Oggi torniamo alla letteratura per ragazzi, vi va?
All'ultimo Salone del Libro ho avuto la possibilità di scoprire un'altra realtà editoriale: Edizioni Piuma. Ve ne ho un po' parlato nell'intervista fatta all'editore Francesca Di Martino. Su Let's Book avevo condiviso la mia recensione all'altro titolo che mi è stato regalato: Oltre la Nebbia di Alice Bassi; ma qui vi voglio consigliare il primo libro di una serie che ha come protagonista Rita, una bambina di undici anni e il suo particolare viaggio per scoprire curiosità e riflettere sui grandi temi della vita e della morte. Un libro che è stato anche selezionato lo scorso anno al Premio Strega Ragazzi e Ragazze nella categoria 8+. Il volume, come da titolo, è Rita e il Giro della Morte, di Sara Beltrame con le illustrazioni di Tommaso Vidus Rosin.
Mi sa che questa storia è meglio non raccontarla a nessuno. Se al ritorno da scuola dirò ai miei compagni che siamo andati in vacanza sostando nei parcheggi dei cimiteri, finirà che mi troverò sola.
Rita e il giro della morte inizia così. Che cosa ci fa la piccola protagonista con la sua famiglia in un parcheggio del cimitero di Santa Fosca in Spagna? Margarida, detta Rita, ce lo spiega in questo racconto introduttivo a una serie che potrà sicuramente entusiasmare i piccoli lettori. La protagonista ha solo cinque anni quando vede, per caso, il primo morto della sua vita. In realtà vede solo i suoi piedi, perché le viene proibito di scorgere altro. È troppo piccola per comprendere la morte, e così i suoi genitori inventano scuse banali, che però non danno risposta alle sue tante domande, e anzi, la spingono a essere molto più turbata. Forse non era meglio spiegare la verità? Ma come si fa a descrivere la morte ai bambini nella maniera più opportuna? E perché né nei libri di scuola né la sua famiglia vogliono affrontare quell'argomento? In particolare per sua madre è una questione tabù, da quando la nonna materna Amelia è scomparsa all'improvviso e ritenuta morta. Rita cresce, ma l'esperienza con la morte ha lasciato dei segni in lei. E poi ha iniziato anche a sognare proprio sua nonna, che non ha avuto mai modo di conoscere.
Quando la famiglia si trasferisce nella casa di Amelia, Rita inizia a trovare degli indizi che la portano a scoprire qualcosa in più della sua misteriosa nonna, del suo lavoro, della sua esistenza, e a capire che la donna stava per intraprendere un viaggio che ha chiamato “L'itinerario delle eccezioni”. Ma che tipo di eccezioni?
Se non può parlare con la sua famiglia, però, Rita troverà un valido seppur strambo aiutante nel particolare ed eccentrico Babysitter Nando, che si occuperà di lei non solo con la sua prelibata e ripetitiva pasta al burro, ma anche nel cercare di decifrare i misteriosi indizi per comprendere maggiormente Amelia, e riflettere sui concetti di vita e di morte. E questo porterà anche i suoi famigliari a capire di dover prendersi cura delle ferite del passato - che ancora sanguinano - e partire per un nuovo viaggio, che potremo però scoprire solo nei prossimi capitoli della serie.
È chiaro che quando si tratta di parlare di morte il cervello - soprattutto quello degli adulti - va in tilt. E non solo il cervello per essere precisi. Anche il cuore, i polmoni, lo stomaco e tutto il resto degli organi interni del corpo vanno in tilt.
Si tratta, come dicevo, di un libro introduttivo dove la giovane protagonista ci fa comprendere come e perché sia arrivata a compiere quel viaggio attraverso i cimiteri, in una vacanza alquanto particolare ma densa di significato. Per seguirla però nelle varie tappe occorre continuare a seguire le prossime pagine ricche non solo di parole ma anche di colorate e vivaci illustrazioni.
Come parlare della morte ai bambini? È veramente più facile nascondere la realtà dietro banali scuse, anziché provare a spiegare meglio quel che accade? E non sarebbe meglio condividere il peso di un dolore, anziché chiudersi in se stessi e sopportare tutto da soli? Condividere le sofferenze e il dolore con altri non può renderci più forti?
Visto l'argomento trattato potrebbe essere considerato un libro un po' pesante, soprattutto per i bambini al quale è destinato - l'età di lettura è dagli 8 anni -, ma in verità è scritto in maniera così semplice, ironica e spensierata che riuscirà a strappare al piccolo o grande lettore tanti sorrisi. Soprattutto grazie alla figura di Nando, l'eccentrico babysitter, che con le sue uscite, le sue parole, le sue comparse improvvise, è riuscito a farmi ridere in più di un'occasione.
Secondo me è un'ottima lettura per affrontare un argomento difficile, in modo rispettoso ma anche molto divertente, a tratti commovente.
Le paure e le sofferenze condivise ci rendono più forti, rendono i nostri legami molto più stretti e resistenti.
Sono dell'idea che ai bambini le cose vadano spiegate, con parole semplici magari, ma senza nascondere nulla. Perché spesso nel tentativo di proteggerli si rischia invece di provocare in loro un profondo turbamento. I bambini possono comprendere moltissimo, se hai la pazienza di donare loro del tempo e cercare le parole più adatte per raccontare non solo gli aspetti più belli della vita, ma anche quelli più dolorosi.
Alla conclusione del libro si possono trovare anche delle gustose ricette da realizzare insieme ai vostri figli proprio nel giorno dei morti: per ricordare chi non c'è più, ma allo stesso tempo continuare a vivere serbandoli sempre nel nostro cuore e celebrare la loro vita, il loro amore.
Se avete ancora dei nonni o delle nonne in vita, vi prego di andare da loro e farvi raccontare la loro storia per filo e per segno e non perdere tempo. Chiedete loro che cosa facevano da piccoli o alla vostra età, fate loro tutte le domande possibili. Vi consiglio di non tenerne nemmeno una per voi perché così, forse, non proverete quel senso di vuoto e frustrazione che sentivo io.
Per acquistare il libro. (link aff)
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