Bahar Gaza. Il mare di Gaza, di Cecilia Parodi

13 mar 2024

Libri

Prendere consapevolezza è importante, così come non voltarsi dall'altra parte. 
Sono mesi che guardo con orrore quel che accade in Palestina, mesi in cui mi sono ritrovata ad aprire gli occhi davanti a quella che è la verità. A volte bisognerebbe andare oltre quello che la propaganda mediatica ci racconta, per comprendere realmente ciò che sta accadendo. Io forse l'ho fatto troppo tardi, ma sicuramente ora ho una visione differente delle cose. 

Mi sono spesso chiesta cosa potessi fare io da lontano, al sicuro nella mia casa. Mi sentivo davvero male a non poter compiere neanche il minimo gesto, oltre alla condivisione della voce degli oppressi, o a leggere libri che mi permettano di comprendere. Poi ho scoperto un progetto particolare. Ancora una volta sono stati i libri a mostrarmi la strada giusta. Ho iniziato a seguire, tra gli altri, il profilo Instagram di Cecilia Parodi e ho avuto modo di conoscere il suo lavoro: “Bahar Gaza. Il mare di Gaza”.

Tutto il ricavato andrà in supporto alla popolazione di Gaza.

Sicuramente il mio è stato un minuscolo gesto, ma credo che noi siamo come delle piccole gocce che, unite, possono formare un mare. Un mare di speranza, un mare d'aiuto, un mare d'amore. Ecco perché dopo averlo letto ho deciso di parlarne, di diffonderlo. Se volete contribuire ad aiutare chi ha perso tutto, chi sta morendo lentamente di fame e sete, o sotto la violenza assurda di qualcosa che mi ricorda sempre di più una nuova forma di Nazismo, potete trovare tutte le informazioni sul suo profilo o anche su quello di Billy printing, che si occupa dell'invio del libro.

Comunque è molto facile: dovete scegliere il formato e fare la vostra donazione sul sito che vi indicheranno. 15 euro per il cartaceo (10+5 di spedizione), 5 per l'ebook. Inviare i vostri dati per messaggio a Billy Printing, ed è fatta. Ovviamente, sulla base della vostra disponibilità potete donare anche di più...

Abbiamo sempre avuto la sensazione di dover morire, nel resto del mondo la gente prega e si danna per avere una vita lunga. Qui a Gaza non ci importa degli anni, ma dell'intensità di ogni momento.


© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice


Nella sua prefazione Giorgia Wurth parla di Khaled Nabhan e della sua piccola nipotina Reem. Ho ancora negli occhi le immagini di quel nonno dallo sguardo dolcissimo che tiene docilmente tra le braccia il corpicino senza vita dell'anima della sua anima. La stringe a sé, la culla, come se Reem stesse solo dormendo. Le apre gli occhi, glieli bacia, e poi la depone sul lenzuolo bianco, accanto al suo fratellino Tarek. Di lei non gli restano che gli orecchini e i dolci ricordi di un tempo che fu. Quella di questa bambina e di suo nonno è una delle 'storie' che più mi ha straziato l'anima. Ma, è solo una delle tante... Ancora oggi continuo a seguire Khaled, e mi commuovo nel vedere un uomo che ha perso tanto, ma continua a vivere, cercando di portare aiuto agli altri bambini e non solo. Osservo quegli occhi e riesco a vedere solo tanto amore, tanta generosità, una bontà incredibile, e la voglia di non cedere al male nonostante tutto. E questo è anche quello che vedo negli sguardi e nei sorrisi - seppur increspati dal dolore - di tanti altri palestinesi grazie ai video che provengono da quel lembo di terra ormai distrutto. 

Una terra che Cecilia Parodi ha avuto modo di vedere ben prima di quel maledetto giorno in cui è iniziato questo genocidio. Solo l'ultimo terribile atto di anni e anni di violenza e colonialismo. Una terra che - come scrive lei stessa - le ha rubato il cuore e le ha insegnato a vivere. Questo intenso amore per Gaza si avverte in queste pagine struggenti, umane, intense. È un libriccino di poche pagine, con personaggi fittizi che potrebbero, però, essere tranquillamente veri; pagine che riflettono la realtà di Gaza, la crescita precoce dei bambini, i sogni dei ragazzi, gli amori persi, l'orrore dei bombardamenti, la spensieratezza smarrita troppo presto, la voglia di volare via ma allo stesso tempo la difficoltà di lasciare una terra amata. In un mondo in cui gli oppressori e i loro sostenitori tentano di disumanizzare totalmente i Gazawi, ma anche tutti i Palestinesi, sono libri come questo che aiutano invece a vedere tutta l'umanità di persone che hanno subito da anni e anni il male sulla propria pelle. Persone che, però, nonostante tutto hanno sempre cercato di ricostruire qualcosa dalle macerie, di tentare di vivere nonostante fossero chiuse in una sorta di gabbia. Individui che sapendo che potrebbero morire da un momento all'altro, cercano di assaporare la loro vita ancor più intensamente, per quanto possibile.

Nella seconda prefazione di questo libro, scritta da Alae Al Said c'è una frase che mi è rimasta particolarmente impressa: 

E qualunque essere umano al mondo ama giustizia e verità è Palestinese. Perché la Palestina è la madre di tutte le ingiustizie del mondo, la bussola morale dell'umanità.

Ma di cosa parla Bahar Gaza?
Sono due storie alternate che a un certo punto trovano una connessione.
Da un lato abbiamo Amal e Tamar, due bambine di Gaza che creano una bellissima amicizia che le unirà per diversi anni. 

Amal non ha neanche due anni quando perde suo padre, e quando ne ha nove vede sua madre sprofondare in un abisso buio e impenetrabile. È costretta così a divenire lei una sorta di mamma per i suoi tre fratellastri, a gestire la casa, a occuparsi anche della donna che l'ha messa al mondo, che ogni giorno sembra scivolare sempre di più in un posto lontano, a lei inaccessibile. Amal ama la sua terra ma allo stesso tempo ha il sogno di volare lontano, di vedere il mondo oltre quella gabbia. Un sogno che ben presto condivide con la sua amica Tamar. 

Le vedi correre insieme tra le vie di quella terra scossa troppo spesso dalla violenza di una guerra e di un odio che non sembrano mai avere fine. In realtà, di un disegno ben preciso iniziato molti anni prima. Amal nasconde i gioielli di famiglia, nella speranza che un giorno, possano essere utili per fuggire via con la sua più cara amica. Il loro scopo è quello di far sentire la propria voce a quanti sembrano voltarsi dall'altra parte, a quella parte di mondo che volge il suo sguardo su quella terra solo quando l'orrore è sempre più evidente. Amal e Tamar sperano di trovare un modo per farsi ascoltare e rispettare, e così, forse ingenuamente, sognano di poter far poi ritorno in una Palestina libera.

Tutti loro a Gaza, non dimenticavano mai che la morte avrebbe potuto arrivare in ogni istante, e questo dava valore all'esperienza della vita.





© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice



Dall'altro lato ci sono due ragazzi, Samir e Muhammad. Anche qui siamo davanti a una profonda amicizia che li lega. I due hanno creato il Wish Café, un posto di riferimento per universitari e giovani talenti. Un'attività che dona un po' di luce nel buio: il segno di un popolo che nonostante tutto ama la vita. Entrambi però sono profondamente segnati dal dolore che coinvolge le loro famiglie, i loro affetti. Samir aveva trovato l'amore della sua vita, in Farah. Ma la sua perdita lo ha distrutto. Solo nei libri e nel mare riesce a trovare un po' di respiro. Anche loro, così come Amal e Tamar, sognano di poter evadere da quella sorta di prigione a cielo aperto.

Fuggire sarà la scelta giusta? Il mare può confortare, ma a volte può essere più buio della notte...

Il mare di Gaza è forse l'unico luogo che non può essere toccato dall'orrore commesso dagli uomini. È un mare che conforta l'animo, una visione nella quale perdersi per trovare forse risposta alle proprie domande, o semplicemente una sorta di respiro quando il dolore ti uccide dentro. 
Un luogo di incontro, di bellezza... uno spazio in cui fermarsi a osservare la bellezza di un tramonto - e, guardando numerosi video, i tramonti a Gaza sono davvero meravigliosi! -. Ed è proprio a quel mare che Amal, Tamar, Samir e Muhammad rivolgono il loro sguardo, e forse anche oggi molti ragazzi e ragazze, bambini e bambine, adulti e anziani continuano a osservare, per riuscire a trovare bellezza nonostante l'orrore, la forza che serve e lasciarsi andare ai sogni: come quello di poter vedere il mondo, o magari, ancor meglio, la loro amata terra finalmente libera. 

Tutto il mondo punta il dito contro di noi, sia quando stiamo zitti lasciandoci ammazzare, sia quando proviamo a reagire. Ricorda figlia mia, ricordalo sempre, se nasci palestinese morirai palestinese, e a nessuno importerà di te. Hanno deciso che noi abbiamo meno valore di uno scarafaggio.

Bahar Gaza racchiude una storia - o meglio due - straziante ma bellissima. Ma soprattutto un intenso omaggio da parte di chi ha potuto vivere dei momenti in quella terra, tra persone meravigliose che le hanno donato e insegnato tanto. 

Negli ultimi mesi ho provato tanto dolore, rabbia, odio, paura... e io in quella terra non ci sono mai stata. Non oso immaginare la sofferenza che deve provare, invece, Cecilia davanti a tutto ciò. Però, voglio ringraziarla per aver contribuito a donarci almeno una parte di quello che ha vissuto e provato sulla sua pelle, e nel suo cuore. Chi ha ancora un briciolo di umanità, non penso possa più rimanere indifferente alla bellezza evidente di questo popolo, che forse ha tanto da insegnarci. 

Potranno tentare di disumanizzarli, di farli apparire agli occhi del mondo occidentale come dei terroristi da schiacciare come scarafaggi, anche donne e bambini - ai loro occhi madri di possibili terroristi e piccoli individui destinati a diventarlo - ma, secondo me, non ci riusciranno mai. Basta aprire gli occhi e il cuore, osservare i video che arrivano da lì, ascoltare le loro voci per comprendere quanta umanità, quanto amore per la vita, ci sia in loro. Forse molto di più che in noi, che abbiamo tutto. 

Come sempre non so se io sia riuscita a esprimere al meglio quello che provo, e l'importanza di una simile lettura, ma spero di avervi dato un possibile spunto per fare qualcosa e non restare completamente immobili e indifferenti. 

Sogno una Palestina libera. Sogno un mondo più umano e la fine del colonialismo e dei suoi tristi effetti. 
Sogno il giorno in cui anziché vedere sempre il male, si possa scorgere la bellezza delle varie sfumature del mondo, delle varie culture e credi. Ai quali tutti dovremmo dare il giusto rispetto. Ma forse sono solo desideri irrealizzabili... 

Ma nel mio cuore spero davvero che un giorno tutti i Palestinesi possano tornare nella propria terra, possano vivere più tranquilli, coltivando i loro amati ulivi, trasmettendo la propria fede e le proprie tradizioni, e magari perdersi a osservare la bellezza di un tramonto davanti al loro mare. Il mare di Gaza.

E no, non sono antisemita. Ho sempre parlato dell'olocausto degli ebrei in tutta la mia vita, senza mai voltarmi dall'altra parte. 
Ma mi pare assolutamente ipocrita essere, ora, indifferenti, fare due pesi e due misure. Sono sempre per la giustizia, la verità e l'umanità.

Tutte le strade portano a te,
anche quelle che ho preso per dimenticarti. 
- Mahmoud Darwish -


IL LIBRO

Bahar Gaza. Il mare di Gaza.
Cecilia Parodi
Casa editrice: Billy Printing
Pagine: 142
Prezzo: 10.00€
Anno di pubblicazione: 2024
Commenti
Ancora nessun commento.

TAGS

Potrebbero interessarti anche