La tempesta, di William Shakespeare - #aTeatroconShakespeare

23 feb 2023

Libri

Lettura di Gennaio 2023 per il mio progetto #aTeatroconShakespeare.

Tradizionalmente, La Tempesta è considerata l'ultima opera scritta da William Shakespeare. I testi seguenti, infatti, furono un lavoro in collaborazione con John Fletcher. Fu portata in scena, per la prima volta, a corte nel 1611 e qualche tempo dopo il Bardo tornò a Stratford-upon-Avon, sua città natale, dove morì nel 1616. Forse è anche per questo che, in seguito, in molti videro un riflesso di Shakespeare nel suo Prospero: così come, alla fine, Prospero rinuncia alla sua magia chiedendo un ultimo incantesimo da parte del pubblico, un applauso, così anche Mastro Will lascerà di lì a poco il teatro. Ma questa ovviamente è solo una delle tante riflessioni su questo personaggio su cui, ancora oggi, restano numerosi misteri. 

Ebbene sì, l'opera che ho letto - o meglio riassaporato con nuovo entusiasmo - a gennaio è proprio questa: La Tempesta, il penultimo testo presente nei cosiddetti Drammi Romanzeschi. Una delle mie preferite in assoluto.


Fonti:

Questa è la sola opera di William Shakespeare dove non si hanno delle fonti precise, tanto da considerarla la sua più originale invenzione. 

  • Restano comunque degli spunti, derivanti da alcuni testi della letteratura romanzesca, ma anche da eventi dell'epoca. In modo particolare, l'espansione coloniale inglese verso alcuni territori del Nuovo Mondo. Come quella di Sir Thomas Gates che, a seguito di una tempesta, naufragò sulle sponde delle isole Bermuda, che divennero un'ispirazione perfetta per l'immaginario di un'isola felice, piena di bellezza e mistero, ma anche di indigeni ribelli e selvaggi, spesso di aspetto mostruoso. 

  • Sempre sul tema dei selvaggi, Shakespeare potrebbe aver tratto ispirazione dal saggio di Montaigne sui Cannibali, su traduzione di John Florio, ma anche dalle Metamorfosi di Ovidio (con l'invocazione di Medea agli spiriti della notte, contrapposta alla magia bianca di Prospero).

  • Sicuramente, però, La Tempesta potrebbe essere intesa anche come una sorta di sintesi di molte delle sue opere precedenti, avendo diverse analogie soprattutto su alcuni temi o elementi. Anche qui torna il riferimento al Re Lear, che ha diversi motivi in comune con le azioni di Prospero, così come similitudini si trovano tra le loro figlie Cordelia e Miranda.


Pensieri sull'Opera:


Prospero: (...) Noi siamo di natura uguale ai sogni,
la breve vita è nel giro d'un sonno conchiusa.

Atto IV scena I


© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice - Immagine: John William Waterhouse

L'opera si apre con una tempesta, uno degli elementi cardine di questi ultimi drammi di William Shakespeare. 
Un fortunale viene scagliato contro una nave con a bordo il re di Napoli, Alonso, suo fratello Sebastiano, suo figlio Ferdinando, il consigliere Gonzalo, ma anche Antonio attuale duca di Milano, e altri gentiluomini e buffoni. Il naufragio avviene sulle sponde di un'isola sconosciuta, e ben presto scopriamo che è stato scatenato da forze naturali gestite dalla magia di un uomo: Prospero, che vive lì con sua figlia Miranda, lo spirito dell'aria, Ariel e il selvaggio e mostruoso Caliban.
Prospero racconta ben presto la sua storia a Miranda, spiegandole anche i motivi per cui ha effettuato una simile azione grazie all'aiuto di Ariel. L'uomo era il Duca di Milano, ma il suo posto è stato usurpato dodici anni prima da suo fratello Antonio con la complicità del re di Napoli, approfittando della passione di Prospero per lo studio delle arti magiche che lo aveva spinto lontano dal potere e dagli intrighi che si stavano compiendo alla sue spalle. Una volta raggiunto il potere, Prospero fu esiliato da Milano con la sua unica figlia ed è così che giunse in quell'isola abitata da un solo essere: Caliban, figlio della strega Sicorace.

Ariel: L'inferno è vuoto e i diavoli sono qui.

Atto I scena II


Siamo di fronte a una forma di teatro nel teatro: Prospero con l'uso della magia e la complicità del suo fedele spirito Ariel dirige ogni possibile azione degli altri personaggi. Sono loro, infatti, a separare i naufraghi in diversi gruppi; ad avvicinare Fernando alla grotta dove dimora Miranda permettendo ai due giovani di innamorarsi al primo sguardo. Da un lato si muovono quindi i personaggi 'del potere': Alonso, Gonzalo, Sebastiano e Antonio. Questi ultimi complottano tra loro, cercando di uccidere Alonso che, disperato, vaga alla ricerca del figlio smarrito. E poi c'è un altro gruppo, quello dei buffoni, Stefano e Trinculo che incontreranno ben presto Caliban, e con il quale nascerà un altro complotto teso all'assassinio di Prospero, dal cui controllo Caliban vuole liberarsi. Gruppi separati che si alternano via via sul palco, e che convergono tutti nello stesso luogo nel finale.

Quella che in un primo tempo poteva rivelarsi come una tragedia di vendetta, in verità diventa una sorta di “commedia del perdono”: grazie allo spirito dell'aria, Ariel, Prospero riesce a comprendere il senso del perdono e della compassione davanti a un pentimento sincero. Prospero è un personaggio ormai maturo che non cede all'impulso della vendetta, ma pian piano accetta ciò che è stato, perdona, e si apre a un nuovo possibile futuro, che verterà anche nel separarsi dalla sua piccola Miranda, dandola in sposa a Ferdinando, unendo così i due regni. È un finale lieto, dove tutti verranno perdonati perché sinceramente pentiti. 

La tempesta per Shakespeare è stata anche un esperimento teatrale: per la prima volta, infatti, applica le unità aristoteliche di luogo, tempo e azione. Ad eccezione del breve momento sulla nave, tutto è ambientato in un solo luogo, l'isola misteriosa, e tutto si svolge nel giro di tre ore che corrispondono perfettamente anche alla durata vera e propria dello spettacolo. 

Prospero: Il tuo sorriso mi diede forza
di sopportare il dolore e di resistere
alle avversità.

Atto I - scena II

Alcuni temi:

- Metateatro: o teatro nel teatro. 
Un teatro che riflette su se stesso. Attraverso la magia di Prospero ed Ariel che allestiscono un vero e proprio spettacolo teatrale, possiamo scorgere una riflessione sull'arte del drammaturgo. La macchina teatrale viene scomposta, vengono rivelati i suoi segreti, i meccanismi, i trucchi, gli elementi. C'è un gioco tra illusione scenica e realtà, tra finzione, evasione, spettacolo e la vita reale. Lo spettatore viene coinvolto direttamente, anche nel finale, chiedendo un applauso che possa permettere a Prospero stesso di essere libero. Inoltre, fa dell'elemento musicale e degli effetti sonori la struttura portante del dramma. Sono tanti i canti, le danze, le masque, i suoni della natura... e sono funzionali alla messa in scena operata da Prospero e dal fido Ariel.

- Colonialismo: come dicevo nelle fonti, siamo in un'epoca in cui si assiste a una serie di spedizioni inglesi nel Nuovo Mondo, con contatti con popoli diversi. C'è chi, quindi, ci ha visto anche una riflessione su questo rapporto tra uomo bianco e uomo “selvatico”, soprattutto grazie al personaggio di Caliban. Costui era l'unico abitante dell'isola, il re di se stesso. Con l'arrivo di Prospero e Miranda, qualcosa cambia. Da re diventa suddito, soprattutto dopo un tentato atto di violenza nei confronti della ragazza, colpevole di averlo rifiutato. Da un atto di amore reciproco, con la condivisione delle reciproche conoscenze - Caliban indica a Prospero la natura mutevole dell'isola; e le sorgenti d'acqua dolce e i fossi d'acqua salata, i luoghi aridi o fertili, mentre Miranda gli insegna a parlare - si arriva a un odio profondo verso colui considerato un invasore, e Prospero non esita a definirlo demonio e figlio di strega. 

- E non manca anche in questo caso il rapporto Padri-Figli, rappresentato non solo da Prospero e Miranda, che rincarnano i personaggi di Lear e Cordelia (come nei precedenti Drammi Romanzeschi), ma anche tra Alonso e suo figlio Ferdinando. Nel primo caso Prospero racconta a sua figlia un'antica favola, proprio quelle che narrava Re Lear a Cordelia nella prigione, ma qui fa un passo avanti: attraverso la magia Prospero - novello Lear - ha scoperto il mistero delle cose. Nel secondo caso viene trasferito quel concetto di perdita-ritrovamento che abbiamo potuto leggere in tutti i drammi romanzeschi. Alonso è disperato per la perdita del figlio, ma nel finale padre e figlio si ritrovano, portando anche a un lieto fine tra i due regni.

Caliban: 
Non avere paura: l'isola è piena 
di rumori, di suoni, di dolci arie
che danno gioia e non malinconia.
Talvolta note acute di migliaia 
di strumenti mi ronzano all'orecchio,
o voci che mi fanno addormentare
anche se desto dopo lungo sonno:
e allora in sogno pare che si rompano 
le nubi e mostrino tesori, pronti 
a cadere su di me, così che, sveglio,
piango perché vorrei sognare ancora.

Atto III scena II

Ho amato molto quest'opera proprio per questa natura magica, per Ariel la sua musica, la sua arte, diretta da Prospero stesso: un mago che diviene un drammaturgo capace di mettere in scena uno spettacolo nello spettacolo, e spingere i personaggi e il pubblico stesso a riflettere sulla vita e le emozioni umane. Perché, per me, in fondo è proprio questa la magia del teatro: l'idea di sprofondare per qualche ora altrove, di vivere quasi un sogno, che però può aiutare a pensare anche a se stessi, alla propria vita, e capire che in fondo il teatro stesso è molto vicino alla realtà.

Mi ha molto colpito poi l'interpretazione che ne dà Cesare Catà nel suo Chiedilo a Shakespeare. Gli antidoti del Bardo al mare delle nostre pene. Spesso il Destino, la Fortuna o la vita stessa, ci travolgono con una forza improvvisa, una vera e propria tempesta emotiva. Ci sentiamo magari stravolti, arrabbiati, increduli, incapaci di accettare un qualcosa che ci è accaduto e che non troviamo giusto. Quando ansie e preoccupazioni ci affliggono, possiamo fermarci sulla riva correndo il rischio di farci ancor più male, o fuggire via, non risolvendo nulla. Oppure possiamo affrontarla quella tempesta, andandole incontro, dritti al cuore dei problemi. Provare quantomeno a controllare la realtà, quelle forze naturali, per non permettere loro di terrorizzarci ancora. E anziché reagire con rabbia, lasciare andare, provare un moto di tenerezza, gentilezza e perdono, proprio come Prospero riesce a fare grazie anche all'aiuto dell'angelico Ariel.

«Se siamo capaci di vedere la natura onirica della nostra vita, le tempeste non cessano di farci male, però non possono più terrorizzarci. Noi ci liberiamo del passato che non riusciamo ad accettare, della rabbia nei confronti della crudeltà del destino, se e nella misura in cui riusciamo a lasciar essere il reale nella sua assurdità.»


Ho letto l'opera nella traduzione di Salvatore Quasimodo contenuta nel volume “Drammi Romanzeschi” curata da Giorgio Melchiori e pubblicata nei Meridiani Mondadori.

Ho tratto alcune informazioni dai seguenti volumi:

Shakespeare. Genesi e Struttura delle opere, di Giorgio Melchiori (Edizioni Laterza)

Chiedilo a Shakespeare. Gli antidoti del Bardo al mare delle nostre pene, di Cesare Catà (Ponte alle Grazie)

- dalla Prefazione di Agostino Lombardo a La tempesta, contenuto in Shakespeare. Opere Complete, edizione Garzanti.

♥♥♥♥♥


IL LIBRO

I drammi romanzeschi
William Shakespeare
Casa editrice: Mondadori
Pagine: 1312
Anno di pubblicazione: 1981
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