La mia esperienza con... Audible (Prima Parte).

25 lug 2023

Libri

A fine giugno mi sono sottoposta a un piccolo intervento all'occhio sinistro, quindi sono stata costretta a non forzarlo per alcuni giorni. Però, dopo un po' la noia è arrivata, e i miei “sogni di carta” mi mancavano troppo, così ho deciso di fare la prova gratuita di Audible e provare ad ascoltare qualche audiolibro. Non era la prima volta, per me, ma sono riuscita a concludere sette titoli, molti dei quali avevo voglia di leggere da molto tempo. Devo dire che l'ascolto resta una modalità che non amo moltissimo, continuo a preferire la carta, a scorrere io stessa con i miei occhi le parole, ma non è stata una brutta esperienza, anzi! 
Con questo articolo voglio un po' narrarvi la mia esperienza, con i suoi pro e i suoi contro, e poi parlarvi brevemente - in questa prima parte - dei primi tre libri, uniti da un filo sottile: sono storie diverse di padri e madri e del rapporto con i loro figli, ma non solo.


© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice

Pro

  • Sicuramente mi ha “salvata” dalla noia in un momento in cui non potevo usare gli occhi per leggere. Non so cosa avrei fatto senza. 
  • Se trovi la voce giusta che riesce a prenderti, è fatta! Ammetto di averne provati anche altri, ma non sempre il lettore riusciva a coinvolgermi. Mentre ho trovato alcune voci davvero degne di nota, capaci di tenerti legata all'ascolto e farti sprofondare nella storia.
  • Non affatichi gli occhi, e magari puoi fare anche altro mentre ascolti. Nel mio caso potevo fare ben poco, quindi ero tranquilla a letto, ma sicuramente può essere molto utile.
  • Su Audible ci sono moltissimi titoli interessanti. Io ne ho trovati parecchi che volevo leggere da tempo e non avevo in libreria. Ho risparmiato sicuramente. 
  • Ci sono anche numerosi podcast, se interessati. Ma non avendo ascoltato nulla a riguardo, non posso aggiungere altro su questo punto.

Contro

  • Come dicevo, non sempre c'è la voce giusta. Almeno secondo me alcuni non riescono a coinvolgerti del tutto. Se poi trovi quel tono di voce che ti fa addormentare, è un problema.
  • Purtroppo tendo a distrarmi con facilità, o ad addormentarmi. Per questo l'ascolto, nel mio caso, resta il modo che amo meno per conoscere storie. Poi, personalmente, se faccio altro non riesco a concentrarmi su quel che viene detto. Sarebbe impossibile, almeno per me, fare faccende o altro e ascoltare nel medesimo momento (sì, sicuramente è un mio problema).
  • Comunque, per quanto il prezzo possa essere valido, ho interrotto la prova perché tanto so che lo userei poco ora che ho la possibilità di tornare a leggere con i miei occhi.


L'evento, di Annie Ernaux (letto da Sonia Bergamasco)

Si giudicava in base alla legge, non si giudicava la legge.

© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice

Volevo leggere da tempo qualcosa di Annie Ernaux e alla fine ho deciso di partire dal suo romanzo L'Evento, di cui avevo tanto sentito parlare sul bookstagram. Non è stato un ascolto facile, visto il tema: l'aborto dell'autrice quando aveva ventitré anni. Quando la giovane Annie scopre di essere incinta, è sconvolta. Sul suo diario scrive una riga “È orribile. Sono incinta”. Decide subito di abortire, ma siamo negli anni '60 in Francia, e l'aborto è proibito, considerato una pratica illegale, e si rischiano punizioni come anche la prigione o l'essere radiati dall'albo dei medici. Viviamo, quindi, con lei questa orribile situazione: tutte le difficoltà di una ragazza in un mondo che non vuole ascoltare né aiutare, anzi, è subito pronto a giudicare e far vergognare chi vuole fare una scelta diversa da quello che la società sostiene. Dove si è visti male, dove la paura e lo sdegno per una simile opzione prevalgono. La protagonista/autrice è una studentessa e quel che cresce in lei è considerato una sorta di fallimento sociale, per cui deve farlo sparire, anche andando contro la legge. Una legge ingiusta, e crudele, che lasciava morire le donne. Sì, perché, quando l'aborto diventa illegale e proibito, una donna deve trovare altri rimedi: ed è così che si affida a una delle cosiddette “Fabbricanti d'angeli”, che con metodi anche pericolosi, può aiutarla. Al di là della pratica dell'aborto - descritta anche in maniera cruda, reale, perché del resto vissuta in prima persona - quello che colpisce e fa pensare è proprio questa condanna di un diritto negato, una vera e propria denuncia contro chi vuole obbligare una ragazza/donna a continuare una gravidanza non desiderata. 


Ora, è un tema sicuramente ancora molto attuale e, infatti, provo un po' di difficoltà a parlarne. Però fa tanto riflettere sul rischio di fare passi indietro, di tornare a un'epoca in cui si rischiava di morire perché veniva negato questo diritto. Mi ha fatto anche pensare molto quando fa notare la differenza di comportamento dei medici nei confronti di differenti strati sociali. La violenza delle parole usate da alcuni di loro, la vergogna che facevano - e fanno ancora purtroppo - provare a quelle ragazze che decidono di abortire, ma anche nei confronti delle ragazze madri dei quartieri più poveri, disprezzate in modo assurdo.
A prescindere dal proprio pensiero sul tema, io credo che sia sempre fondamentale una cosa: il rispetto dei diritti di ciascuno. Ogni donna deve avere il sacrosanto diritto di scegliere se portare avanti o meno la sua gravidanza, senza essere giudicata o disprezzata, senza farla sentire in colpa. Perché nessuno dovrebbe ergersi a giudice o sentirsi migliore. Nessuno deve scegliere per te, o importi nulla. 
È un testo molto forte, a tratti duro e crudo, ma che è ancora oggi fondamentale... visto quanto rischiamo di fare brutti passi indietro.

La ragazza che abortiva e la ragazza madre dei quartieri poveri di Rouen erano considerate alla stessa stregua. Forse suscitava più disprezzo lei di me.


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La figlia oscura, di Elena Ferrante (letto da Anna Bonaiuto)


Le cose più difficili da raccontare sono quelle che noi stessi non riusciamo a capire.


© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice

Dopo aver tanto amato L'Amica Geniale volevo recuperare qualche altro lavoro di Elena Ferrante e ho deciso di ascoltare La figlia oscura. Ho subito ritrovato una scrittura capace di ammaliare il lettore e tenerlo avvinto alle pagine, ma anche elementi in comune alla storia di Lila e Lenù (nome che si ripresenta anche qui). Come ad esempio i discorsi sul rapporto madre-figlia, una Napoli sempre fortemente presente, e le bambole. Sì, anche qui c'è una bambola che rappresenterà un aspetto fondamentale del romanzo. Protagonista è Leda, un'insegnante universitaria di letteratura inglese, originaria di Napoli, che vive da sola a Firenze. Bianca e Marta, le sue due figlie, hanno scelto di volare dal padre. Così, Leda ne approfitta per fare una vacanza estiva nella costa ionica. Qui, in spiaggia, è subito attratta da un gruppo chiassoso di napoletani, ma in particolare da due figure: Nina e Lenù, una madre e la sua bambina, che sembrano essere legate da un rapporto speciale. Leda le osserva giocare con la bambola Nani, che è proprio l'oggetto fulcro di questo legame apparentemente perfetto, della loro reciproca passione, di una maternità serena per cui la donna sembra provare una sorta di invidia e la porterà a compiere un gesto forse privo di senso, che comporterà tutta una serie di reazioni. 

Dal racconto pian piano emerge anche il passato di Leda, e il suo rapporto con le sue figlie. Una storia che l'ha vista allontanarsi per anni dalle due bambine, per poter cercare la propria identità, soffocata da quel ruolo di madre che le sta stretto e dal quale vorrebbe trovare una via di fuga. Con questo libro, si va così ad affrontare il tema della maternità, ma anche nel suo aspetto più “oscuro”. Quante volte, del resto, siamo sommersi da una visione materna tutta rosa e fiori? Essere madri è meraviglioso, un figlio cambia la vita... e se non fosse sempre così? E se essere madri potesse portare anche a un turbamento? Al sentirsi soffocata da un ruolo troppo grande e ingombrante, che forse fa perdere se stessi e i propri obiettivi di vita? Io l'ho trovato un testo davvero molto interessante, che mette in luce l'altra metà della maternità. Quella forse fatta di ombre, ma che può benissimo esserci, e va compresa. Personalmente, non so se avrò mai un figlio mio, ma non posso negare che l'idea di diventare madre mi spaventa; colta da quella paura di non essere in grado, di non essere abbastanza, di essere poi anche limitata. Spesso poi è la società e la visione del tutto positiva che si dà della maternità che ti fa sentire anche in difetto se provi sentimenti differenti. Insomma, anche questo testo l'ho trovato una lettura molto profonda, che dà adito a importanti riflessioni anche personali. Spingendo a riflettere un po' di più su questo tema, e sulla consapevolezza che no, non sempre il rapporto madre-figli potrà essere idilliaco, a volte, si può sprofondare anche nella parte più oscura. 

“Mia madre usava un'altra parola: lo chiamava Frantumaglia”. Riconobbe il sentimento nella parola, le venne uno sguardo di ragazzina spaurita. 
“È vero, ti si frantuma il cuore. Non riesci a sopportare di stare insieme a te stessa e hai certi pensieri che non puoi dire.”


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Viola e il Blu, di Matteo Bussola (Letto da Andrea Oldani)


La paura più grande, Viola, è quella di non essere come ci vorrebbero gli altri. Ci fanno credere che se non saremo dentro la scatola giusta allora non ci vorranno bene.



© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice

Questa volta protagonisti della storia sono una bambina, Viola, e il suo papà!
L'ho trovato un racconto molto dolce, una coccola, che però affronta temi molto attuali e importanti sul tema delle distinzioni di genere. Attraverso una serie di domande e spiegazioni, possiamo riflettere insieme a loro su quanto sia importante e fondamentale essere unici, anziché chiusi in una gabbia ben precisa, ma anche sulla difficoltà di affrontare una società piena di stereotipi difficili da estirpare. Viola, ad esempio, ama il Blu e non capisce perché le femmine debbano per forza amare il Rosa. Chi lo ha deciso? Chi ha voluto imporlo?

Perché si tende ancora a pensare che ci siano certi lavori da 'maschi' e altri da 'femmina'? Purtroppo, nonostante i passi avanti che si sono fatti, c'è ancora questa difficoltà nel guardare oltre, dovuta anche al fatto che gli altri vogliono dipingerti del colore che vogliono loro. Ed ecco che se sei una bambina devi indossare per forza abiti rosa e se sei un maschietto, quelli blu. Se sei una femminuccia devi fare certi giochi femminili e non maschili! I lavori di casa sono lavori da “mamma”, e via dicendo.

Quanto sarebbe bello un mondo in cui possa esserci il più assoluto rispetto per i sogni di ogni persona? Quanto sarebbe meravigliosa una realtà libera da  etichette ormai obsolete e poter essere semplicemente se stessi? Secondo me è una storia davvero tenera, ma anche ricca di elementi importanti, che tutti dovrebbero leggere e su cui ragionarci molto. Perché uscire dalla scatola è molto più bello! Essere diversi dovrebbe essere un arricchimento e non un problema. 


Ma perché il rosa deve essere per forza il colore delle femmine e il blu deve essere quello dei maschi? Chi lo ha deciso? E perché non ci hanno chiesto prima cosa preferivamo?

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Bene, per oggi è tutto. Neanche a farlo di proposito ho ascoltato tre titoli legati da tematiche simili e tutte molto importanti. Libri che fanno riflettere su di noi, sul nostro presente, sulla società. Io le ho trovate tutte e tre letture molto interessanti e profonde. Sicuramente da recuperare! Tra qualche giorno arrivo con la seconda parte, con titoli un po' diversi, ma ugualmente molto belli. 

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