugio dei presunti terroristi - ma mettendo a rischio le vite di molti civili -. 

Israele pian piano è divenuto un vero e proprio modello che molti Stati hanno cercato - e cercano anche oggi - di imitare. Facendo spesso leva anche sul triste passato della Shoah, ha cercato nel corso degli anni di ottenere un riconoscimento della propria esistenza dai Paesi Esteri, intessendo via via vari rapporti, non solo con i paesi del Nord del mondo, in modo particolare con gli Stati Uniti e buona parte dell'Europa (senza tralasciare dei collegamenti anche con la Russia), ma anche con regimi violenti e dittatoriali, che hanno acquistato armi e tecnologie sofisticate per reprimere le minoranze. 

Lo stato sionista ha, infatti, dato il suo sostegno anche a numerosi regimi dittatoriali della storia: dal Sudafrica dell’apartheid, al Cile di Pinochet, alla Romania di Ceaușescu, all’Indonesia di Suharto e al Ruanda prima e durante il genocidio del 1994, fornendo armi agli Hutu. Ma anche alla famiglia Duvalier, ad Haiti, e a quella Somoza in Nicaragua. Relazioni e vendita di armi e informazioni ci sono state anche con il Guatemala di Rìos Montt nella guerra contro gli indigeni Maya; fino al regime militare del Myanmar che portò al genocidio della minoranza musulmana Rohingya. 

Ma sono solo alcuni esempi dei tanti che possiamo trovare in questo testo molto denso. 

Perché a Israele non interessa come le sue armi e strumenti vengano utilizzati, l'importante è vendere.

Non mi importa di cosa fanno i gentili con le armi. L'importante è che gli ebrei ci guadagnino.
- Consulente israeliano in Guatemala negli anni Ottanta.

Il paradosso dello stato Sionista è che da un lato accusa con estrema facilità le persone di essere antisemite, ma dall'altro ha una serie di alleanze con Paesi in cui l'estrema destra antisemita è al potere, o magari, in passato ha chiuso un occhio davanti a Paesi che hanno dato ospitalità a numerosi gerarchi nazisti, tra cui Josef Mengele. 

Israele è uno dei dieci maggiori esportatori di armi al mondo: durante le più grandi fiere delle armi vende i suoi prodotti che sono stati testati sulla popolazione di Gaza, ma anche della Cisgiordania e Gerusalemme Est. 
Esistono, infatti, differenti tecnologie di sorveglianza soprattutto ai checkpoint, dove i Palestinesi sono controllati, attraverso software di riconoscimento facciale e dettagli biometrici per documentare ogni movimento, ma anche un vero e proprio controllo dei telefoni cellulari, attraverso, ad esempio, Pegasus. O l'utilizzo persistente di droni, non solo a fini di controllo, ma anche come vere e proprie armi (come nel caso di quello usato contro i Palestinesi che manifestavano pacificamente nella Grande Marcia del ritorno). 

Dopo l'11 settembre del 2001 c'è stato un aumento dell'odio e della paura contro i musulmani, considerati tutti dei terroristi da controllare e distruggere. Questo tragico evento è stata un'ottima occasione per Israele per fare affari ed esportare il proprio modello contro il terrorismo arabo/musulmano. L'utilizzo di queste tecnologie avanzate, infatti, viene fatto facilmente passare come un semplice modo per combattere il terrorismo e difendere i propri paesi, ma in verità dietro tale parvenza si nasconde il desiderio di far soldi con le armi, di ottenere un riconoscimento come Stato e continuare con il proprio intento genocidario nei confronti di un presunto nemico.

Israele è un modello, dunque. Un modello che gran parte degli Stati del mondo ammirano e scelgono di seguire e sostenere. 
Non solo per i regimi più estremisti, ma anche per gli Stati Uniti e l'Unione Europea.

Droni israeliani sono usati dall'Unione Europea per controllare lo sbarco di migranti, e scegliere quali barche salvare e quali far affondare. Muri vengono eretti, come quelli in Palestina, intorno a Gaza. Basti pensare ad esempio alla barriera che separa il Messico dagli Stati Uniti. Soldati e funzionari dei vari Stati del Nord del Mondo (soprattutto dagli Stati Uniti) si recano in Israele per ricevere le informazioni, per essere addestrati sul campo e poi esportare tutto ciò che hanno appreso, in patria.

La cosiddetta più grande democrazia del Medio Oriente controlla la stampa, tutto deve passare sotto lo sguardo del capo censore militare dell'IDF, le forze di difesa israeliane; per non parlare della forte componente di razzismo anche nei confronti dei neri. Se non sei ebreo, sarai sempre considerato un cittadino di serie b, subendo controlli, violenze, umiliazioni.

Da sempre le lobby sioniste ed evangeliche cristiane degli Stati Uniti esercitano enormi pressioni su Facebook affinché limiti la quantità di contenuti filopalestinesi presenti sulla piattaforma.


Questo controllo si esercita anche sui social network, dove le voci dei Palestinesi sono censurate. Pensate a quante volte subiamo lo shadow ban se proviamo a esprimere un concetto contro Israele. Ci avete mai fatto caso? L'unico post che mi è stato segnalato è stato il libro Ogni mattina a Jenin di Susan Abulhawa, dove ho semplicemente descritto le mie riflessioni sulla lettura. Ma a quanto pare, per Meta non andava bene. Instagram, Facebook, Tiktok, X, e Youtube sono costantemente controllati. 

Due pesi e due misure. È sempre più evidente tutto ciò.

Pensiamo alla guerra tra Russia e Ucraina. La Russia, invasore, ha subito una serie di sanzioni. 
Israele, no. Anzi, è sostenuto.

O anche la Cina. Quello che questo stato fa agli Uiguri non è così distante da ciò che fa Israele ai Palestinesi. Ma solo la Cina viene attaccata e sanzionata. Perché Israele no?

Quello che vi ho citato in questo articolo è solo una minima parte del flusso di informazioni che potete trovare in questo libro. A me è servito per trovare risposta a molte domande. Perché ad esempio gli Stati Arabi non stanno facendo nulla per bloccare il genocidio in corso? Forse perché anche loro hanno avuto diversi legami con Israele. Perché Stati Uniti e buona parte dell'Europa non fanno nulla, ma anzi sono complici di tutto questo orrore? Perché Israele è un modello. Perché in tutti questi anni si è molto giocato sulla propaganda e la paura nei confronti dei presunti terroristi - che hanno sempre avuto il volto arabo - e quello che fa il sionismo è perfetto per contrastare tutto ciò, controllare le minoranze, tenere a bada i possibili nemici. Ma anche perché resta la 'paura' di essere accusati di antisemitismo. La Germania, ad esempio, è la nazione più filoisraeliana d'Europa e maggior partner commerciale di Israele. 

O forse è ancora più semplice: i soldi e la guerra controllano il mondo. È tutto qui.

Secondo il giornalista l'unico modo per fermare Israele è isolarlo economicamente. Ma questo avverrà mai?

Israele ha venduto tanti di quei dispositivi per la difesa a tanti di quei paesi che spera di essere al riparo da qualsiasi reazione politica alla sua occupazione senza fine. Gli alleati, ufficiali e non, hanno accordato allo Stato ebraico la protezione di cui ha bisogno per sottrarsi alla censura internazionale o a possibili convocazioni davanti alla Corte penale internazionale. Vendere lo spyware Pegasus di NSO Grou e una miriade di altri dispositivi militari high-tech è il tipo di politica delle armi che assicura alleanza e amicizie, si da parte di Stati autoritari che da parte di democrazie. Israele si vanta di essere la nazione di cui nessuno può fare a meno.


Questa lettura mi ha molto scosso. Ho provato così tanta rabbia, indignazione, incredulità, orrore. Avrei voluto sottolineare ogni cosa, avrei voluto lanciarlo, in verità, per smettere di leggere certe cose. Perché la verità fa male, eppure è fondamentale conoscerla. Alla fine ho avuto quasi la sensazione di essere stata prosciugata. Sto perdendo la speranza... finché saremo guidati da potenti che pensano solo ai soldi, alla guerra, al dominio, all'esclusione delle minoranze, non potremo mai vivere in un mondo di pace.

È un libro che richiede tempo e attenzione, ma che a mio avviso tutti dovrebbero leggere. Soprattutto chi si fa domande, chi ha ancora qualche dubbio. Forse noi possiamo fare poco, è vero. Ma mi e vi pongo una domanda: volete stare dalla parte degli indifferenti? Forse ci siamo sempre chiesti perché in passato abbiano permesso certi genocidi. Ora facciamo lo stesso? Credo che ognuno di noi nel suo piccolo possa fare qualcosa: protestare, boicottare prodotti e aziende, condividere la voce dei popoli oppressi, ma anche già conoscere, informarsi, leggere libri è importante. 

Ringrazio Fazi editore non solo per avermi permesso di leggere questo libro, ma anche per il meraviglioso coraggio che hanno nel pubblicare titoli come questo e non solo! Non è da tutti.


Senza una forte campagna internazionale per isolare Israele per il fatto che sta violando i diritti umani, o senza qualche causa mirata contro le aziende israeliane di armi che vendono dispositivi a stati autoritari, l'industria continuerà a prosperare.

IL LIBRO

Laboratorio Palestina
Antony Loewenstein
Casa editrice: Fazi Editore
Traduzione di: Nazzareno Mataldi
Pagine: 336
Prezzo: 20.00€ / E-book: 10.99€
Anno di pubblicazione: 2024
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