La leggenda del castello nero e altri racconti, di Iginio Ugo Tarchetti

21 giu 2024

Libri

Di Iginio Ugo Tarchetti non avevo ancora letto nulla, anche se il suo romanzo Fosca è in libreria che mi attende da un po' e mi attira parecchio. Ma, complice una sfida di lettura - ossia dei libri che ha scelto per me il mio ragazzo -, ho deciso di leggere prima i suoi racconti fantastici. E devo ammettere che nonostante alcuni aspetti del suo stile non mi abbiano fatto impazzire, mi ha lo stesso molto colpita! Noi abbiamo un'edizione particolare, che racchiude al suo interno cinque racconti: I Fatali, La leggenda del castello nero (che dà il titolo alla raccolta), La lettera U (il mio preferito!), Un osso di morto e Uno spirito in un lampone


È un fatto che il volto è lo specchio dell'anima: non si può indovinare se la natura abbia dato ella stessa una espressione buona ai buoni, e cattiva ai cattivi; o se la bontà e la malvagità umana possano talmente agire sulle nostre fattezze da modificarle e da imprimervi il loro suggello; ma egli è ben certo che il cuore trasparisce dal viso, anche da quelli la cui bellezza vorrebbe nascondere un animo turpe, o la cui laidezza uno onesto.
- da I fatali


© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice


Tarchetti è uno dei maggiori esponenti della Scapigliatura in Italia, e tra queste pagine indaga attraverso il punto di vista di un osservatore estraneo, di vari argomenti collegati al mistero, al macabro, al sogno o forse meglio all'incubo, ma anche temi come lo spiritismo, la reincarnazione dell'anima dopo la morte, la follia, lo sdoppiamento spiritico della personalità e anche su quanto alcune persone possano influire negativamente nella vita degli altri. Sono racconti che, però, non vogliono dare risposte. Restano un po' sospesi. L'autore ci getta nel mistero e lì ci lascia, senza dare una vera e propria spiegazione. C'è anche, però, molta ironia nel narrare di certi aspetti psicologici e soprannaturali. 

Ne I Fatali, il racconto più lungo della raccolta, siamo nella Milano del 1866. Durante il carnevale, il narratore scorge in mezzo alla folla un giovane dall'aspetto quasi femmineo, dai lineamenti armoniosi, e delicati, pallido e malinconico. Non riesce ad allontanare lo sguardo da lui, e dal suo gesto pieno di affetto nei confronti di un bambino che gli si avvicina. Il ragazzo gli dona una carezza, ma... non passa troppo tempo e scopriamo che quel bambino ha subito un incidente. Lo stesso accade a una fanciulla che, a teatro, gli rivolge sguardi carichi di affetto. Dopo un po' la ritrovano svenuta. E un'altra ragazza, che vuole sposarlo, si ammala improvvisamente... Chi è questo giovane? E come mai ogni volta che si avvicina a qualcuno, quest'ultimo subisce qualcosa di negativo? Cosa accade quando due individui che esercitano il medesimo influsso fatale sulle altre persone si incontrano e scontrano? Sono solo superstizioni o sono degli iettatori? O forse si cela altro, dietro?


Le sue forme piene e delicate, che sentiva fremere sotto la mia mano, si appianarono, rientrarono in sé, sparirono; e sotto le mie dita incespicate tra le pieghe che si erano formate a un tratto nel suo abito, sentii sporgere qua e là l'ossatura di uno scheletro...
- da La leggenda del castello nero.


Nel racconto che dà il titolo a questa raccolta, La leggenda del castello nero, ci spostiamo nel Tirolo del 1830. Qui conosciamo una famiglia, e soprattutto un ragazzo e suo zio, che ricevono un plico misterioso: due volumi di memorie che risalgono alle origini della famiglia stessa. Da quella notte, il giovane inizia a fare strani sogni, quasi vivesse un'altra vita. Si vede più grande, davanti a un castello nero sulla sommità di una rupe, che domina l'intera valle. E qui è rinchiusa una dama di prodigiosa bellezza, verso la quale prova un sentimento. Ma quando la bacia, pian piano non avverte più le sue labbra o il suo corpo, ma si rivela uno scheletro. In questo caso si parla di un'espiazione, della reincarnazione dell'anima, di altre vite, tra realtà e sogno. 

La lettera U (manoscritto di un pazzo) è il racconto che ho preferito, forse perché a mio avviso è il più originale e bizzarro, e nonostante il tema della follia, mi ha divertita. Qui siamo di fronte una mente squilibrata, quella di un uomo che sin dall'infanzia prova orrore e disgusto per la lettera U. Da bambino non vuole neanche scriverla o pronunciarla, e quando cresce domanda più volte alla moglie Ulrica, di cambiare il suo nome. Ma davanti al silenzio, arriva a farle del male. 


Sentite ora l'U. Pronunciatelo. Traetelo fuori dai precordii più profondi, ma pronunciatelo bene: U! uh! uhh!! uhhh!!! 
Non rabbrividite? non tremate a questo suono? Non vi sentite il ruggito della fiera, il lamento che emette il dolore, tutte le voci della natura sofferente e agitata? Non comprendete che vi è qualche cosa d'infernale, di profondo, di tenebroso in quel suono? 
Dio! che lettera terribile!! che vocale spaventosa!!
- da La lettera U


In Un osso di morto appare il tema dello spiritismo. In sostanza c'è l'apparizione del fantasma di un ex inserviente dell'Università di Pavia, che chiede indietro la rotella del suo ginocchio, che gli era stata rubata, e che il protagonista teneva come fermacarte. Un racconto anche ironico, che oscilla tra realtà e sogno. 

Infine, il volume si conclude con un ultimo racconto che parla anche qui di fantasmi o anime che in qualche modo chiedono giustizia: Uno spirito in un lampone, è ambientato in un piccolo villaggio della Calabria nel 1854. Un barone durante una battuta di caccia, scorge un insolito albero di lamponi. Ne mangia uno e inizia ad avere una strana sensazione, quasi avesse delle allucinazioni. Sente la sua personalità sdoppiarsi: lo spirito di una fanciulla entra in lui, e sarà un modo per risolvere il mistero della sua scomparsa. 

Se nei primi due racconti l'aspetto oscuro, macabro e gotico è predominante, devo ammettere che gli ultimi tre li ho trovati forse più bizzarri e in un certo qual modo divertenti, nonostante i temi trattati. 
Per me è stato un primo importante approccio alla sua scrittura. Se devo essere sincera, come ho già detto, il suo stile non mi ha fatto sempre del tutto impazzire, ma alla fine sono rimasta ugualmente soddisfatta di questa lettura. Ora, non vedo l'ora di recuperare anche il suo romanzo più famoso, Fosca!

IL LIBRO

La leggenda del castello nero
Iginio Ugo Tarchetti
Casa editrice: Donatello De Luigi Editore
Pagine: 176
Anno di pubblicazione: 1944
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