Coriolano, di William Shakespeare - #aTeatroconShakespeare

27 set 2022

Libri

Lettura di Agosto del mio progetto #aTeatroconShakespeare

Ultimamente non ho così tanta voglia di condividere riflessioni sulle mie letture. Ho come perso quella scintilla che mi permetteva di accedere al mio sito o ai social con l'entusiasmo di un tempo. E questo mese ho anche letto piuttosto poco, ma va bene così. Odio sforzarmi nelle cose. Tuttavia non voglio lasciare da parte il mio percorso nella scoperta del teatro di William Shakespeare, quindi, eccomi di nuovo qui a parlare dell'opera che ho letto ad agosto: Coriolano. 
È uno di quei drammi di cui non conoscevo nulla, quindi per me è stata una prima lettura. Come spesso accade, sono rimasta molto colpita soprattutto dai personaggi femminili, in modo particolare da Volumnia, madre del protagonista, che ha una vera e propria influenza nei confronti del figlio.

Fonti

  • Vita di Coriolano di Plutarco, nella traduzione inglese di Sir Thomas North 


Pensieri sull'Opera


Fa come desideri. 
Il tuo coraggio era il mio, lo succhiasti con il mio latte,
ma la superbia è soltanto tua.

- Volumnia ATTO III, scena II -


© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice -
Quadro di Nicolas Poussin  


Con questo dramma classico torniamo ancora una volta nell'Antica Roma, durante le lotte tra Patrizi e Plebei. 
L'opera inizia subito introducendo il protagonista, Caio Marzio, attraverso le parole di rabbia e d'odio del popolo affamato. Sin dal suo arrivo in scena riusciamo a scorgere un tratto molto forte della sua personalità: la Superbia, il peccato più grave, quello associato a Lucifero, che va a scontrarsi invece con la sua gloria e il suo onore sul campo di battaglia. Infatti, mentre a Roma si scontrano nobili e poveri, ecco che arriva una notizia: i Volsci, guidati da Aufidio, sono in armi. Caio Marzio dimostra subito il suo valore, si distingue in campo militare, grazie anche al suo coraggio e al suo eroismo, e riesce a conquistare la città di Corìoli, acquisendo così il nome di Coriolano. 
Con il ritorno a Roma, però, inizia la sua caduta, provocata non solo dal suo spirito di condottiero, mosso dall'ira e dall'orgoglio, ma anche dal ruolo molto forte che avrà sua madre, Volumnia. E lei, infatti, a manovrare perfettamente suo figlio, sin dall'infanzia. Coriolano non ha un padre, o perlomeno non ci viene mai mostrato, bensì una madre che, come Lady Macbeth, sembra voler rinunciare all'associazione mentale 'donna' uguale 'pace'. Entrambe le donne, infatti, cercano di svolgere un ruolo più virile, violento, predicando anche valori guerreschi, pensando prima all'onore o all'ambizione, anziché all'amore (a differenza, della moglie Virgilia, che invece è spaventata dal sangue e preoccupata per la possibile morte del marito). Volumnia ha cresciuto suo figlio quasi a volerne fare un'incarnazione dei suoi ideali mascolini, ma anche del potere che lei, essendo donna, non può ottenere e che riversa in questo modo in lui.
Solo a lei, Coriolano sembra piegarsi. In più di un'occasione. Ma per lui sarà la rovina. 

Una volta tornato a Roma da trionfatore, infatti, sua madre lo spinge a diventare Console, una scelta molto lontana dal suo spirito. Eppure cede, ma per poter ottenere un simile ruolo dovrà rispettare anche dei rituali che lui ritiene assurdi: dovrà, infatti, essere accettato proprio da quella plebe per cui prova disgusto. Non solo, dovrà mostrare loro le sue ferite di guerra, e chiedere quasi con pietà il loro voto. Ma la superbia dell'uomo prende il sopravvento e, anche quando sua madre lo obbliga a tornare presso il popolo, lui non riesce a resistere, dimostrando i suoi reali pensieri, tutto il suo disprezzo, e preferendo l'esilio.

Una volta lontano da Roma, raggiunge i Volsci ai quali si unisce per conquistare la città dalla quale è stato miseramente allontanato. Amici, come Menenio Agrippa, provano a placare la sua ira, ma solo una donna - ossia, sua madre - riesce ancora una volta a piegarlo, imponendogli di non attaccare Roma e di trovare la pace con i Volsci. Ma questo rappresenterà la sua fine.

Quello che emerge è sicuramente la personalità combattuta di Coriolano: un uomo di valore, eroico e coraggioso in campo, diretto nel parlare, che preferisce l'azione alle parole, e a tratti sembra quasi dimostrare una sorta di umiltà nel non voler ricevere troppi complimenti, né abbassarsi a conquistare voti mostrando a tutti le sue ferite, ma dall'altro lato è anche colto da un accesso di rabbia e di pura altezzosità che lo spingono nel baratro. Un carattere che ha contribuito a formare sua madre, uno dei personaggi che maggiormente spicca accanto a lui.


Shakespeare parla, attraverso questo suo personaggio ripreso dalle Vite di Plutarco, di Vizio e Virtù, di Nobiltà e Onore. Cosa accade quando la superbia va a colpire la virtù dell'onore? Si crea un vero e proprio conflitto interiore nel protagonista, contrasti emotivi che si mostrano anche nei due conflitti esterni, metafore del suo turbamento: quello tra plebei e patrizi, e tra Romani e Volsci. 

Giorgio Melchiori nel suo volume “Shakespeare. Genesi e struttura delle opere”, la definisce una tragedia romana del rifiuto della politica. Effettivamente, Coriolano a differenza di tutti gli altri personaggi che gli gravitano attorno, è escluso dalla politica. 
Volumnia ha un atteggiamento politico quando lo convince a risparmiare Roma e a ripresentarsi dinnanzi alla plebe.
Aufidio, il guerriero volsco, vuole eliminare il suo rivale Coriolano con ogni mezzo possibile, anche andando contro l'etica cavalleresca, complottando a freddo la sua uccisione.
Tra gli altri personaggi, si possono menzionare anche i due tribuni della plebe, Sicinio e Bruto, che complottano costantemente tra loro per spezzare la vita e l'immagine di Coriolano, mossi da un reciproco odio. Shakespeare li presenta spesso, così come ha fatto anche con Iago, da soli sul palcoscenico, alla chiusura delle scene, come se volessero commentarle e rivelare pian piano i loro piani al pubblico.

I suoi personaggi risultano ancora una volta ambigui, ma come sempre Shakespeare non offre una soluzione, non dà un giudizio. Anzi, analizzando anche la psicologia interiore di Coriolano, e non presentandolo solo come uomo pubblico, il bardo riesce a trasformare, ancora una volta, un evento politico del passato in una storia dell'umanità, e in un modello nel quale lo spettatore potrebbe riconoscersi. 

Dal mio punto di vista, non sono riuscita a farmi un vero e proprio giudizio del protagonista: da un lato, infatti, mi sono ritrovata a concordare con lui per certi aspetti, dall'altro risulta molto irritante a causa della sua superbia e dei suoi scatti d'ira. Ma, è interessante sicuramente analizzarlo in maniera più profonda in rapporto non tanto agli eventi e agli scontri, ma proprio nel legame con Volumnia. Nonostante sia ormai un uomo maturo, infatti, Coriolano sembra sempre quel bambino pronto a compiacere sua madre, a combattere per tornare a casa vittorioso, a non deludere quella donna che lo ha plasmato e manipolato, e continua a farlo in ogni occasione. Una madre che appare quasi incestuosa nei suoi pensieri, una madre violenta e calcolatrice, che cerca di trasmettere nel figlio se stessa, per vivere una vita che lei non può affrontare, in quanto donna (all'epoca). Una madre che, però, diventerà la vera antagonista proprio per quel figlio amato. La causa della sua caduta, della sua morte.


Il sangue si addice a un uomo più che la doratura al suo monumento.
Il seno di Ecuba, quando allattava Ettore, non era più bello della fronte di Ettore, 
quando schizzava sangue sprezzante sulle spade greche.

- Volumnia,  ATTO I, scena III


Come sempre, ho trovato interessante anche quest'opera. Cercare di scriverne a distanza di giorni dalla lettura, non è stato facile, ma mi ha aiutata anche a riflettere un po' di più su ciò che possiamo trovare andando oltre la mera trama. 

Leggevo che alcuni hanno associato Coriolano a diversi dittatori della storia, e che Hitler stesso si identificata in lui, per il suo disprezzo per le masse e l'amore per il comando. Infatti fu rappresentata molto negli anni '20 e '30 del Novecento in Germania. 

Comunque, per concludere, un pensiero più personale: mi ritrovo sempre più spesso a non comprendere come certi politici possano amare profondamente certi autori (come Shakespeare, o Tolkien...), e poi avere certe idee che disprezzano il diverso, l'amore, ecc. Forse semplicemente non hanno capito nulla dei loro scritti, non sanno andare oltre, o ancor peggio plasmano quanto scritto a seconda del loro pensiero. Ed è sbagliato. Assolutamente errato. E, infatti, non sopporto quando si associano alcuni dei miei autori preferiti a certi dittatori o politici orientati alla violenza. 


Concludo così questo mio articolo, nella speranza che non sia confuso.
Prossima tappa, Timone d'Atene, ma ve ne parlerò più avanti.


Ho letto l'opera nella traduzione di Paolo Chiarini, contenuta nei Drammi Classici dei Meridiani Mondadori.
Alcune informazioni per le mie riflessioni le ho prese dai seguenti volumi:

  • “Shakespeare. Genesi e struttura delle opere”, di Giorgio Melchiori
  • “Amarsi con Shakespeare”, di Maurice Charney
  • Una lezione on-line di Cesare Catà.




Voto: ♥♥♥.5


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