Resto qui, di Marco Balzano

13 giu 2023

Libri

C'è un lago artificiale in Alto Adige che mi ha sempre affascinato molto: il lago di Resia. Quel campanile che sorge dalle acque mi ha sempre fatto pensare a qualcosa di magico, di poetico, un luogo d'incanto. Ma quanta ignoranza ho avuto finora! No, non sapevo nulla della storia di quel luogo, di Curon Venosta, quel piccolo comune e quel lago dove in tanti turisti arrivano per farsi selfie in maniera del tutto superficiale. E quanto diventano importanti, allora, i libri: quelle finestre sulla storia, su mondi di cui conosciamo poco o forse niente. In questo caso ad aprirmi gli occhi è stato sicuramente Marco Balzano con il suo romanzo “Resto qui”. Questo è uno di quei casi per cui amo il mondo del bookstagram: scoprire libri che poi finiscono per piacermi tantissimo e soprattutto che mi fanno conoscere pagine di storia di cui fino a quel momento non sapevo molto. 
Vorrei ancora vedere quel lago? Ovviamente sì, ma ora lo farei con uno sguardo diverso, con un profondo rispetto per quello che è stato e per ciò che quelle acque nascondono. Nulla di così poetico e magico, anzi, una storia molto più straziante. 

No, non meriti di conoscere quei giorni di buio. Non meriti di sapere quanto abbiamo gridato il tuo nome. Quante volte ci siamo illusi di essere sulla strada giusta. È una storia che non ha ragione di riaccadere nelle parole. Ti racconterò invece della vita di noi, del nostro essere sopravvissuti. Ti dirò di quello che è successo qui a Curon. Nel paese che non c'è più.


© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice


Resto qui è una storia intima, personale e dolorosa che s'intreccia duramente con la grande Storia. In quel piccolo comune al confine tra Italia, Svizzera e Austria, si leva la voce di Trina una donna che sarà costretta a resistere contro i duri colpi inferti dalla violenza della politica, della Storia, della vita. Trina narra le vicende dal suo punto di vista, ma parlando a Marica, sua figlia, che le è stata portata via - forse anche per sua volontà - troppo presto, una notte, all'improvviso e di cui hanno perso le tracce. Un vuoto che logora l'esistenza, anche se si deve sempre andare avanti.

La protagonista racconta la sua storia, ma anche le vicende della realtà in cui vive. Ci sono i giorni di sole e di gioia, quelli in cui da ragazza trascorre momenti lieti con le amiche, sognando di diventare insegnanti un giorno, o cantando canzoni all'aria aperta; oppure, quando si perde a osservare il contadino Erich, che poi sposerà. Ma il vento della Storia arriva presto a spazzare via le gioie. Curon, quel paese nell'Alto Adige-Südtirol, si trova in una zona di confine: il tedesco è la madrelingua, fino a quando, però, non sarà invaso dalla prepotenza del Fascismo.

Ed ecco che le prime cose cambiano: non sarà più permesso parlare o insegnare la lingua tedesca, i nomi sono italianizzati, certi ruoli vengono presi da altri italiani. Si nota subito un aspetto importante: la mancanza di comunicazione. Sono lingue diverse, che non aiutano a comprendersi. Anziché ponti, le due lingue diventano muri impossibili da oltrepassare.

Trina e altre donne però resistono: si oppongono alla dittatura e iniziano a svolgere il mestiere di maestre in clandestinità, pur rischiando le proprie vite. Dopo l'8 settembre, però, le cose non sono migliori. Al fascismo subentra il nazismo, che viene visto in maniera contrastante dai cittadini: da un lato c'è un recupero della propria lingua madre, il tedesco, e quindi Hitler viene visto come una sorta di salvatore. Anche perché, per un attimo verrà bloccato il progetto - iniziato dai fascisti - di costruire una grande diga che avrebbe messo a rischio l'esistenza di Curon. Dall'altro lato c'è chi riesce a scorgere invece la medesima violenza di un'altra dittatura e cerca di opporsi.

Ma quando la guerra avrà fine, la violenza della politica e delle grandi aziende provocherà ancora un pericolo per chi ama profondamente quella terra e dalla quale non vorrà allontanarsi. 

Ci avessero domandato quel giorno qual era il nostro desiderio più grande, avremmo risposto che era continuare a vivere a Curon, in quel paese senza possibilità da dove i giovani erano scappati e tanti soldati non erano più tornati. Senza voler sapere niente del futuro e senza nessun'altra certezza. Solo restare.

Resto qui è una storia di Resistenza, nelle sue varie sfumature.
La Resistenza alle dittature: prima al Fascismo, che vuole estirpare la cultura di un luogo, imponendo la sovranità italiana a tutti i costi, o inviando uomini in guerre assurde e lontane, non permettendo a molti di loro di tornare a casa; poi al Nazismo che, anche se agli occhi di alcuni verrà visto in maniera migliore, in verità non farà altro che mostrare un'altra forma di violenza, non poi così diversa, anzi. C'è poi la resistenza di alcuni al potere politico-economico a cui non importa nulla dei sentimenti e delle voci di un popolo. Persone che tentano di far valere i propri diritti, ma senza venire ascoltati. E anche una sorta di resistenza al dolore: quello di una figlia che è andata semplicemente via, senza mai tornare. Un dolore e un vuoto che continuano a straziare l'animo di chi resta.

È anche una storia di identità, di profonde radici. Di persone così attaccate alla propria terra, che cercano di lottare in ogni modo per non perderla. Provate a immaginare di dover rinunciare per sempre alla vostra casa, ai vostri ricordi, perché ve lo impone il governo o una multinazionale, come reagireste? Mi ha colpito molto la riflessione sul fatto che Curon è un paese senza prospettive, tanto che molti giovani decidono di andarsene. E quindi è facilmente sacrificabile per il “progresso”. In fondo, i vecchi possono essere facilmente spostati altrove, no? Il progresso vale più di un mucchietto di case...
Pur essendomi allontanata da casa, il pensiero di perdere un luogo che amo, o che qualcuno possa sradicare con forza le mie radici, mi fa star male. Profondamente. Forse è anche per questo che ho sentito molto forte in me lo strazio provato da Trina, ma soprattutto dal suo Erich. 

C'è anche il problema della lingua, che ho trovato molto interessante. Trina si trova a riflettere sul fatto che se non le avessero imposto la lingua italiana, l'avrebbe amata. Il fascismo, invece, porta a creare un vero e proprio contrasto, una repulsione quasi, anziché creare una bellissima commistione di lingue e culture. Ma questo accade anche nel dopoguerra. Sarà Trina, infatti, a donare le parole al marito contro il governo italiano, a cercare di insegnargli questa lingua diversa, al fine di farsi comprendere, di far valere i propri diritti. 

Invece l'italiano e il tedesco erano muri che continuavano ad alzarsi. Le lingue erano diventati marchi di razza. I dittatori le avevano trasformate in armi e dichiarazioni di guerra.

Resto qui è una storia che ti permette di scorgere quello che c'è sotto le acque di quel lago solo all'apparenza magico e incantato. Ti fa conoscere una pagina di storia forse dimenticata o che in pochi conoscono, portandoti ancora una volta a dover fare i conti con la nostra storia. 
È una narrazione molto toccante, fatta di brevi capitoli, una lettura che scorre rapida ma lascia tanto dentro. 

A me è veramente piaciuto molto. E sono contenta di aver riempito un'altra pagina bianca. 
Se avete voglia di una storia emozionante, di scoprire una pagina italiana non così nota, e di andare oltre la mera bellezza di un luogo per comprendere meglio cosa si celi dietro quel campanile che affiora dalle acque, be', ve lo consiglio con tutto il cuore.

Forse alcune cose restano in sospeso, ma questa è la storia di chi resta.


IL LIBRO

Resto qui
Marco Balzano
Casa editrice: Einaudi
Pagine: 186
Prezzo: 18.00€
Anno di pubblicazione: 2018
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