Chi siamo noi davvero?
È una domanda che probabilmente ci poniamo spesso nel corso della nostra vita. Ognuno di noi ha un carattere ben preciso, fa scelte ed errori, commette sbagli, o magari non riesce a far emergere il proprio vero io davanti agli altri. Oppure, se lo fa, spesso viene deriso, non compreso, o si ritrova davanti a un muro, a situazioni che possono ferire e spingere a chiudersi in se stessi o a reagire male. Siamo sempre in evoluzione: le esperienze, gli amori, le amicizie ci possono cambiare, far crescere e maturare, o segnare così profondamente che a volte cadiamo vittime di rimorsi, rimpianti, venendo tormentati ancora, dopo anni, dai fantasmi di un passato che può ancora far male.
Sono riflessioni le mie che vengono fuori da un libro che ho letto di recente: La mente sbagliata, di Francesco Forestiero, pubblicato da Rossini Editore. L'autore mi ha gentilmente fatto dono della sua opera, e io sono stata felice di leggerla perché già dalla presentazione mi ha scatenato pensieri e ricordi del mio passato, della mia esperienza di vita. Anche se diversa da quella del protagonista di questa storia.
Tra di noi regna ancora il silenzio acerbo di chi non si conosce. Un silenzio che presto si trasformerà in una splendida amicizia, fatta di sorrisi e gioie. Un'intesa perfetta nata per caso, destinata, ahimè, a finire il 29 ottobre del 1994.
Nel 1984 in un piccolo borgo della campagna calabrese, Jacopo e Claudio s'incontrano tra i banchi di scuola ed è l'inizio di una profonda amicizia che tra unioni e contrasti li legherà almeno fino all'adolescenza. I due ragazzi coltivano passioni in comune, come la musica ma anche il calcio. Riesci a scorgerli tra le pagine, quei piccoli Holly e Benji pronti a fronteggiarsi, amici che diventano però anche rivali sul campo e... nella vita. Come in ogni rapporto, non mancano i momenti di difficoltà, le incomprensioni, gli scontri. I caratteri sono diversi, c'è chi riesce a frenare le proprie azioni, chi va troppo oltre. Chi dimostra coraggio e chi invece ha troppa paura. Chi si rifugia tra i libri e le storie inventate, e chi ha una passione per i motori. Insomma, i litigi non mancano, ma il legame sembra essere anche molto forte. Un'amicizia destinata a durare anni, magari una vita. O forse no.
Quando incontrano Angela, durante gli anni delle scuole medie, qualcosa s'incrina tra loro, o meglio, sarà la cosiddetta goccia destinata a far traboccare il vaso. Claudio s'innamora subito di lei, ma lei rivolge il suo sguardo al suo migliore amico. Una scena consueta, che però rappresenta quella scintilla che trasformerà la favola dolce dell'amicizia in un vero e proprio incubo, fatto di rancori, invidia, rabbia, e sentimenti non poi così belli.
Ma sarà anche un'occasione per Claudio di analizzare se stesso, di riflettere sul suo comportamento, su quella sua “mente sbagliata”, troppo spesso mossa dal livore, dal rancore, da sentimenti negativi che corrodono la sua anima. Diversa, contorta, difficile da comprendere a volte, ma sua.
Quello che Francesco Forestiero ci dona è un breve romanzo molto introspettivo, riflessivo, con una forte componente psicologica. Ci troviamo di fronte a personaggi imperfetti, ma sicuramente anche per questo molto reali. È Claudio la voce narrante che cerca di rievocare i ricordi, di rivolgersi al suo amico, di analizzare se stesso, forse nel tentativo di comprendere il perché di certi atteggiamenti e rispettive conseguenze. È una narrazione che si affida a poche parole, che non si disperde in lunghe digressioni. Un viaggio di formazione dall'ingenuità dell'infanzia a una nuova consapevolezza dell'età adulta. Una storia che mi ha fatto molto riflettere, ma che mi ha dato la percezione che mancasse qualcosa. Forse, per una questione soggettiva, avrei preferito un approfondimento in più, soprattutto di alcuni personaggi secondari che restano un po' sospesi, rispetto al protagonista. Se è vero che è tutto frutto del pensiero di Claudio, mi è rimasta addosso come una sorta di mancanza, una voglia di sapere un pochino di più delle altre figure che compaiono in questa breve ma intensa storia.
Mi sento giù: è triste quando si scopre il proprio vero carattere; quando si ha la certezza di essere una persona sbagliata. Un ipocrita. Quando si scopre l'intimità e ci si rivela a se stessi per quel che si è davvero.
Tuttavia è una di quelle letture che io ritengo molto interessanti. Perché? Perché tra le pagine cerco sempre di ritrovare un po' di me, o di far affiorare riflessioni sulla mia vita, sulle mie esperienze, e quando questo accade, mi ritrovo per giorni a pensarci.
Mi sono spesso chiesta il motivo di una reazione simile nei confronti del protagonista, che sì sbaglia, a volte vorresti farlo ragionare, spingerlo a cercare di comunicare meglio i suoi sentimenti, ma forse non è così tanto da condannare. Claudio si ritrova a subire offese, a essere colpito spesso sul suo fisico, o a essere preso in giro per la sua passione per le storie o la musica. Purtroppo è anche un ragazzo che non riesce a gestire e controllare le sue emozioni, che vengono spesso fuori in maniera violenta, sbagliata. Ho avuto quasi la sensazione di trovarmi di fronte a una persona che rimane spesso in ombra, che fa fatica ad emergere, che vede nell'amico qualcuno di migliore. Un amico che ama, ma verso il quale prova anche una forma di rivalità che lo fa star male. E forse, per questo aspetto, mi sono ritrovata a comprenderlo, almeno in parte, perché in fondo è un po' quello che ho provato durante la mia adolescenza e i primi anni di maturità.
Quando ero ragazzina credevo che certe amicizie potessero durare per sempre, c'erano sogni, progetti in comune, e un legame che credevo saldo, profondo, impossibile da spezzare. Poi, però, il destino ti pone di fronte a delusioni troppo grandi, che fanno aprire gli occhi, e capisci che forse non è possibile andare avanti così. E anche se i fantasmi del passato tornano a trovarti qualche volta, e sai che il ricordo di quel legame lo porterai per sempre con te, devi andare avanti. Ma, ecco, la mia esperienza rispetto a questa storia è diversa. Il legame nel mio caso non era proprio sanabile.
Credo che, però, nei rapporti siano essenziali la sincerità e la comunicazione. Il cercare di rieducarsi o di venirsi incontro prima che sia troppo tardi. A volte questo è impossibile, perché certi gesti fanno molto male, in altri casi forse c'è ancora una possibilità per cui lottare.
La paura è inaspettata violenza nell'anima. Un solco nel cuore che cementa il respiro. Sudore che si trasforma in gocce d'alabastro incastonate nella schiena. È questo che provo quando gli eventi tornano a farmi del male sotto forma di ricordi ostili, quando il destino mi mette alla prova di fronte ad avversità inattese.