Torno a ripetermi, forse, ma io ho sempre amato quest'epoca storica e la storia francese mi ha sempre attratta con forza. Ecco perché ho amato sprofondare tra queste pagine, tra le strade fredde e sporche di una Parigi sempre più affamata, e la ricchezza scintillante della Reggia di Versailles; perdendomi tra intrighi, tradimenti, amori impossibili, e predizioni di morte... mentre le prime scintille dalla Rivoluzione Francese iniziano ad accendersi. Il tutto tra Storia vera ma anche un tocco di fantasia, di verosimile, su cui Dumas intinge la sua penna, dimostrandosi ancora una volta un ottimo intrattenitore, capace di coinvolgerti attivamente nella storia narrata, senza tralasciare quel tocco di ironia che fa anche sorridere.
La regina non poteva rispondere, tanto ansimava dal desiderio. Allora, estrasse dall'astuccio una collana di diamanti così grossi, così puri, così luminosi e mirabilmente assortiti, che le parve veder scorrere fra le sue splendide mani un fiume di fosforo e fiamme. La collana ondeggiava come gli anelli della coda d'un serpente, ogni scaglia del quale mandasse bagliori.
La collana della Regina si apre all'interno della dimora del maresciallo di Richelieu nei primi giorni del mese di aprile del 1784. Veniamo così introdotti a una cena con diversi personaggi storici già conosciuti nel precedente romanzo, tra cui Giuseppe Balsamo - che ora si fa chiamare Conte di Cagliostro - il quale, dopo aver sorpreso i presenti con un misterioso elisir della giovinezza, predice la morte di tutti i commensali presenti, ma non solo. C'è ancora in lui uno scopo ben preciso: la caduta delle monarchie, a cominciare da quella francese. Quindi, anche le teste dei regnanti cadranno. Poi, la scena si sposta. Ho trovato molto toccante il modo in cui Dumas mette in relazione le differenze tra ricchi e poveri. Siamo di fronte a un inverno lungo e particolarmente nevoso e gelido che non sembra lasciare il passo alla primavera, e se da un lato chi ha abiti adatti, soldi, e una casa calda dove riposare può scorgere la magia della neve, chi non ha più niente, chi soffre la fame e il freddo, non può essere estasiato dalla medesima bellezza. Può solo cercare di sopravvivere. In quella stessa notte, due donne - apparentemente misteriose - giungono davanti alla casa di Jeanne de La Motte, contessa di Valois caduta in disgrazia, che vogliono aiutare. Sì, quelle donne sono proprio la Regina di Francia Maria Antonietta e Andrée Taverney - personaggio già conosciuto nel primo romanzo del ciclo -, che avranno un ruolo importante anche qui. A nulla valgono le parole del Re che non si fida della contessa, Maria Antonietta vuole aiutare Jeanne, ma non sa che quest'ultima, perfida e ambiziosa, rischierà di metterla in pericolo, accrescendo ancor di più l'odio che già i francesi - sia tra il popolo sia tra i nobili - nutrono per lei, l'Austriaca, la straniera.
Questo secondo romanzo, quindi, si concentra sul famoso “scandalo della collana”, una truffa ordita da Jeanne De La Motte - guidata nell'ombra dagli inganni e aiuti del Conte di Cagliostro - che coinvolsero Maria Antonietta e il Cardinale di Rohan. Una collana di incredibile valore, che i gioiellieri Bohmer e Bossange pensavano poter essere perfetta per la Regina di Francia e fu, inizialmente, fatta in dono dal Re Luigi XVI a sua moglie. Ma Maria Antonietta, pur rimanendo folgorata da un simile gioiello, rifiuta. Jeanne de La Motte divenendo sempre più intima con la regina, riesce a creare una serie di intrighi e appuntamenti, sfruttando anche una giovane donna molto simile alla Regina, e portandola a incontrare in segreto il Cardinale di Rohan, innamorato della sovrana, e voglioso di assumere una carica più importante nel regno. Un intrigo che porterà a un processo che, nonostante rivelerà l'innocenza della Regina, resterà sempre una macchia indelebile sulla sua figura, contribuendo ad aumentare il disprezzo del popolo contro di lei.
L'amore non è che nostalgia: l'assente piange un paradiso ideale, invece di piangere una patria materiale, anche se possiamo ammettere, per quanto si ami la poesia, che la donna amata sia un paradiso un po' più materiale di quello degli angeli.
Come nel precedente romanzo, Alexandre Dumas riesce ad ammaliare il lettore, attraverso una serie di voci, di personaggi, realmente esistiti o frutto d'invenzione, dosando sapientemente diversi elementi: gli intrighi politici, gli amori impossibili, i duelli, il contrasto tra povertà e ricchezza, i sospetti, e le inquietudini dell'animo umano. La sua penna è anche ironica, permettendo al lettore di sorridere nonostante certi momenti non così allegri.
Soprattutto, Dumas offre un'immagine forse diversa di Maria Antonietta, mostrandoci una donna ingenua ma anche forte, che prova ad aiutare il popolo - rinunciando anche a un gioiello simile - ma allo stesso tempo costantemente vittima di sospetti, di incredulità, di dissapori. Il facile capro espiatorio, direi io, su cui far cadere tutta la rabbia e la disperazione di un popolo affamato. Ma anche a corte, non mancano gli attacchi a una sovrana, o le false parole per ottenere prestigi e riconoscimenti.
Tra tutti i personaggi spiccano soprattutto due donne: la donna e regina e la donna e demonio. Maria Antonietta e Jeanne de La Motte, due figure estremamente affascinanti che, nel bene e nel male, riescono ad ammaliare il lettore. E, ovviamente, nell'ombra continuano le trame oscure di Cagliostro, che non smette mai di raggiungere il suo scopo. In fin dei conti, il suo potere divinatorio si rivelerà realtà da lì a qualche anno...
Personalmente ho sempre provato una sorta di tenerezza verso la regina Maria Antonietta, un personaggio storico sicuramente pieno di luci e ombre, che ha sbagliato, ma che io non sono mai riuscita a condannare, e la cui morte mi ha sempre scatenato un moto di rispetto e commozione. Mi è piaciuto questo sguardo più clemente di Dumas nei suoi confronti, un punto di vista nel quale mi ritrovo. Colei, la pallida testa della quale il boia mostrò al popolo, ha ben acquistato il diritto di non arrossire più di vergogna davanti ai posteri.
Nel corso delle letture, dello studio o della visione di film (o anime. Sì, penso al mio adorato Lady Oscar, concedetemelo), ho sempre visto questa figura come una bambina ingenua strappata dalla sua casa, dalla sua famiglia, per andare in un mondo totalmente diverso dal suo, in un covo di serpenti: personaggi pronti a sfruttarla per ottenere i propri scopi e facile vittima della storia. Ora, se è vero che potrebbe aver contribuito, in un certo senso, alla povertà del popolo francese, mi ha sempre colpito questo voler addossare ogni colpa a lei. La Maria Antonietta che leggiamo in queste pagine è una donna molto ingenua, ma anche forte, forse desiderosa di piacere a tutti - e no, purtroppo questo non è possibile - e con un cuore che palpita. Una donna piena di passioni, ma anche compassione, che vorrebbe aiutare, ma anche amare liberamente. E da quei sentimenti, a volte, si fa sopraffare. Un essere umano che sbaglia anche, che cade, come tutti noi del resto. Ma anche costantemente in conflitto tra i suoi desideri di donna e il suo difficile ruolo di Regina.
Il suo collo sottile e morbido come quello di Jane Grey, quel collo grazioso come il pistillo d'un giglio, destinato, come il fiore di Virgilio, a cadere sotto il ferro, s'elevava graziosamente con i suoi ricci dorati e increspati dal seno di quella marea di luce. Jeanne aveva osato scoprire le spalle della regina, di modo che gli ultimi giri della collana andavano a cadere sul suo seno di madreperla. La regina era radiosa, la donna era superba. Amante o suddito, chiunque si sarebbe prosternato.
Jeanne de La Motte è un personaggio altrettanto ammaliante, seppur nella sua parte più oscura. È una donna forte, intelligente, tremendamente ambiziosa, capace di plagiare con le sue parole, di ordire trame intricate, intrighi, tradimenti. Abile con le parole e i comportamenti, riesce a conquistare in poco tempo la fiducia sia del cardiale di Rohan, sia della regina, colpendoli nelle loro fragilità e utilizzando un'altra figura per il suo scopo. Se da un lato, il suo comportamento è sicuramente da condannare, dall'altro si rimane impressionati dalla sua abilità. Seppur - non bisogna dimenticarlo - sia guidata dal potere sempre presente, anche se apparentemente in secondo piano, di Cagliostro, che muove le sue pedine sulla scacchiera pronto a dare scacco matto al Re e alla sua consorte, a quella monarchia che vuole abbattere.
Come dicevo, Alexandre Dumas è un abile intrattenitore, che blocca il lettore alle pagine e, ancora una volta, mi sono accorta di quanto non sia mai pesante, nonostante le tante pagine. Ma è anche bravissimo nel tratteggiare i diversi personaggi, che appaiono vividi e quasi reali. Mi piace anche moltissimo il suo modo di rendere partecipe chi legge, a volte rivolgendosi proprio al suo lettore.
Insomma, questo ciclo è davvero appassionante e ben scritto. L'unico difetto che ho riscontrato in questo volume è purtroppo la presenza di numerosi refusi che disturbano un po' la lettura. Ma, per il resto, se amate la storia francese e questo periodo storico in particolare, vi consiglio veramente di recuperare questi romanzi che finalmente questa casa editrice napoletana ha ripubblicato!
Non vedo l'ora di continuare il viaggio, e di arrivare alla Rivoluzione Francese. Un periodo di terrore, certo, ma un'epoca storica importante che mi ha sempre molto segnato.
Oh! Signore, che cos'è una regina, quando non può regnare neppure su di un cuore?