Piccole cose da nulla, di Claire Keegan

20 gen 2023

Libri

Quando vedo troppo spesso parlare di un libro sui social, tendo a tenermene lontana, ad aspettare qualche settimana o anche mese, prima di capire se è rimasta ancora quella volontà di leggerlo. Ma per una volta ho voluto buttarmi. Il libro lo avevo inserito nella mia lista desideri e a Natale l'ho ricevuto in dono da mia sorella, suo marito e la mia preziosa nipotina. Ed è per questo che ho deciso di leggerlo qualche giorno fa, attratta con forza sia da questa sorta di “fiaba natalizia”, come in molti l'hanno definita, ma anche da un tema che io ho scoperto diversi anni fa e mi ha lasciata molto scossa: le Magdalene Laundries. Su questo punto tornerò più tardi.

Ho letto questo libro nel giro di due giorni, ma non ho trovato tra queste pagine quel piccolo capolavoro che tutti consigliano, anzi, al di là del bellissimo messaggio, ne sono rimasta piuttosto delusa. Una storia carina, ma a me non è bastato il mero intento di trasmettere una riflessione così importante. Forse, se fosse stato ampliato, reso un romanzo molto più approfondito, sarei riuscita ad amarlo. Ne sono certa.

Oggi, dunque, vi lascio i miei pensieri su “Piccole cose da nulla” di Claire Keegan, pubblicato da Einaudi.

Mentre proseguivano e incontravano altre persone che conosceva e non conosceva, si ritrovò a domandarsi che senso aveva essere vivi se non ci si aiutava l'uno con l'altro. Era possibile tirare avanti per anni, decenni, una vita intera senza avere per una volta il coraggio di andare contro le cose com'erano e continuare a dirsi cristiani, a guardarsi allo specchio?

© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice


Ambientato nel 1985 nella cittadina di New Ross, un piccolo borgo irlandese, Piccole cose da nulla ci fa sprofondare nella vita e soprattutto nelle riflessioni di un uomo, Bill Furlong, un commerciante di carbone e legname. 
Siamo nella settimana di Natale, sono giornate dure in cui il freddo penetra nelle ossa, ma per l'uomo rappresenta un modo per avere più lavoro. Gira e rigira a consegnare carbone e legno, senza sosta, per portare a casa il giusto sostentamento, per non far mancare nulla a sua moglie Eileen e alle loro cinque figlie. È una vita fatta di gesti abitudinari, ripetitivi, a volte quasi noiosi. Fatta di momenti di raccolta in chiesa, e tentativi di andare semplicemente avanti, anche se il periodo non è facile. In tanti stanno perdendo il loro lavoro, molti giovani se ne stanno andando cercando una vita migliore altrove. 

Bill Furlong è un'anima buona e gentile, sempre pronto ad aiutare gli altri nei momenti del bisogno, nonostante i rimproveri di sua moglie, e a svolgere al meglio il suo lavoro. Con il suo camion carico di legna, torba e carbone, gira per fattorie e villaggi, permettendo a tutti di non restare al freddo. La neve scende in quel villaggio, dove tutto sembra scorrere sempre uguale, tranquillo. Fino a quando, portando il carbone nel convento vicino alla scuola frequentata dalle sue figlie, Bill non fa uno strano incontro, che lo porterà a riflettere sulla sua vita, sul suo passato, e anche sul suo presente. A rivedere molti pensieri, oltre all'ipocrisia che fino a quel momento colpiva anche lui, così come gli altri 'cristiani' del villaggio.

Bill Furlong è figlio di una ragazza madre, e non ha mai saputo nulla di suo padre. Ma è stato fortunato: la signora Wilson, vedova protestante presso cui lavorava sua madre, ha permesso loro di continuare a vivere nella sua dimora. Senza sbatterli fuori. Senza fare la fine di quelle ragazze che le chiacchiere di paese dicono siano ospitate in convento per redimersi dai propri peccati, facendo penitenza togliendo via le macchie dalla biancheria sudicia per tutto il giorno. L'incontro che farà, per caso, nella carbonaia del convento lo getterà, come detto, in un vortice di pensieri che lo spingeranno, infine, a compiere un'azione che potrà costargli sì una reazione molto amara e complicata, ma che lo farà sentire in pace con la coscienza. Non più una persona ipocrita che si volta dall'altra parte davanti al dolore o ai problemi altrui, e poi va in chiesa a pregare, ma qualcuno che sceglie di ascoltare il proprio cuore e fare anche solo un piccolo gesto che possa smuovere le cose, fino a quel momento troppo spesso accettate passivamente, per paura forse, ma anche per puro egoismo.

Il racconto è davvero breve, si può leggere in poche ore, e scorre rapidamente. Il messaggio di fondo è l'aspetto che più ho amato di questa storia: smetterla di girarsi dall'altra parte, di rifugiarsi nell'indifferenza, di fingere di non vedere quel che accade, dando così ancor più potere in questo caso alla Chiesa Cattolica, ma fare anche solo un gesto per aiutare nel proprio piccolo chi ha meno di noi, chi soffre, chi chiede aiuto. 

Quello dell'ipocrisia della Chiesa e dei suoi fedeli è un tasto che mi ha sempre scatenato un moto di rabbia; tanto da spingermi ad allontanarmi un po' da quel mondo di cui da ragazzina facevo parte. La Chiesa nel corso dei secoli ha causato così tanto dolore e sofferenza, nascondendosi dietro un'apparenza fatta di bontà e umiltà, da farmi provare un gran senso di nausea. Pensiamo a come venivano trattate le donne (ma anche gli uomini) accusate di stregoneria, o ai preti pedofili, o alla brutalità delle suore nelle Case Magdalene! Ecco. 

Questa piccola storia, apparentemente semplice, è stata presentata come una sorta di fiaba natalizia, che ha appunto questo messaggio molto forte, che dovrebbe spingerci a riflettere molto di più anche sulle nostre azioni. Una storia senza tempo, in verità, che potrebbe essere perfetta anche ai nostri giorni. 
Il problema è la narrazione, secondo me, e soprattutto il finale lasciato volutamente aperto, che però può donare un senso di incompletezza e conseguente delusione. Mi sono ritrovata a dirmi: sì, va bene il messaggio, bellissimo il protagonista, ma... quindi? Mi lasci così?
Ho provato un certo fastidio, perché è come se rimanesse tutto un po' sospeso, come se ti spingesse in qualche modo verso un punto in cui speri che accada qualcosa, e invece, resti così a chiederti quali saranno le conseguenze di un simile gesto. Ma non è solo il finale il “problema”, secondo me anche altri aspetti non hanno molto senso. Purtroppo non posso descriverli in maniera completa, perché altrimenti corro il rischio di rivelare troppo.

Lo consiglio? Per me è una storia carina, con un messaggio importante e un protagonista che può addolcire un po' il tuo cuore, con la sua gentilezza e i suoi pensieri, ma se fosse stata ampliata, se fosse stato dato uno spazio molto più grande e approfondito al tema delle case o lavanderie Magdalene, e se non ci fosse stato quel finale così aperto ma si fossero analizzate le conseguenze dell'azione del protagonista, l'avrei senz'altro amata di più.

Sono però dell'idea che se un titolo ispira, va letto per farsi comunque una propria idea.

... nel suo stupido cuore non solo sperava ma aveva il diritto di credere che ce l'avrebbero fatta.


Ma voi siete a conoscenza della storia terribile delle Case (o lavanderie) Magdalene?
Io l'ho scoperto molti anni fa, quando ho deciso di guardare un film che permette di approfondire il tema: Magdalene. Uscito nel 2002 è scritto e diretto da Peter Mullan e ha vinto il Leone d'Oro.

La storia ha inizio nel 1964 e si concentra soprattutto su tre ragazze (alle quali se ne aggiunge un'altra, già presente nella 'lavanderia', la cui sorte è la più straziante) mandate in una di queste “case” gestite da suore per espiare i loro presunti peccati: una ragazza madre, una violentata dal cugino, l'altra troppo bella e civettuola con i ragazzi. Tre peccatrici agli occhi delle suore, dei preti, e soprattutto della società ipocrita e benpensante dell'epoca. 
È un film forse non adatto a tutti, perché contiene scene molto forti e difficili da digerire. Bellissimo, quanto straziante. Pensate che io l'ho visto circa diciotto anni fa, e alcune immagini le ho ancora ben nitide nella mia mente. Immagini terribili, che fanno ancora più male, perché ispirate a storie vere.

E, infatti, l'altro mio consiglio è quello di vedere il documentario al quale il regista si è ispirato: s'intitola Sex in a cold climate e si trova tranquillamente su youtube con i sottotitoli in italiano. Preparatevi una bella tisana o camomilla, però, perché dovete essere pronti a provare una gran rabbia, ma anche schifo.


Le Case Magdalene sorsero in Inghilterra e in Irlanda nel XIX secolo con lo scopo iniziale di riabilitare le donne che avevano lavorato come prostitute. Successivamente vennero accolte sempre più ragazze accusate di aver avuto degli atteggiamenti peccaminosi o in contrasto con i pregiudizi della società benpensante. Erano condotte qui soprattutto dalla propria famiglia, per evitare un pubblico scandalo. 
Ragazze madri, ragazze violentate, o semplicemente troppo belle o troppo brutte, bastava poco per gettarle in questi luoghi, dove erano costrette a rimanere contro la loro volontà, anche per anni, subendo soprusi (anche abusi fisici da preti e suore) e impegnate in lavori estenuanti. Per lo più come lavandaie, e in maniera del tutto gratuita. Duro lavoro, preghiera e privazioni: queste le regole da seguire per redimersi dai propri peccati.
In Irlanda, questi luoghi erano conosciuti come Magdalene Laundries (Lavanderie Magdalene). È stato calcolato che circa 30.000 donne furono “ospitate”. Molte vi morirono, come anche i loro bambini. L'ultima Casa Magdalene in Irlanda è stata chiusa il 25 settembre del 1996. 
Questi istituti erano gestiti e finanziati dalla Chiesa Cattolica.

Questo è solo un piccolo riassunto, ma vi invito ad approfondire con il film e il documentario.
Insomma, capirete bene che forse avrei desiderato leggere qualcosa in più. Ma capisco che questo non era lo scopo di questo libriccino.







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IL LIBRO

Piccole cose da nulla
Claire Keegan
Casa editrice: Einaudi
Traduzione di: Monica Pareschi
Pagine: 98
Prezzo: 13.00€
Anno di pubblicazione: 2022
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