Non sono stata una bambina che ha iniziato a leggere presto, a divorare libri con passione. Sì, ci sono stati intorno a me da piccina soprattutto fiabe, ma anche racconti che la nostra maestra ci faceva conoscere a scuola. Ricordo, in particolare, quei pomeriggi in cui leggevamo insieme una storia di bambini mutati in animali e il tentativo di scrivere un nostro possibile seguito. Ah, la prima scintilla di scrittura che poi si è riaccesa in età adulta! Ma, sfortunatamente non posso narrare di storie in cui i libri mi hanno legato alla mia famiglia. In casa, leggeva solo mia sorella maggiore, è stata lei a iniziare a riempire la libreria, e poi sono arrivata io. Sono stati rari i momenti in cui vedevo un libro sui comodini dei miei genitori, ma quando accadeva o quando tuttora accade provavo e provo ancora un dolce sentimento nel cuore. Quando sento altri raccontare dell'amore per la lettura che è stato loro trasmesso da nonni e nonne o dai propri genitori, provo una leggera punta d'invidia. Avrei voluto anche io sentirmi legata a loro da un rapporto simile. Essere maggiormente compresa quando questo meraviglioso virus si è espanso dentro di me portandomi a divenire una “lettrice forte”, anziché invitata a leggere di meno - per non rovinarmi gli occhi - o a spegnere la luce perché è tardi e si deve dormire. Sia chiaro, nonostante gli alti e i bassi, e soprattutto ora che sono distante, voglio un gran bene alla mia famiglia, ma sì, non posso negare che avrei tanto voluto un legame simile. Ho provato a riversare questa passione, nel mio piccolo, verso la mia nipotina - che ha la fortuna di avere due grandi lettori come genitori -. E se un giorno dovessi avere figli miei - anche se lo ritengo molto improbabile - mi piacerebbe molto trasmettere la bellezza della lettura e della condivisione con loro.
Tutta questa premessa per cosa? Perché vorrei consigliarvi un libro che mi ha regalato delle bellissime ore. Una storia personale, familiare, ma anche un bellissimo omaggio alla lettura, a quei piccoli amici apparentemente silenziosi ma che, in realtà, sanno parlare moltissimo se sai ascoltarli.
Oggi provo a scrivere le mie riflessioni su Non avere paura dei libri, di Christian Mascheroni, pubblicato da Hacca Edizioni.
... mi disse una cosa che non avrei mai dimenticato.
Non avere paura dei libri.
Passò la mano sulla copertina de La pelle, alleviando il dolore del titolo e lavando via le ferite dei paragrafi. Poi mi disse di leggerlo e basta, e che se mi fossi imbattuto in qualcosa che non capivo mi avrebbe aiutato lei a non averne paura.
A volte i libri arrivano da te in maniera insolita. Questo volume fa parte degli acquisti del Salone del Libro di Torino. Non era nella lista, ma ha trovato subito un posto nella nostra libreria. Il mio compagno l'ha scelto per caso e qualche settimana fa lo ha letto. Parlandone mi ha subito colpito e l'ho recuperato poco dopo. È una di quelle letture, però, per cui ho un po' di difficoltà a scriverne. Quando gli autori riversano nelle pagine la propria vita, la famiglia, le emozioni vissute sulla pelle, cerco sempre di entrare a piccoli passi, con rispetto e attenzione. Christian Mascheroni è riuscito ad accendere queste pagine di un fuoco speciale e meraviglioso: un amore travolgente per la lettura, che lo ha legato profondamente ai suoi genitori sin dall'infanzia, in modo particolare a sua madre Eva.
Eva, la viennese legata alla sua città - così simile a lei, quasi un riflesso, radiosa e malinconica insieme -, che per amore ha però scelto l'Italia, seguendo Gino, il pompiere e litografo di Appiano Gentile. Eva, la viennese che vive così intensamente i libri, toccandoli con le mani sporche, lasciando profondi segni del suo passaggio, delle sue emozioni, rischiando anche di bruciacchiarli con la sigaretta. Lei che trasmette la stessa passione al suo unico figlio, Christian, insegnandogli subito una lezione preziosa: non avere paura dei libri. I libri vanno letti, vissuti, non andrebbero vietati ai più piccoli, ma semmai bisogna aiutarli a comprenderli quando dovessero incontrare ostacoli e problemi.
Grazie ai libri scoprii che potevo risvegliarmi dalla tempesta e trovarmi inondato dal sole. In quei giorni, quando i libri di mia madre accudivano i suoi sogni e placavano i suoi incubi semplicemente standole accanto, io salpavo sulla nave delle parole ed esploravo le terre del silenzio.
Tra le pagine di questo libro rivive l'amore di due persone che sembrano molto diverse, ma sono unite da un profondo legame: Eva, la viennese che bruciava i libri con la sua sete ardente e che a volte cadeva dentro il baratro dei suoi silenzi prolungati, e Gino, il litografo e pompiere che con pacatezza, amore, e conforto cercava di spegnere non solo i fuochi all'esterno ma anche interiori.
L'ho trovato un ritratto intimo, delicato, ma anche struggente. Come in ogni famiglia, infatti, accanto all'amore e alle luci, si possono trovare ombre, incrinature, pagine sgualcite che rischiano di far spezzare i legami, o di provocare rabbia, difficoltà, rimorsi o sensi di colpa. C'è la forza, la vitalità, la passione, in Eva, ma anche una fragilità che deriva dall'infanzia o forse da qualcosa di più profondo che è difficile da analizzare. Grida che spezzano i silenzi, fantasmi del passato che corrodono il presente, fiumi di alcool che diventano un mezzo per dimenticare. Ci sono i legami, la vita ma anche la morte. I momenti bui e i ricordi che sanno di sole, di risate, di spensieratezza e tante pagine lette. E ti sembra quasi di vederli, Eva, Gino e il piccolo Christian che cercano nuovi titoli in libreria, che si scambiano pareri, che scorrono quasi con irrequietezza quelle righe tra le quali trovare risposte, o semplicemente specchiarsi, e in cui ritrovare almeno un frammento di sé.
I libri mi aiutano a preservare la memoria, mi aiutano a dissuadere la mia parte adulta dal credere che i sogni siano sempre meno luminosi o che debbano far posto alle cicatrici.
Quei libri che diventano persone con le quali parlare, da tenere sul comodino accanto a sé, da accarezzare, e a cui tornare sempre, ogni volta che si ha voglia o è necessario.
Accanto al bellissimo romanzo di vita, non privo di dolore, di una famiglia, c'è la passione profonda e vitale per i libri.
I nostri amati amici di carta scivolano tra le righe: vengono citati numerosi romanzi, edizioni speciali che ricordano l'infanzia, copertine vintage o serie da collezionare. Badate bene, non ci troviamo davanti a un mero elenco di libri, ma ogni titolo è legato a ricordi. Quelli di un bambino che si ritrova a vivere e a crescere in una casa piena di carta e inchiostro, tra autori e autrici che diventano quasi dei veri e propri amici. Un bambino che diviene adolescente e poi uomo, senza mai perdere questa passione ardente che lo lega così profondamente a sua madre, ma anche a suo padre. Ai quali dedica questo splendido omaggio. È una lettura che ritengo possa essere adatta a tutti gli amanti dei libri, che si ritrovano a vivere tra queste pagine non solo la storia di una famiglia, con i suoi alti e bassi, i momenti di gioia e quelli di tristezza e difficoltà, tra sorrisi e fantasmi, affetto e solitudine, amore e incomprensione, felicità e malinconia; ma - taccuino alla mano - possono incrementare la lista di libri da leggere o, magari, ritrovarsi a sorridere nello scorgere quelli già letti, quei piccoli, preziosi, amici di carta e parole che hanno regalato emozioni, messaggi, aiuto, o anche solo qualche ora di evasione da una realtà non sempre facile.
Nella lettura trovavamo conforto, ispirazione, pace. Affidavamo ai libri la nostra stanchezza, il nostro pianto, l'agonia così come la gioia, la commozione e la tenerezza per un attimo di tregua dalle difficoltà della vita.
È una storia di vita che a me ha molto emozionato, a tratti anche commosso. E sono stata davvero sommersa da così tante sensazioni ma anche da una sorta di comprensione: questo amore profondo e sempre più crescente che sento per i libri e la lettura. Non sempre, infatti, mi sento capita da altri. Ci sono stati (e ce ne sono ancora molti) momenti in cui sono stata quasi vista con scherno per le tante ore passate sui libri, per la scelta di stare in casa a leggere anziché uscire o guardare la tv. Ed è una cosa che fa male. Io sono profondamente grata ai libri per avermi salvata in molti momenti di difficoltà, in cui ho pensato di non farcela più, di mollare tutto, li ringrazio per le emozioni e risposte che mi danno, e anche sì per questo senso di comprensione che spesso non trovo nella realtà. Forse è anche per questo che ho davvero amato questa lettura. Certo, ringrazio meno Christian e i suoi genitori per aver aumentato di molto la mia lista desideri. Scherzi a parte, se amate leggere, ma anche se volete trovare una storia familiare, è un libro che vi consiglio con tutto il cuore di recuperare!
Mia madre e mio padre sono i libri che avrei voluto scrivere, che avrei voluto leggere, nonostante gli errori di battitura, i refusi, le bruciature, gli angoli piegati. Sono i libri che riapro e rileggo, dai quali ottengo risposte, che mi suscitano nuove domande. Sono i libri che non ingialliscono col tempo e che del tempo conservano il profumo, lo spessore, la ruvidezza e la leggerezza, il peso e il volume, lo sguardo.