Lettura di Novembre per il mio progetto #aTeatroconShakespeare.
Continua il mio viaggio nel teatro di Shakespeare e a novembre ho recuperato il secondo dei Drammi Romanzeschi: Cimbelino. Devo dire di essere particolarmente attratta da queste ultime opere del Bardo. Anche se, in questo caso, ho ritrovato tantissimi elementi già letti e presenti in molte sue opere precedenti. E la mia sensazione si è rivelata giusta: approfondendo un po' il dramma con la lettura del saggio su Shakespeare di Giorgio Melchiori, infatti, ci sono moltissimi riferimenti ad altri suoi scritti. Primo tra tutti Re Lear. Effettivamente, come scrivevo già nell'articolo su Pericle, Principe di Tiro, tutte queste ultime opere hanno un legame con Re Lear. Sembrano quasi quei racconti che padre e figlia narravano tra di loro nel buio di una prigione e che ora prendono vita, con sfumature di favole e interventi soprannaturali.
Fonti:
- Per la trama storica (ossia la guerra fra la Britannia e Roma per il mancato versamento di un tributo ai romani) le fonti si riscontrano in: Historia Regum Britanniae di Geoffrey of Monmouth e Chronicles e The Description and Historie of Scotland di Raphael Holinshed.
- L'anonimo The Rare Triumphs of Love and Fortune, per il tema più favolistico.
- Alcune ispirazioni potrebbero essere tratte da diverse opere: dalla Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, nota a Shakespeare nella traduzione inglese di Edward Fairfax, alla nona novella della seconda giornata del Decameron di Boccaccio, di cui furono fatti diversi adattamenti, tra cui il Frederyke of Jennen pubblicato a Londra.
- Tanti sono poi i riferimenti alle stesse opere di Shakespeare: da Romeo e Giulietta, al Re Lear, all'Otello, a Come vi piace (approfondisco il tutto in seguito).
Pensieri sull'Opera:
Iachimo:
(...) Sono gelato di paura: benché lì ci sia un angelo del cielo, qui è l'inferno.
- Atto II - scena II
Siamo in Britannia, e due gentiluomini introducono il lettore/spettatore alla corte di Re Cimbelino, permettendo di conoscere anche tutti i personaggi che via via andremo a incontrare. Il Re è furioso nei confronti di sua figlia Imogene che ha sposato, senza il suo volere, Postumo, un povero ma degno gentiluomo, anziché Cloten, figlio della sua seconda moglie. Per questo esilia dal suo regno Postumo, allontanando di fatto i due innamorati. Imogene rimasta sola deve affrontare da un lato la falsa cortesia della matrigna, che nasconde in realtà un comportamento molto più meschino e crudele, dall'altro lato il corteggiamento dello sciocco Cloten che proprio non ne vuole sapere di essere da lei rifiutato. Postumo, invece, raggiunge Roma e qui fa una scommessa con l'italiano Iachimo sulla fedeltà di sua moglie. Iachimo non perde però tempo: raggiunta la corte di Cimbelino mette alla prova sua figlia, dapprima ingannandola attraverso le parole, e poi, introducendosi nella stanza di lei, e rubandole il braccialetto che l'amato le aveva fatto in dono. Postumo credendo alle parole dell'italiano e vedendo quel fazzol... oh, pardon, quel bracciale, invia una lettera al suo fido Pisanio, impartendo l'ordine di uccidere la moglie infedele. Ma il servitore non ci sta: salva la vita alla donna, le consiglia di non tornare a corte e indossare vesti da uomo, e le affida una medicina che gli aveva donato la Regina, credendo in buona fede che possa farle bene. Nel frattempo lontano dalla corte del re di Britannia, c'è anche la presenza di un uomo, Morgan, e dei suoi due figli Polidoro e Cadwal. Uomini che vivono nella purezza della natura, all'interno di una grotta, lontano dalle meschinità e dalla falsità del regno. Ma in verità, anche tra loro esiste un segreto molto importante che li legherà in maniera profonda al Re che dà il titolo a quest'opera. Non manca ovviamente la componente storica, con la guerra tra Roma e Britannia, perché quest'ultima si è rifiutata di pagare il tributo ai romani. Tra scontri, incontri, intrugli che generano una finta morte, apparenza e realtà, e l'immancabile intervento di Dei o essere soprannaturali, si arriverà al lieto fine, fatto di perdono, riconciliazione e redenzione.
Postumo:
Inutile cercare onore dove vive la bellezza,
verità dove è apparenza,
o amore dove esiste più di un solo uomo.
- Atto II - scena IV
Non sto a narrare per filo e per segno ogni aspetto della trama, ma già così è facile riscontrare moltissimi elementi che, come dicevo, possono essere simili a precedenti opere di Shakespeare. È per questo che l'opera mi è piaciuta sì, ma non in maniera totale, appunto per questa sensazione di già letto. Devo dire, però, che ancora una volta io resto particolarmente sorpresa e colpita dalle donne tratteggiate dalla penna del Bardo inglese. Mi è capitato di leggere, in tempi recenti, di persone che credono l'autore inglese misogino e contro le donne, e a me sinceramente viene un po' da ridere. Mi spiego meglio: sì, ci sono molti attacchi alle figure femminili nelle sue opere, ad opera di uomini meschini o semplicemente sciocchi, che danno credito più alle parole di altri uomini che a quelle della propria amata, o che vengono lacerati da una profonda gelosia che annebbia mente e cuore, però alla fine le donne si dimostrano molto più avanti di loro. Nel senso che, quando la verità viene alla luce, gli uomini finiscono per provare vergogna e pentimento davanti alla reputazione intatta delle proprie amanti. Mi piace molto questa capacità di non lasciarsi sottomettere, ma fronteggiare ostacoli e impedimenti, con coraggio e determinazione, senza mai mettere da parte la propria dignità. Anche Imogene, come altre prima di lei, è una figura molto forte, dignitosa, e coraggiosa. A dispetto del titolo dell'opera, è lei la protagonista assoluta. Si ribella al volere di suo padre - mosso dalla matrigna ambiziosa - per sposare l'uomo che ama, e anche quando quest'ultimo non le crede e la vorrebbe morta, prova un autentico coraggio davanti alla morte stessa. Non so se riesco a spiegarmi bene, ma io sono sempre più incantata dalle donne shakespeariane, che nel bene o nel male (penso a figure femminili più crudeli o ambiziose) restano profondamente impresse. Interessante, anche in questo caso, è l'uso di un nome simbolico che fa riferimento all'innocenza.
E ora veniamo agli elementi comuni con altre opere del Bardo:
- L'esempio più evidente è sicuramente il Re Lear: Cimbelino può essere visto come una sorta di trascrizione delle tematica di Lear in chiave di favola. Anche qui abbiamo un re che si scontra con l'amata figlia e non riesce a scorgere l'ipocrisia e la malvagità altrui (le due figlie di Lear, o in questo caso la seconda moglie). Non manca il tema della gelosia morbosa, ritrovandoci davanti a un re furibondo che non accetta le nozze di Imogene con Postumo.
- E che dire del bracciale usato per ingannare lo sposo sulla fedeltà di sua moglie? Non vi ricorda un po' il fazzoletto di Desdemona in Otello? Iachimo, infatti, è una sorta di Iago trasposto sul piano della favola, che però troverà poi redenzione e perdono.
- Non mancano i travestimenti - che possiamo ritrovare in moltissime opere, dalle commedie alle tragedie - ma anche una pozione che dona una morte apparente, come accade in Romeo e Giulietta.
- C'è anche qui, poi, l'opposizione tra vita di corte e vita di campagna: da una parte l'ipocrisia, la corruzione, l'adulterazione, e l'apparenza; dall'altra la natura autentica, la schiettezza, la realtà, che possiamo ritrovare sia in Re Lear sia in Come vi piace.
- Insomma, in Cimbelino Shakespeare fonde insieme tutte le fonti narrative usate nelle opere precedenti: dall'avventura romantica alla base di Molto rumore per nulla, Come vi piace e La dodicesima notte; alla novellistica di origine italiana che sta dietro ai drammi dialettici Tutto è bene quel che finisce bene (riferimento a Boccaccio), Misura per Misura e Otello (dai racconti di Giraldi Cinthio). E non manca ovviamente la storia leggendaria, come Re Lear o Macbeth.
Cimbelino fa parte dei romances, opere che mescolano insieme sia elementi comici sia tragici. Non manca la violenza (c'è anche una decapitazione!). Il tema principale è sicuramente questo costante contrasto tra apparenza e realtà. Tra travestimenti, nomi diversi, inganni, menzogne, diventa difficile per ogni personaggio cercare di comprendere la verità. Tutti vengono in qualche modo ingannati, o immaginano cose non reali. A volte forse è un tantino esagerato, ma alla fine i nodi vengono sciolti e l'ordine ancora una volta ristabilito.
Il mio viaggio continua questo mese con un altro dramma romanzesco: Il racconto d'inverno!
Pisanio:
La calunnia è molto più tagliente della spada
e ha una lingua più velenosa di tutti i serpenti del Nilo;
il suo alito maligno con l'aiuto dei venti messaggeri
propaga la menzogna in ogni angolo del mondo.
- Atto III - scena IV
Ho letto l'opera nella traduzione di Giancarlo Nanni, integrata da Giorgio Melchiori, contenuta nei Drammi Romanzeschi dei Meridiani Mondadori.
Alcune informazioni per le mie riflessioni le ho prese dal saggio: “Shakespeare. Genesi e struttura delle opere”, di Giorgio Melchiori.
♥♥♥.5