Quando si pensa alla figura della Strega la si collega sempre a un qualche animale: un gatto (nero soprattutto), un rospo, a volte un cane, ma anche un corvo. Un famiglio, insomma. Ma qual è il vero legame tra la strega e il suo famiglio? Come possiamo analizzare l'argomento da un punto di vista non solo storico, ma antropologico e folkloristico? Un valido spunto letterario potrebbe essere il testo di Francesca Matteoni, ripubblicato di recente dalla casa editrice effequ (che ringrazio infinitamente per avermi omaggiato di una copia cartacea): Il famiglio della Strega.
La strega vive sola ... e in questa solitudine tesse amicizie eccezionali con spiriti, presenze ibride fra l'animale e il mostruoso, compagni invisi al suo vicinato. Nella solitudine cerca, come ogni essere vivente, un conforto, apre spazi che conducano altrove, via dalla disperazione.
Amando molto l'argomento ho letto diversi testi, tra romanzi e saggi, ma ogni volta è interessante trovare qualche spunto in più che mi permetta di approfondire maggiormente il tutto, anche sulla base di nuovi punti di vista. Francesca Matteoni in questo suo saggio (pop!), cerca di analizzare l'immaginario della strega e la tragica storia delle tante persone uccise per accuse assurde e inesistenti, frutto della superstizione, dell'odio, della vendetta, della misoginia e altro ancora (il numero delle vittime si attesta intorno alle quarantamila e sessantamila), soffermandosi soprattutto su un elemento molto importante: il sangue.
Il sangue è un elemento contraddittorio: simbolo di vita ma anche di morte, di cura ma allo stesso tempo anche di malattia, di salvezza o violenza. Se da un lato il sangue sacro di Cristo salva dal peccato e purifica, nella strega il sangue è considerato cattivo, inquinato e rappresenta un segno di ribellione che distrugge. Ed è questo fluido che collega la strega (o lo stregone, perché ci sono state anche molte vittime maschili nel corso dei secoli) al suo famiglio. Quest'ultimo, infatti, sia nelle sembianze di un animale comune (gatto, rospo, cane, furetto ecc.), sia in quelle di spirito o demone, instaura con la strega un rapporto profondo, nutrendosi del suo sangue e lasciandole un segno sul corpo, un marchio, che diventerà poi il motivo fondamentale, durante i processi dell'inquisizione, per accusare qualcuno di stregoneria.
Il corpo femminile, percepito come un contenitore aperto, perdeva (o donava, a seconda della prospettiva) nutrimento e spreco, e si divideva in una parte superiore 'pulita' e utile, e una inferiore 'sporca', che rischiava costantemente di contaminare l'altra.
Il sangue è un elemento che segna ogni passaggio dell'esistenza umana e, ancor di più, è connesso al corpo femminile, basti pensare al flusso mestruale che ha sempre avuto un forte impatto nelle credenze popolari e non solo, nelle varie culture ed epoche.
Ho trovato molto interessante la riflessione sul corpo della presunta strega e la sua contrapposizione con la 'madre'.
Nella società patriarcale dell'Europa moderna, il valore di una donna era definito dalla sua capacità di procreare, di essere madre, di spendere la sua esistenza nei confronti della famiglia, dei figli. Alla madre quindi è contrapposta l'anti-madre, la strega, la cattiva genitrice che allevava un demone - il famiglio - anziché un infante.
L'immagine del famiglio, quindi, diventa una sorta di fantastica deformazione del bambino: l'essere diabolico si nutre del sangue anziché del latte, portando alla malattia, alla morte. La strega è, quindi, una madre-infetta che getta la sua anima al diavolo, e fa paura.
Ad essa, si unisce la donna anziana, rovinata, che non può più avere figli e che non ha più la possibilità di far uscire il sangue infetto (tramite il flusso mestruale): una facile vittima, non solo dei persecutori delle streghe veri e propri, ma anche della stessa comunità che vedeva in questa figura solitaria, emarginata, difettosa un facile capro espiatorio al quale addossare ogni genere di colpa, o paura.
Ma il sangue è importante anche per le contro-magie, ossia i tentativi da parte di chi ha subito il presunto maleficio, di ferire la strega in modo da far sgorgare dal suo corpo il sangue nel vano e assurdo scopo di riacquistare la propria salute. Esempi sono stati lo scratching, ossia graffiare la strega, a volte ferendola profondamente, con oggetti appuntiti; e le witch-bottles, delle semplici bottiglie riempite di urina e scarti 'rigidi' del corpo, come capelli o unghie e oggetti affilati, che venivano poi sigillate e riscaldate sul fuoco oppure sepolte.
Un famiglio può essere di volta in volta un animaletto domestico dall'apparenza innocua, uno spirito fatato, una presenza fantasmatica, una creatura diabolica: teorie popolari e religiose gli danno forma inquietante e mutevole di aiutante e aggressore, comunque sia di un estraneo, di un altro capace di intrudersi nel quotidiano, di consumare il sangue, simbolo per eccellenza della vita umana.
E il famiglio? Nell'immaginario comune e nel folklore, era inizialmente visto come animale comune (gatto, rospo, cane, furetto, corvo), o un essere del piccolo popolo, una fata o un folletto (imp) somigliante all'essere umano ma che vive in un mondo altro, simile e allo stesso tempo opposto al nostro. O ancora uno spirito evocato dai cunning folk, Saggi o Streghe bianche, per i propri servigi.
Arrivando però all'epoca moderna, con il diffondersi dei processi inquisitori, diventa un simbolo usato dal diavolo per accedere al corpo della strega, alla sua anima.
Spostandosi sulla contemporaneità si può, invece, parlare di niggets, ossia creature piccole e scure, ombrose, che però restano separate dalla 'strega'.
Scrivere di saggi letti non è mai semplice. Ho cercato di darvi comunque degli spunti tratti da questo testo che ho trovato molto interessante, ma allo stesso tempo richiede una certa attenzione. L'autrice, attingendo da una bibliografia corposa, che va dall'antropologia, al folklore, dai processi inquisitori, ad alcune digressioni sul campo medico, è riuscita - a mio avviso - a mostrare un altro punto di vista sul tema.
Alla fine, ogni saggio sulla stregoneria che leggo, mi porta sempre lì: a quanto sia facile credere a sciocche superstizioni, cedere alla paura del 'diverso', cercare sempre qualcuno da condannare per eventuali mali, puntato il dito contro facili vittime, spesso emarginate, sole, 'difettose' secondo la società, stigmatizzate perché vanno contro i limiti culturali, religiosi, geografici e politici che vengono (im)posti. E quanto, ancora oggi del resto, si tenda ad analizzare sempre il corpo delle donne. Un corpo marchiato, esaminato, offeso, distrutto e che forse ha sempre fatto paura e continua a farne.
Una strega è umana proprio come te.
Anche tu potresti essere una strega.