Di violenza sulle donne si continua purtroppo a parlare ancora oggi. Sono tantissimi i casi e, chissà, forse non li conosceremo mai veramente tutti. Mi sono sempre chiesta come l'essere 'umano' possa ridursi a far così male ai suoi simili (ma se poi pensiamo che c'è chi si diverte a torturare creature indifese come gli animali, di cosa ci stupiamo?); come si possa dire di amare qualcuno e poi negare a quella persona la libertà. Il problema è che spesso non si è veramente ascoltati, non ci sono le sentenze giuste, non c'è giustizia. Anche i giornali non svolgono un compito corretto: mostrare le finte lacrime di chi compie un femminicidio a cosa serve? Dobbiamo provare empatia per un essere simile? Forse si dovrebbe maggiormente pensare a un'educazione diversa e a un valido aiuto psicologico PRIMA e non piangere false lacrime dopo.
È un argomento per cui potrei spendere pagine e pagine, ma... volevo iniziare così per presentarvi un libro che mi ha molto scossa dentro, e che affronta proprio temi come la violenza e l'alcolismo, ma soprattutto una riflessione su quanto i rapporti malati tra genitori possano andare a colpire profondamente proprio le piccole persone che dovrebbero amare e proteggere: i figli.
Il libro di cui voglio scrivere oggi è Destini in discesa, di Mariaflora Sartor, pubblicato da Golem Edizioni. Quest'anno ho deciso di far scegliere al mio ragazzo dodici letture, e questa è la prima!
L'amore dona, l'amore avvicina, l'amore vuole il tuo bene, l'amore è un moltiplicatore di se stesso. Il tuo non era amore, perché si era estinto come neve al sole quando hai ricevuto il primo ceffone...
Agli inizi degli anni '40, in Veneto, Antonio - terzogenito degli otto figli di Gregorio e Raffaella - viene scelto dal parroco del paese per studiare in seminario e divenire frate. Da un lato è un'ottima opportunità per poter studiare e allontanarsi dalla fatica del lavoro della terra, dall'altro lato però sarà un'esperienza tormentata che lo porterà non solo ad avere disagi sulla propria identità sessuale, ma anche a far emergere una rabbia che continuerà a infiammare il suo animo anche in età adulta. Per Antonio non è facile seguire quella strada religiosa, soprattutto quando un suo insegnante manifesterà nei suoi riguardi degli atteggiamenti 'pericolosi', ma anche perché inizierà a provare una forte attrazione per una ragazza del paese, Mirella.
Antonio prova a sollevare la sua voce, a volersi allontanare da quel destino già segnato, ma il suo grido di aiuto non è inizialmente ascoltato né visto. Ciò accadrà quando ormai è troppo tardi. Il ragazzo, inoltre, viene da una famiglia dove è il padre a dettar legge e questo lo assimilerà quando anche lui diventerà marito e padre a sua volta.
L'esperienza drammatica subita, il profondo turbamento interiore, lo porteranno a non riuscire più a gestire la rabbia che si manifesta anche per la più piccola sciocchezza.
A Moncalieri, invece, troviamo Giuliana una ragazza piena di luce. Cresciuta in un clima di affetto, amata dai suoi cari genitori Giuditta e Giovanni, la giovane è allegra, dolce, serena. Ama uscire con gli amici, ballare, ridere, divertirsi e creare abiti grazie al suo lavoro di sarta.
Le strade di Antonio - andato a lavorare a Torino - e di Giuliana s'intrecciano per caso, e tra loro nasce una relazione che almeno inizialmente sembra un sogno. Giuliana è colpita dalla bellezza dell'uomo: e poi ha studiato e ha un ottimo lavoro, quindi è sicuramente un buon partito per lei! Ma ben presto le cose iniziano a cambiare.
Antonio mostra i primi segni di possesso. Giuliana è sua. Non può più andare a ballare, deve rinunciare al suo lavoro - lui penserà a tutto, lei dovrà dedicarsi ai figli -, anche solo parlare con un amico diventa un problema.
L'uomo che ai suoi occhi appariva tanto prezioso, muta di colpo. Ha scatti d'ira che riversa su di lei a male parole, prima, e con gesti violenti, poi. Un primo schiaffo la lascia stordita. Ma ecco che si manifestano tutti quei segni che ancora oggi sentiamo dalle vittime di violenza: inizia a giustificarlo, a credere che si sia comportato così solo per gelosia. E se è geloso, è perché la ama no? Magari ha sbagliato lei, doveva comportarsi diversamente. Giuliana si da colpe e nasconde i problemi anche ai suoi genitori, anziché chiedere aiuto. Quella ragazza così solare pian piano viene chiusa in casa e si spegne. L'unica consolazione resta l'alcool: il vino è il solo modo per riuscire a sopportare i colpi, per andare avanti nell'inferno in cui si è ritrovata.
Era già diventata niente, un fantoccio in balia del marito, dalla volontà completamene fiaccata, senza autostima né speranze. Gli scoppi d'ira di Antonio erano improvvisi, imprevedibili e incontrollabili. Così violenti da essere un uragano che lascia dietro di sé solo devastazione e morte.
Neanche la nascita di una bambina, Mariaflora, cambierà le cose.
Destini in discesa è proprio la storia narrata dal punto di vista di questa bambina e adolescente, spettatrice inerme e impaurita, che sin dalla sua nascita si ritrova a vivere tra la violenza di un padre e l'impotenza di una madre che non sa sottrarsi a quel destino, e che getta la sua vita attaccandosi alla bottiglia. Una bambina che non può vivere un'infanzia spensierata, dovendo da un lato comportarsi sempre bene, studiando sodo e ottenendo ottimi voti, per non incorrere nella rabbia del padre; dall'altro lato sperando di non veder morire sua madre. Mariaflora chiede amore e attenzioni e questo profondo disagio interiore e psicologico scatena anche effetti sulla salute fisica: eppure, i periodi passati in ospedale sono quasi i più belli per lei, perché solo in quelle occasioni Giuliana e Antonio si ricordano di essere genitori, donandole attenzioni, preoccupazione, amore.
Questo affetto riesce a provarlo quando è con i suoi nonni materni: con loro può essere più serena, ma allo stesso tempo nei loro occhi si scorge il profondo dolore nel vedere la loro unica figlia spegnersi ogni giorno di più e non poter far nulla per aiutarla.
Tra queste pagine c'è la rabbia di un uomo che riversa le sue frustrazioni e forse il suo passato contro persone remissive che dovrebbe amare, senza mai chiedere veramente scusa o fare lo sforzo di cambiare. C'è la discesa inesorabile di una donna dalla luce al buio, incapace di reagire, con la paura che un gesto di ribellione potrebbe essere molto più fatale; con la falsa idea di un amore che in verità non esiste. Ma anche e soprattutto il dolore di una bambina che non ha potuto vivere un'infanzia spensierata, che ha dovuto fingere e lottare, con un senso di vergogna quando il mondo esterno scopriva la verità; che si è ritrovata adulta prima del tempo, a gestire cose più grandi di lei e un dolore profondo che l'ha spinta a provare non solo rabbia ma anche un odio molto forte.
Ma si può scegliere di sprofondare in quell'oscurità o provare a vivere un'esistenza migliore. Tentare di perdonare, anche se sarà sempre impossibile dimenticare.
... lui la usava per sentirsi meglio.
Sono sincera, visto l'argomento trattato e le descrizioni dettagliate, non è un libro facile da digerire. È un vero e proprio pugno nello stomaco. Io ho dovuto leggerlo in fretta, non soltanto per sapere come sarebbe finita, ma anche perché avevo bisogno di tornare a respirare.
Come scrive nelle conclusioni, questo libro non nasce solo come un modo per superare quello che ha dovuto affrontare, ma anche come un possibile strumento non solo per le donne vittime di violenza, ma anche per gli uomini che la commettono, e per i figli che devono subire tutto.
Mariaflora parla a quei “bimbi sperduti” - come lei - e augura loro di trovare la forza di accettare il loro scomodo passato; agli adolescenti, invitandoli a cercare aiuto, perché ora rispetto agli anni precedenti ci sono istituzioni molto più sensibili al tema.
Ma soprattutto è un libro che lei spera possa essere utile alle donne: nella speranza che rivedendosi in sua madre, possano però avere la forza di scappare o chiedere aiuto, anziché subire e giustificare tutto. Perché non è solo uno schiaffo, è solo il primo di tanti altri. Perché la gelosia morbosa e la possessione non sono amore.
Ed è un monito anche agli uomini violenti, perché se nasce in loro la voglia di picchiare una donna, di riversare le frustrazioni su di lei, allora c'è un problema molto grave di fondo. Un simile atteggiamento rovinerà non solo la vita delle vittime, ma anche dei carnefici. Anche loro dovrebbero chiedere aiuto, prima che sia troppo tardi, già prima di metterle addosso anche solo un dito.
Se ti ha picchiato una volta, lo farà di nuovo. Chiedi aiuto e scappa più lontano che puoi. Se ti viene voglia di picchiarla, hai un problema molto serio che rovinerà la tua vita e quella di chi ti sta accanto. Chiedi aiuto prima di metterle addosso anche solo un dito.