Grazie alla collaborazione con Roberto Nicolucci Editore ho avuto modo di poter conoscere, qualche tempo fa, la penna di un altro autore italiano del Novecento: Luigi Incoronato. Di due racconti vi avevo già proposto il mio articolo sul blog, ma di recente ho potuto continuare ad approfondirlo grazie a un altro testo pubblicato dalla medesima casa editrice: Compriamo Bambini.
Un frammento, uno spaccato sociale perfettamente realistico dell'Italia, in particolare della Napoli tra gli anni Cinquanta e Sessanta, con le sue tante, sottili, contrapposizioni. È un romanzo che parte da un tema - quello del traffico di bambini tra Napoli e l'America -, per poi estendersi ad altre riflessioni sull'epoca, soffermandosi sulla crisi dei valori a cui la società italiana, nel boom economico, sembra andare incontro.
«Sì, sapete... Noi cerchiamo i bambini orfani e troviamo per loro una buona famiglia di oneste persone, che stanno bene, e così gli orfanelli hanno una casa e un avvenire». Il giovane parla a labbra strette, a voce piuttosto bassa. La donna non riesce a capire bene: «Va bene, ma qui da me, che volete?»
«Voi, vedete, avete tanti bambini».
«Ma sono viva».
La storia inizia in un ampio piazzale che s'affaccia sulla campagna vesuviana, all'interno di due fabbricati rustici a un piano. Carmela, madre di sette figli, lava i panni in una tinozza, mentre intorno a lei i suoi figli giocano a rincorrersi. Un'immagine semplice, che riflettere la povertà dell'epoca, ma che s'infrange ben presto con l'arrivo di un giovane che a ella si rivolge.
Il ragazzo, chiamato Sergio, le si avvicina e le propone qualcosa di assurdo: vuole acquistare - per tramite di un'associazione - uno dei suoi figli, magari la più piccola, Mariettina, per duecentomila lire in contanti. La bambina sarà affidata a una buona famiglia americana che si occuperà di lei, garantendole una vita migliore di quella che sua madre, con il suo misero lavoro e le tante bocche da sfamare, potrà darle.
Da questo antefatto, si snodano poi diverse vicende che vedono coinvolti altri personaggi. Da un lato lo stesso Sergio, che cerca di svolgere qualsiasi lavoro che possa consentirgli una vita migliore, anche andando contro valori morali, e che si avvicina alle idee neofasciste del Movimento Sociale Italiano; ma ci sono anche Paola, la sua ragazza, una giovane universitaria, che cerca invano di cambiarlo e forse, di trovare pian piano la sua indipedenza, provando anche a staccarsi da un rapporto tossico. Accanto a lei, c'è l'amico Roberto che ha un rapporto complicato con suo padre, un noto e ricco architetto napoletano così fissato con il dio denaro da non badare neanche al prezzo delle vite umane. E, infine, Antonio, compagno di Carmela con la quale si scontrerà, presto, a causa di quell'insolita richiesta che, però, potrebbe consentire a tutti loro di avere una vita forse più dignitosa.
Ma è davvero possibile arrivare a vendere un figlio pur di sopravvivere?
Partendo dalla narrazione della compravendita di bambini orfani o poveri, Luigi Incoronato cerca di riflettere su altri temi, inseguendo i suoi personaggi, descrivendone pensieri e azioni, in una sorta di flusso di coscienza che unisce varie voci, e che lascia immergere totalmente il lettore nelle vicende. Lo stile dell'autore è, ancora una volta - ma forse in questo caso ancora di più - molto rapido, asciutto, essenziale, caratterizzato da frasi brevi, in un tono quasi cinematografico. Solitamente non sono molto attratta da questo tipo di narrazione, eppure ancora una volta l'autore è riuscito a tenermi incollata alle pagine e a far affiorare una certa emotività per il tema trattato.
Incoronato s'interroga sulla realtà dell'epoca, andando a mettere in discussione quella che era la narrazione del cosiddetto Grande Miracolo Italiano, quel boom economico che, invece, fece emergere una serie di contrasti sempre più evidenti.
Interessante è sicuramene leggere la prefazione di Laura Cannavacciuolo che ci permette di andare oltre la mera storia del traffico dei bambini, cercando di leggere questo romanzo su più livelli.
Tra queste pagine, seguendo le storie di Sergio e Paola, di Carmela e Antonio, ma anche di tutti gli altri personaggi che incontreremo, infatti, si possono scorgere una serie di conflitti che coinvolgeranno tutti loro.
Dallo scontro generazionale, non solo tra padri e figli, ma anche tra militanti politici (vecchie leve e i giovani che si avvicinano alle idee neofasciste); a quello politico, tra fascisti e comunisti; soffermandosi poi anche sulla lotta di classe, e le evidenti differenze tra il mondo proletario e quello borghese, senza tralasciare il contrasto interno nella famiglia e nelle due coppie presenti (Carmela e Antonio, Paola e Sergio).
Si è ucciso Pavese, ma leggendo il suo romanzo lo sentivo così vivo, vero. È strano che un uomo morto possa essere più vicino a noi di tanti vivi.
Ma è alle donne che l'autore affida una maggiore moralità: Paola e Carmela, in modi diversi, nonostante siano disilluse e schiacciate dal limiti di classe, cercano di mantenere uno sguardo critico sulla realtà, di non abbassarsi alla cultura dominante. Da un lato c'è una madre che non sopporta l'idea di abbandonare la sua bambina a un destino ignoto, nonostante faccia fatica a trovare il pane per i suoi figli; dall'altro c'è una giovane studentessa che pian piano cerca di slegarsi da un rapporto sbagliato, e di acquisire la sua indipendenza.
Luigi Incoronato ci fa conoscere quindi quella che era la realtà dell'epoca, cercando di analizzare anche gli aspetti negativi di quel nuovo benessere, di quella corsa al consumo, all'acquisto di nuovi oggetti (una vespa, la televisione, un frigorifero) spesso nel mero tentativo di avere un certo riconoscimento sociale. Se per la classe borghese, forse un aspetto positivo può esserci, i più poveri fanno fatica. Resta l'illusione, la disperazione, la volontà, soprattutto dei giovani, di scappare via nella speranza di una vita migliore.
Leggendo i lavori di quest'autore provo sempre un senso di malinconia, e cupa tristezza, perché non va a ornare la realtà, bensì ne mostra anche i molti aspetti negativi. Ci fa accedere a questi mondi veri, concreti, lasciandoti sicuramente qualcosa dentro, smuovendo una qualche riflessione. Proviamo, in fondo, a pensare a quante madri sono state private dei loro bambini per mandarli chissà dove in America; a quanti piccoli si sono ritrovati in una realtà così differente dal loro paese natio. Cerchiamo di riflettere sulla difficoltà di mandare avanti una famiglia, con pochi soldi, con le difficoltà di una vita dove è molto difficile avere un lavoro valido.
Ma non c'è solo questo: ci sono anche dei giovani che vorrebbero trovare un proprio posto nel mondo e che forse, si lasciano troppo affascinare da ideologie politiche sbagliate, o si attaccano a miseri (e disprezzabili) lavori, pur di ottenere un certo riconoscimento sociale.
Insomma, apprezzo sempre molto quei libri che mi permettono di scoprire un po' quella che era la società del nostro Paese anni prima della mia nascita. E sono felice di aver approfondito una penna che forse dovrebbe essere conosciuta molto di più.