Temevo di non riuscire ad amare questo libro e, invece, quanto è bello quando una lettura riesce a sorprenderti?
Avevo sentito parlare molto bene di Un amore, di Dino Buzzati da lettrici che stimo molto, e mi sono detta: perché non provare? Anche perché non avevo ancora mai letto nulla di suo.
Sapevo a grandi linee la storia, ma non ero perfettamente consapevole dell'età dei due protagonisti. In molti hanno, infatti, paragonato questo testo alla Lolita di Nabokov, pubblicata qualche anno prima. In effetti, anche se le due storie sono differenti, hanno dei punti in comune, tra cui l'ossessione di due protagonisti maschili maturi per delle ninfette, bambine o ragazze ancor minorenni. Il romanzo di Nabokov però mi ha disturbato molto di più, e non so se sia anche per la differente età in cui ho letto i due testi, ma Buzzati è riuscito a farmi apprezzare maggiormente il suo testo rispetto all'autore russo. Ma chissà, non è detto che io in futuro non dia un'altra possibilità a Lolita (di cui ho comunque apprezzato molto lo stile).
L'amore? È una maledizione che piomba addosso e resistere è impossibile.
Siamo nella Milano degli anni '60, una città grigia, triste, con un cielo incomprensibile che non si capiva se fossero nubi o soltanto nebbia oppure semplicemente caligine uscita dai camini, dalle ciminiere, dalla fabbriche della periferia. Protagonista è Antonio Dorigo, un architetto borghese di 49 anni, rispettato e ammirato sul lavoro, ma nel privato ha una vita abbastanza piatta. Lui non riesce a comprendere le donne, che gli sembrano sempre irraggiungibili. Ed è anche per questo che a volte sceglie di andare presso la casa di appuntamenti della signora Ermelina, per trovare delle giovani con cui soddisfare i suoi desideri sessuali. È qui, che quel mattino conosce Laide, diminutivo di Adelaide, una ragazza minorenne (di vent'anni), della Milano popolare, che sostiene di essere una ballerina della Scala ma che per avere più soldi decide anche di concedersi agli uomini.
Un incontro segue all'altro, e Antonio s'innamora per la prima volta. Ma è un amore non corrisposto, disperato, a senso unico. In lui si accende una vera e propria ossessione per quella ragazza a cui non smette mai di pensare, e verso la quale inizia a nutrire anche forme di gelosia e possesso. Ma Antonio è anche un uomo debole, passivo, che non riesce a reagire e a sottrarsi da quella che lui arriva a definire disgrazia.
Pian piano, infatti, Laide spregiudicata, libera, opportunista e capricciosa, sembra muovere le regole di quel gioco: diventa la sua mantenuta, da lui riceve soldi, aiuto, passaggi in macchina, quasi ogni suo desiderio viene soddisfatto; ma da parte sua non va mai oltre il rapporto sessuale. Quella ragazza del ceto popolare sembra quasi prendersi gioco di lui: in lei c'è ambiguità, ci sono misteri ma anche bugie. L'uomo sopporta numerose umiliazioni pur di continuare a godere della sua compagnia, e subisce tutto in maniera passiva. Per Dorigo, Laide è una dannazione, ma... anche una salvezza.
Ora si accorge che, per quanto egli cerchi di ribellarsi, il pensiero di lei lo perseguita in ogni istante millimetrico di giornata, ogni cosa persona situazione lettura ricordo lo riconduce fulmineamente a lei attraverso tortuosi e maligni riferimenti. Una specie di arsura interna in corrispondenza della bocca dello stomaco, su su verso lo sterno, una tensione immobile e dolorosa di tutto l'essere, come quando da un momento all'altro può accadere una cosa spaventosa e si resta inarcati allo spasimo, l'angoscia, l'ansia, l'umiliazione, il disperato bisogno, la debolezza, il desiderio, la malattia mescolati tutti insieme a formare un blocco, un patimento totale e compatto.
Attraverso questa storia, infatti, Dino Buzzati va a riflettere e a mettere in luce i conflitti di questo uomo maturo così attratto da questa ragazza così giovane, ma anche le differenze tra la Milano borghese, attiva, dignitosa e prestigiosa, ma che allo stesso tempo appare vuota, triste, grigia e quella popolare, più sporca, forse, una sorta di Babele in cui regna la confusione, ma anche una nota di colore.
Dorigo è afflitto, disperato, perso in questo vortice ossessivo, e Laide è un'illusione che, però, ha riempito la sua vita e a ha cacciato via almeno per qualche tempo un pensiero fisso: la paura della morte. L'amore gli aveva fatto completamente dimenticare che esisteva la morte.
Lo stile di Buzzati mi è piaciuto molto: nonostante le ripetizioni di riflessioni e avvenimenti, è riuscito anche a incantarmi, trascinandomi in una storia fatta di momenti più tranquilli, dove anche la narrazione è più chiara, più 'distesa', alternati ad altri in cui emergono i monologhi interiori dell'uomo, un groviglio di pensieri, un flusso di coscienza, quasi, che ti trascina nell'anima di quest'essere umano che in fondo è solo e allo stesso tempo ossessionato da questa sorta di amore.
Eppure, in quella svergognata e puntigliosa ragazzina una bellezza risplendeva ch'egli non riusciva a definire, per cui era diversa da tutte le altre ragazze come lei, pronte a rispondere al telefono. Le altre, al paragone, erano morte. In lei, Laide, viveva meravigliosamente la città, dura, decisa, presuntuosa, sfacciata, orgogliosa, insolente. Nella degradazione degli animi e delle cose, fra suoni e luci equivoci, all'ombra tetra dei condominii, fra le muraglie di cemento e di gesso, nella frenetica desolazione, una specie di fiore.
Laide resta un personaggio ambiguo e misterioso. Se devo essere sincera, anche qui - come in Lolita - ho provato una sensazione di fastidio sia nei confronti della ragazza, che ha comunque degli atteggiamenti che forse fino alla fine non riesci quasi a comprendere - ma su cui un altro personaggio ci porterà ad aprire gli occhi -, sia soprattutto per quest'uomo passivo che per troppo tempo si lascia manovrare senza neanche provare a reagire. Ma, forse, anche qui il motivo sta proprio nella solitudine, nel non riuscire ad adeguarsi a una realtà che cambia, sempre più frenetica, apparentemente più moderna ma allo stesso tempo vuota. E in questo “amore” riesce a provare qualcosa, qualcosa che lo fa sentire vivo, e che lo allontanata - come ho già scritto - dal pensiero opprimente della morte.
Fino ad arrivare a un finale che forse può sorprendere e a un'ultima immagine che incanta per la bellezza della prosa, almeno per me.
Insomma, Un amore è un testo che ho trovato davvero molto interessante. E secondo me è errato considerarlo erotico. Comunque spero di riuscire a leggere presto altro di suo!
Eppure anche a cinquant'anni si può essere bambini, esattamente deboli, smarriti e spaventati come il bambino che si è perso nel buio della selva. L'inquietudine, la sete, la paura, lo sbigottimento, la gelosia, l'impazienza, la disperazione. L'amore!
Qualche curiosità:
- Facendo una ricerca anche sulla vita dell'autore ho scoperto che questo libro ha anche molti collegamenti con la realtà. Dino Buzzati, infatti, ha avuto una relazione con una ballerina che gli ha spezzato il cuore e per la quale aveva un'ossessione. Questa storia è stata proprio uno spunto per il suo romanzo. Inoltre, si sposò con la giovanissima Almerina Antoniazzi, che venne soprannominata 'sposa bambina' perché aveva solo 19 anni quando iniziò a frequentare lo scrittore e giornalista che ne aveva, invece, 53.
- Da questo romanzo è stato tratto anche l'omonimo film del 1965, diretto da Gianni Vernuccio, con Rossano Brazzi nel ruolo di Antonio Dorigo e Agnès Spaak nelle vesti di Laide.