Papà Gambalunga, di Jean Webster - Un romanzo e una commedia

13 ott 2023

Libri

Che forza Judy! 
È questa la prima cosa che ho esclamato quando ho voltato l'ultima pagina del romanzo. Non so perché io abbia aspettato così tanto tempo prima di leggerlo, ma sono sempre più convinta che i libri ti chiamino al momento giusto. Onestamente sono felice di aver atteso, in modo tale da aver potuto leggere subito dopo anche la versione teatrale. A mio parere per apprezzare in maniera completa l'opera più famosa di Jean Webster bisogna proprio seguire questa linea: leggete il romanzo e proseguite subito con la commedia in quattro atti, e poi, si può aggiungere il suo sequel Caro Nemico, che spero di recuperare presto.

Oggi, quindi, vi parlo di un personaggio che molti di noi avranno sicuramente conosciuto per l'anime giapponese: ha gambe lunghe lunghe, e di lui riusciamo a scorgere solo un'ombra... chi è? Papà Gambalunga!
Se il romanzo lo avevo acquistato anni fa, ci tengo a ringraziare Miriam Chiaromonte - traduttrice e curatrice delle opere di Jean Webster per Caravaggio Editore - per avermi donato la versione teatrale e anche un articolo/intervista sull'autrice e il suo attivismo in materia sociale, soprattutto riguardo alla triste condizione degli orfanotrofi americani all'inizio del Novecento. Un modo per conoscere ancora di più una donna davvero interessante, non solo per la sua penna, che, comunque mi ha totalmente conquistata!

Non sono gli enormi piaceri che contano maggiormente; è trarre moltissimo dai più piccoli... ho scoperto il vero segreto della felicità, Papà, ed è vivere nel presente. Non rimpiangere in continuazione il passato, o anticipare il futuro; ma trarre il massimo che si può da ogni istante.


© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice



Il Romanzo

Partiamo subito dal Romanzo.
Papà Gambalunga è stato pubblicato a puntate dall'aprile al settembre del 1912 su Ladies' home journal, una delle più longeve riviste femminili americane, e successivamente in volume presso Grosset & Dunlap, ottenendo subito un grandissimo successo. 
Si tratta di un romanzo di genere epistolare, infatti, ad eccezione del primo capitolo dove s'introduce la sorte della giovane protagonista, il resto è trasmesso al lettore attraverso delle lettere che Judy invia al suo benefattore e tutore, che lei chiama sin da subito Papà Gambalunga. 

Jerusha Abbott è un'orfana che ha vissuto i diciassette anni della sua vita nell'Istituto John Grier, ma grazie alla benevolenza di un misterioso benefattore riesce a liberarsi dall'oppressione di quel luogo, dove tutti sono uguali e non possono esprimere la loro personalità, e accedere a un prestigioso college. Judy - come deciderà di farsi chiamare in seguito - non sa nulla di lui, ha solo intravisto la sua ombra, sottile e deformata, e quelle lunghe gambe le hanno ricordato un ragno gambalunga. Da lì, il simpatico nome con cui lo definirà nelle sue lettere, nonostante l'uomo le abbia detto di farsi chiamare John Smith.

Sapete, Papà, penso che la qualità più importante che ogni persona dovrebbe avere sia l'immaginazione. Rende le persone capaci di mettersi nei panni degli altri. Le rende gentili ed empatiche e comprensive. Dovrebbe essere coltivata nei bambini. Ma l'Istituto John Grier sradicava immediatamente il più piccolo scintillio che appariva. Il dovere era l'unica qualità che era incoraggiata. Non penso che i bambini debbano conoscere il significato di quella parola; è odiosa, detestabile. Dovrebbero fare tutto a partire dall'amore.

La ragazza potrà studiare, avere una piccola dote, e ricevere nuovi abiti, a patto che vada bene negli studi, si impegni a divenire una scrittrice, e invii almeno una lettera al mese al suo tutore per raccontare i suoi progressi e le sue esperienze. Sin dalle prime lettere, si scorge lo spirito determinato e deciso di Judy che, ormai libera dalle catene dell'orfanotrofio, riesce a sprigionare la sua gioia, le sue capacità e il suo talento, la sua fervente immaginazione e il suo buon cuore. Judy è uno spirito solare, alla quale è impossibile non affezionarsi.

Anche nei momenti di solitudine, in cui si avverte la sua difficoltà nell'essere entrata nel mondo senza un'adeguata formazione, e non avendo vissuto un'infanzia serena come le sue colleghe e amiche, ma anche il problema di non far sapere a nessuno del suo passato, Judy è capace di reagire. Riesce a scorgere la bellezza delle piccole cose, a non lasciarsi mai scoraggiare anche quando le situazioni non vanno bene. Nel giro di qualche anno si scorge anche una piena maturazione da ragazza a donna, che vuole riuscire a sottrarsi dai debiti, dalla sensazione di controllo del suo caro benefattore, e trovare anche la sua indipendenza. 

Nelle sue lettere, spesso arricchite dai suoi disegni - opere dell'autrice stessa! -, Judy racconta non solo dei suoi studi, ma anche delle sue scoperte e conquiste, delle amicizie - in modo particolare con le compagne di stanza, Sallie e Julia -, delle letture che deve recuperare, e di altre esperienze al di fuori del college. Anche l'amore entrerà pian piano nella sua vita, spingendola a porsi domande, ad aver paura di non essere accettata per il suo triste passato.

Sono sola, davvero - con la schiena contro il muro a combattere il mondo - e mi sento come soffocare quando ci penso.

Ho iniziato a leggere questo romanzo in momenti in cui provavo rabbia e tristezza per una situazione non bella, eppure Judy con la sua determinazione, simpatia, ma anche una sorta di piacevole impertinenza  - se così posso definirla - è riuscita a regalarmi risate e a scaldarmi il cuore. È stata una carezza in una situazione di difficoltà, una coccola speciale
Eppure, tra queste righe si possono scorgere anche temi importanti, cari all'autrice. 

Jean Webster ha, in effetti, una storia molto interessante. Oltre che scrittrice, amava molto il teatro e s'interessò anche a questioni sociali, supportando istruzione e suffragio femminili. In particolare, poi, prese molto a cuore la situazione di diversi orfanotrofi americani che visitò anche di persona. In un'intervista sullo studio di questi istituti, che rilasciò al Brooklyn Daily Eagle nel 1915, la scrittrice condannò il sistema utilizzato sui bambini orfani. Per lei non poteva garantire un'adeguata formazione.

I bambini orfani indossavano gli stessi vestiti - magari in percalle a quadretti blu, che tanto odia Judy -, in alcune situazioni venivano loro tagliati i capelli - sì da rendere difficile distinguerne il genere -, mangiare sempre lo stesso cibo, e veniva impedito loro di riuscire a sviluppare la propria individualità e unicità. Questo era ancor più un problema quando, verso i sedici anni venivano gettati nel mondo: una realtà nuova, davvero difficile da affrontare. Judy stessa in una lettera sostiene di sentirsi come una straniera nel mondo... e che lo scopo dell'Istituto John Grier è di trasformare novantasette orfani in novantasette gemelli. 
Realtà cupe e opprimenti, dove viene accolto un numero troppo alto di orfani, a cui diventa impossibile dedicare un'attenzione individuale ai loro bisogni. 




© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice





La commedia teatrale

Jean Webster, persuasa anche da Henry Miller, decise di convertire il suo romanzo in una commedia in quattro atti che fu poi messa in scena in importanti teatri americani. Il primo spettacolo di prova si tenne nel Teatro Apollo di Atlantic City il 20 febbraio del 1914, mentre il debutto ufficiale avvenne il 28 settembre dello stesso anno al Gaiety Theatre di Broadway, fino ad arrivare in seguito anche a Londra e - dopo la morte dell'autrice - anche in altre parti del mondo.

Grazie al suo attivismo e a varie forme di promozione, come anche la vendita di bambole di Papà Gambalunga, la Webster riuscì a raccogliere fondi per sistemare orfani in accoglienti dimore. Questo in fondo era proprio il suo scopo, il modo più giusto, secondo lei, per permettere a quei bambini di ritrovare la spensieratezza e l'affetto dell'infanzia e avere i mezzi per affrontare, poi, il mondo. 

Non m'importa quanto sarà faticoso. Riesco a trovare la mia strada da sola. Datemi solo un'opportunità. Dovunque... fuori dall'ombra di questo orfanotrofio, e vi dimostrerò ciò di cui sono capace. 

L'opera quindi è divisa in quattro atti e quattro ambienti: inizia nell'Istituto John Grier, poi si sposta al College, nella tenuta Lock Willow - dove Judy trascorre le sue estati - e infine nella casa di Jervis Pendleton. 
Come dicevo inizialmente, secondo me è più corretto partire dal romanzo e poi approfondire tutto con questo volume, che va a essere un testo complementare all'altro. Qui, infatti, non ascoltiamo solo la voce di Judy, ma abbiamo modo di vedere 'in scena' anche gli altri personaggi, di sentire le loro voci, i loro pensieri, andando a riempire magari eventuali vuoti che potremmo aver percepito leggendo solo un punto di vista. Si ha una visione d'insieme delle vicende narrate, approfondendo anche la descrizione di altre persone: dai piccoli orfani, alle amiche di Judy - in particolare Sallie; qui traspare ancora di più il legame che le unisce -, ma anche il punto di vista di Jervis Pendleton, personaggio molto importante nella narrazione.

Se nel romanzo, poi, il mistero di Papà Gambalunga si svela solo nel finale - anche se, si percepisce qualcosa anche prima - qui, invece, noi lettori e spettatori sappiamo fin da subito di chi si tratta. Ecco, un altro motivo per cui io lo leggerei solo in seguito. Vediamola così, è un modo di approfondire un romanzo già amato, di scoprire nuove sfumature di Judy ma anche di coloro che s'insinueranno nella sua vita e nei suoi sentimenti. Inoltre, secondo me, si avverte forse ancor di più - soprattutto nel primo atto - quella voce di bimba che reclama la sua libertà... e alla quale è subito facile affezionarsi molto!

Judy: La mia infanzia è stata un lungo, cupo periodo di ribellione. Sono stata allevata in un istituto... in percalle a quadretti blu. Oh, ogni tanto sento... come se quei tristi quadretti fossero stati impressi proprio sulla mia anima.  E poi un giorno... improvvisamente... come un miracolo, è arrivato Papà Gambalunga e mi ha risollevata da quella tristezza e mi ha dato la libertà e un'opportunità per vivere. Oh, mi sono sentita euforica. Ho pensato che ogni problema del mondo fosse svanito. 





© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice



Ho amato profondamente sia il romanzo sia l'opera teatrale. Con Judy puoi riflettere, puoi condividere la passione per le letture - quando parla di Shakespeare o delle Brontë avrei voluto abbracciarla! -, ma puoi anche ridere e commuoverti, ed essere scaldata da un profondo amore. Sì, c'è anche un tocco di romanticismo che non guasta mai!

Vi consiglio di recuperare entrambi. Io spero di riuscire a leggere altro di questa scrittrice che sicuramente mi ha già conquistata!
Questi due volumi pubblicati da Caravaggio Editore e curati da Enrico De Luca e Miriam Chiaromonte sono davvero belli anche all'interno, con i disegni dell'autrice stessa nel caso del romanzo, e scatti di scena nell'opera teatrale. Sono arricchiti anche da precise introduzioni e un apparato di note che ho trovato davvero molto utili! Due gioiellini da collezionare.

I LIBRI

Papà Gambalunga
Jean Webster
Casa editrice: Caravaggio Editore
Traduzione di: Enrico De Luca, Miriam Chiaromonte
Pagine: 264
Prezzo: 15.50€
Anno di pubblicazione: 2019
Papà Gambalunga - Commedia in quattro atti
Jean Webster
Casa editrice: Caravaggio Editore
Traduzione di: Miriam Chiaromonte
Pagine: 170
Prezzo: 12.90€
Anno di pubblicazione: 2023
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