Cos'è l'Infanzia per voi?
Che ricordi avete di quei momenti?
Se penso alla me bambina mi viene spontaneo sorridere con tenerezza. Sì, diciamo che non sono poi tanto cambiata, per alcuni aspetti: ero tanto timida, molto solitaria, non amavo essere ripresa in video e foto, ma adoravo correre per la campagna, arrampicarmi sugli alberi, stare in mezzo ad animali (potrei raccontarvi la storia della mia amica Gallina, ma non mi pare questo il contesto giusto). Un'infanzia spensierata, in fin dei conti ho avuto dei bei momenti.
Ma sono consapevole che non per tutti possa essere stato un momento così felice, forse. Dipende dalla famiglia o dal luogo in cui nasci.
Ad esempio, per l'illustratore Jean-Jacques Sempé non è stata tutta rosa e fiori, anche se lui ha tentato di colorarla in qualche modo, trovando conforto nella radio, nel disegno e forse anche nell'immaginazione.
Non lo conoscevo, lo ammetto, ma ero molto curiosa di scoprire il suo lavoro. E devo ringraziare ancora una volta, Valentina della casa editrice 21Lettere per avermi permesso di immergermi nell'intervista contenuta in questo volume, e tra diverse illustrazioni di Sempé tutte riferite proprio al tema dell'Infanzia.
... non ho avuto un'infanzia divertente per niente. Di sicuro è per questo che mi piacciono le cose allegre.
Jean-Jacques Sempé, illustratore francese, ha iniziato la sua carriera come disegnatore umoristico sulla stampa, pubblicando su riviste francesi come Sud Ouest, Le Rire, Noir et Blanc, e Ici Paris. Negli Anni Cinquanta, giunse al successo collaborando con riviste di stampo internazionale come Paris Match, New York Time e The New Yorker. È anche conosciuto per una serie di fumetti umoristici per l'infanzia realizzati insieme allo sceneggiatore Goscinny René: Le Petit Nicolas.
Nel volume "Infanzia" possiamo trovare un'intervista fatta da Marc Lecarpentier - nella quale conversano appunto sul tema dei bambini e dell'infanzia - e poi una ricca serie di illustrazioni, in gran parte inedite, che mettono in luce non solo il suo stile, ma anche il suo modo di guardare a quei momenti di spensieratezza, colore, allegria, e anche difficoltà. Grazie alla conversazione tra i due, possiamo scorgere la sua visione dell'infanzia, ma anche una parte della sua anima, cercando di approfondire un po' la commistione tra arte e vita.
Jean-Jacques Sempé nasce a Bordeaux in un contesto famigliare non così sereno. Primo di tre figli, ha un padre adottivo che vorrebbe amare ma che ha problemi con l'alcool, e una madre che non riesce a donargli il minimo affetto. Una famiglia turbolenta, una casa in cui le liti sono frequenti, così come i traslochi e la povertà. In questo contesto, il piccolo Jeannot (come lo chiama la madre) cerca di inventarsi un'altra vita, perché di quella realtà prova vergogna, e vuole così tenerla costantemente nascosta, anche a eventuali amici, anche a costo di mentire. Timido e ipersensibile, trova respiro solo a scuola e lungo la strada, prima di rientrare in quella sorta d'inferno, da cui riesce ad evadere solo con il sogno di una vita diversa, il disegno, ma soprattutto la radio. Nella musica di Ray Ventura, in particolare, trova gioia, e una via per allontanarsi da una realtà dolorosa.
È stata la mia sopravvivenza! Con la radio potevo evadere, sognare, pensare a qualcos'altro, e amare delle persone. Ho adorato la radio perché credo che mi abbia salvato la vita.
Sempé racconta tutto con tono ironico, e senza mai criticare davvero i suoi genitori. Anche se per tutta la vita avrebbe voluto avere un abbraccio, ma soprattutto un'educazione adatta. Cresce, infatti, cercando di imparare da solo le cose, prendendo ispirazione da altri illustratori, o da ragazzi più grandi, anche se ha sempre la percezione di avere costantemente dei difetti in quel che crea. È un bambino che mente molto, per non dover rivelare i problemi, le difficoltà provate nel dover proteggere il fratello e la sorella, e riuscire ad andare avanti, nonostante tutto.
Costretto a entrare nel mondo del lavoro molto presto, Sempé non perde mai quella capacità di evasione, che gli permette di essere altrove, e che lo spinge a sostenere di non essere mai diventato veramente adulto. Rivela, infatti, di riuscire spesso a estraniarsi dal mondo o, magari, di dilettarsi a compiere forse dei gesti un po' sciocchi per l'età adulta.
Nei suoi disegni ha sempre cercato di disegnare persone allegre: i bambini spiccano soprattutto per i loro colori, in netto contrasto con i toni grigi degli adulti. Alla spensieratezza e incoscienza dell'infanzia, si contrappone quindi la serietà degli adulti, che sono ormai entrati nella vita di società. Anche se non mancano esempi di uomini e donne, che si permettono a volte una piccola fuga dalla realtà, dimentichi della propria età.
La verità non mi infastidisce, ma la realtà sì. La realtà non è che l'apparenza della verità.
Come dicevo, è la prima volta che mi approccio all'arte di Sempé, ma sono rimasta molto colpita soprattutto dalla tendenza a porre delle figure umane piccolissime all'interno di contesti ambientali o urbani molto estesi, che li sovrastano. Sembra quasi emergere una sorta di solitudine. Il suo tratto elegante, ma quasi infantile, riesce a creare delle tavole dove dominano la tenerezza, ma anche una sorta di ironia, di sarcasmo. Alcuni disegni possono scatenare un sorriso o una risata, altri potrebbero far pensare. Quello che traspare, però, è sempre il suo sguardo su questa fase della vita: bambini gioiosi e colorati che danzano felici sotto la pioggia, in contrasto con genitori o comunque adulti chiusi in casa, a litigare o con sguardi torvi; marachelle e costrizioni, danza e musica, contesti urbani o naturali. Bambini e bambine che corrono e giocano sulla sabbia, o nuotano in mare; altri che osservano estasiati la neve che scende, o che si arrampicano sugli alberi, o soli, davanti a un bellissimo tramonto. Disegni in bianco e nero si alternano ad altri ad acquarello. Uno sguardo attento, dolce e sensibile sulla spensieratezza tipica dell'infanzia.
Testi come questo ci aiutano a scoprire un po' di più l'anima dietro la matita, e sono quelli che apprezzo tantissimo. Leggendo le sue parole, mi è sembrato di scorgere un bambino dietro l'adulto, uno di quelli alla costante ricerca di affetto, che hanno cercato di crescere ugualmente da soli, mantenendo nonostante tutto quella sensibilità che non andrebbe mai persa, anche quando la vita ti sottopone a momenti molto complicati. Anche quando è assolutamente facile perdersi. Un bambino che si è fatto da sé, ha cercato di essere forte, e proprio grazie alle sue passioni e al suo talento, è riuscito ad andare avanti, a superare una triste realtà, e donarci tavole con bambini e bambine allegri e spensierati, ancora lontani dai toni cupi dell'età adulta.
L'infanzia è una forma, contenuta, di disobbedienza.
È un volume che ho veramente molto apprezzato, anche per la solita cura che c'è dietro. Sicuramente è indicato per gli adulti che vogliono magari anche riflettere o ripensare alla propria infanzia, o scorgere perché no il bambino o la bambina che siamo stati anche noi, un tempo. C'è, in fondo, una piccola Marta in quel bimbo che si arrampica sugli alberi o tra quelli che giocano in mezzo alla natura.